La Relazione del gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea, composta da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi, ha messo a punto le proposte per “riavviare lo sviluppo economico, renderlo più equo e sostenibile” in modo da far aumentare il Pil reale e “migliorare la qualità della vita”. Il documento si è mosso seguendo due obiettivi di fondo: il primo, avanzare proposte con effetti sulla crescita economica, quindi attenzione verso le Pmi, gli scambi internazionali, la ricerca, aprire alla concorrenza; il secondo avanzare proposte con effetti sulla dimensione sociale ovvero lavoro e condizioni sociali delle famiglie, attenzione al capitale umano, ambiente.
Gli spunti suggeriti dal gruppo di lavoro “poggiano su una base di analisi condotte da istituzioni nazionali e internazionali, sono orientati a stimolare la ripresa economica, considerano le ineludibili necessità delle fasce più deboli della società e (con ulteriori approfondimenti di carattere tecnico) possono essere valutati nei loro effetti quantitativi sull’economia”. Gli obiettivi di fondo del documento, spiegano i saggi, sono “misure di politica economico-sociale limitate alle urgenze”, tra questa la principale è “quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà. Oggi in Italia hanno un lavoro, anche solo precario, 56 persone su 100 tra i 15 e i 64 anni. In Francia sono 64, in Germania 73. Su 100 giovani fra i 15 e i 24 anni, in Italia lavorano in 17, in Francia 28, in Germania 47. È a rischio di povertà ed esclusione sociale il 28,4 per cento dei residenti nel nostro Paese”.
Il sistema dunque deve generare opportunità di lavoro “lo sviluppo economico equo e sostenibile è la via maestra per ottenere questo risultato” ma “non è facile, nessuno deve illudersi. Lo sviluppo lo fanno gli imprenditori e i lavoratori, non i governi. Ma i governi possono agire sui presupposti dello sviluppo. Infine gli obiettivi immediati “In questa fase, spiegnao, qualunque politica economico-sociale per l’Italia deve rispondere a tre obiettivi immediati imprescindibili: il mantenimento della coesione sociale, la tutela dei risparmiatori, il rispetto della Costituzione italiana e delle regole dell’Unione europea.
Per quanto riguarda il settore sanitario due sono le voci che i saggi hanno inteso sottolineare nel loro lavoro: stili di vita e concorrenza nel settore farmaceutico.
Stili di vita
“La speranza di vita – si legge nel documento – è cresciuta molto, portando il nostro Paese a divenire uno dei più longevi al mondo. D’altra parte, una quota crescente della popolazione anziana, soprattutto donne, vive numerosi anni in cattiva salute. Parallelamente, sta aumentando l’incidenza di comportamenti (obesità, sedentarietà, abuso di alcool, fumo, ecc.) che mettono a rischio la salute delle presenti generazioni (soprattutto quelle giovanili - oltre il 35 per cento dei bambini è sovrappeso) e generano elevati costi sul sistema sanitario nazionale (il Ministero della Salute stima in 28.000 i decessi prematuri all'anno imputabili esclusivamente all'inattività fisica).
L’istruzione gioca un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di mortalità: nella popolazione fra i 25 e i 64 anni le donne con livello di istruzione più basso hanno un rischio di mortalità circa doppio rispetto alle donne della stessa età con titolo di studio più elevato, mentre tra gli uomini meno istruiti il rischio è dell’80 per cento più elevato rispetto ai più istruiti. Di conseguenza, dedicare risorse all’insegnamento di stili di vita salutari è un investimento sul futuro, oltre che uno strumento per migliorare la qualità della vita odierna.
Per questo si propone di avviare iniziative di prevenzione quali, ad esempio:
- Il potenziamento delle iniziative finalizzate ad insegnare stili di vita salutari nelle scuole e nelle università, promuovendo, sul modello americano, l’eliminazione dai distributori automatici collocati nelle scuole di cibo e bevande ad alto contenuto calorico;
- l’introduzione di un sistema di certificazione per iniziative realizzate all’interno delle aziende volte alla salute dei dipendenti, da realizzare secondo le linee guida disponibili a livello internazionale;
- la sensibilizzazione dei medici di base al fine di prescrivere esercizio fisico ai pazienti, con eventuale deduzione fiscale delle spese per l'esercizio svolto su prescrizione medica o per l’acquisto di strumenti per l’esercizio fisico”.
Aprire alla concorrenza
“Nel settore farmaceutico – spiegano i saggi – si riscontrano ancora rilevanti ostacoli all’ingresso dei farmaci generici, mentre nei principali paesi europei il mercato dei farmaci generici rappresenta circa il 60% delle unità vendute. Questa situazione determina un aggravio della spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale e di quella sopportata dai consumatori per quei farmaci che non sono soggetti a rimborso. Per risolvere tale situazione, nell’immediato proponiamo di evitare di vincolare le procedure di concessione delle autorizzazioni per l’immissione in commercio di farmaci generici alla risoluzione di eventuali dispute inerenti presunte violazioni della proprietà industriale e procedere ad una campagna di sensibilizzazione dei pazienti consumatori in merito all’equivalenza di efficacia e sicurezza dei farmaci generici rispetto agli altri”.