“Con questa attività ricognitiva si intende informare correttamente i cittadini su quali siano i professionisti a cui la legge affida la cura della loro salute e, nel contempo, dare garanzie ai professionisti della salute nella certezza che non vi possa essere sovrapposizione di competenze con altri operatori che non abbiano conseguito l’accreditamento formativo e professionale richiesto alle professioni sanitarie dall’attuale normativa, nazionale e dell’Unione Europea”. Con queste parole il ministro della Salute,
Renato Balduzzi, ha annunciato una preliminare ricognizione delle funzioni di diagnosi, cura, assistenza, riabilitazione e prevenzione riservate alle professioni sanitarie, affidandola alla competenza del Consiglio Superiore di Sanità.
Le attività di diagnosi, cura, assistenza, riabilitazione e prevenzioni in campo sanitario sono, infatti, attività di competenza e riservate alle professioni sanitarie. Lo ha ribadito un provvedimento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, seguito all’approvazione della legge 4 del 14 gennaio 2013 con la quale si dettano norme per il riconoscimento delle professioni non organizzate, dalle quali restano fuori le attività riservate per legge alle professioni sanitarie. La complessità dell’ambito di intervento delle 28 professioni laureate vigilate dal Ministero della Salute, interessate da una continua evoluzione scientifica, tecnologica, formativa ed ordinamentale, rende però necessario un approfondimento tecnico e giuridico.