Le scorse settimane, man mano che venivano presentati, abbiamo illustrato le proposte sulla sanità contenute nei programmi dei partiti che si stanno preparando in vista delle elezioni politiche del prossimo 24 e 25 febbraio. Abbiamo infatti già pubblicato
un’intervista al segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, che anticipava, qualora dovesse vincere le elezioni e diventare dunque premier, la linea del Pd sulla sanità. Abbiamo dato risalto
alla proposta dell’Udc, a quella del
Movimento 5 stelle guidato da Beppe Grillo e infine
all’agenda del premier uscente Mario Monti.
Questa volta presentiamo il programma sulla sanità del movimento Fermare il Declino (FiD) guidato dal giornalista economico e candidato premier Oscar Giannino. 15 punti molto dettagliati, completi di cifre e dati, il cui obiettivo è “spendere meno, migliorando gli esiti clinici ed aumentando la capacità di generare innovazione”, ma anche per “fermare il declino della sanità italiana”.
Il documento è decisamente ambizioso, come riconoscono gli stessi estensori. “Ma perché – si chiedono – dovremmo evitare di darci delle ambizioni?”. È un programma che per essere realizzato necessita di “una capillare informatizzazione” del sistema sanitario, che non necessariamente deve essere privatizzato, “basta far funzionare quello attuale” e il modo per farlo è “meno Stato”. E questo, più che un paradosso, spiegano, “è il trucco”.
Da giornalista economico, Oscar Giannino ha ben presente “lo scenario di riferimento” e dunque come funziona il Ssn che viene definito “un importante esempio di civiltà e progresso sociale. Esso garantisce la salute ed assiste i cittadini che vertono in condizioni di fragilità, ma è anche un importante fattore economico per il Paese, poiché genera occupazione, lavoro, innovazione, produzione ed utilizzo di prodotti industriali e servizi”.
Quindi un Ssn non solo fattore di spesa in quanto “finanziato per la maggior parte dallo stato attraverso la tassazione, e conta (dati 2011) per 7,1% del Pil, pari a circa 110 miliardi di di euro (in diminuzione rispetto al 2010 di circa 0,2 %)”, ma anche volano di sviluppo con “evidenti aree di miglioramento conseguibili tramite una maggior attenzione ai risultati di salute e tramite razionalizzazioni mirate, piuttosto che tagli indiscriminati. Le risorse liberate potranno essere utilizzate per ridurre la spesa pubblica o meglio, reinvestite in ricerca”.
Com’è possibile migliorare l’efficacia e la sostenibilità del sistema sanitario? La ricetta di FiD prevede che vengano introdotte “logiche di tutela del paziente ed efficienza, tramite lo stimolo della concorrenza sulla base dei risultati ottenuti in termini di salute/costi (valore delle cure). Questo approccio, che dovrebbe rappresentare la bussola per l’allocazione delle risorse pubbliche e private, è valido indipendentemente da come viene finanziato il sistema (statale o misto o con componente assicurativa) e dalla sua gestione (accentrata/decentrata). È un approccio che si ispira ai principi enunciati nei 10 punti di FiD, e ravvisa nella Sanità e Assistenza non solo un dovere costituzionale che genera un costo, ma anche una straordinaria opportunità di crescita civile, scientifica ed economica”.
La presentazione delle 15 proposte per la sanità del movimento di Oscar Giannino si conclude con una serie di domande e di risposte. La prima di queste si chiede “
È possibile fare tutto questo? Sì lo è. Anzi sarebbe impossibile (e scellerato) non farlo”.
In sintesi le proposte di FiD per “arrestare il declino della Sanità italiana”.
Al primo punto c’è la necessità di stimolare “un ciclo virtuoso di competizione” che abbia al centro l’ottenimento dei migliori risultati per il paziente.
La misurazione degli esiti e i costi degli interventi sanitari è un altro dei punti della proposta che vede negli indicatori di
outcome clinico lo strumento per stimare il valore degli interventi ed avere elementi per orientare in forma mirata il processo decisionale.
I centri clinici che ottengono le migliori
performance in termini di costi e prestazioni fungeranno a loro volta da
benchmarking per gli altri rendendo pubblici i risultati di esito e di costo, in modo da assicurare la trasparenza del sistema e la informazione dell’utente.
Il concetto di valore deve essere un parametro di confronto anche tra aree e Regioni diverse visto che uno dei problemi è la grande differenza tra le Regioni nel livello di efficienza. FiD propone di adattare le buone pratiche delle Regioni più virtuose a tutte le altre per ottenere una riduzione della spesa sanitaria regionale.
Benchmarking anche sugli acquisti in modo da standardizzare, razionalizzare e ridurre la spesa corrente “ipotizzando – si legge nella proposta di FiD – una riduzione percentuale del 20% (lo standard in progetti aziendali di accentramento degli acquisti a livello di Gruppo) applicata sulla base di costo diversa da stipendi e mantenimento degli edifici. Il risparmio è conseguibile attraverso l’acquisizione di lotti di maggiori dimensioni per la standardizzazione della domanda e una leva maggiore delle economie di scala. L’altro elemento di risparmio sarebbe costituito, è ovvio, dall’eliminazione di clientele su base territoriale, che oggi fanno sì che lo stesso catetere costi in una regione tre volte di più che non in un’altra”.
Ridurre l’influenza della politica nella sanità. La politica secondo FiD “deve di indicare gli indirizzi strategici e definire le risorse, ma non gestire le Aziende Ospedaliere e sanitarie, scegliere i primari ed il management aziendale. I direttori delle Aziende Ospedaliere vanno scelti sulla base del loro curriculum confermati/cambiati in base alla loro capacità di creare valore per il paziente, l’Azienda ed il sistema”. E aggiunge che “al paziente interessa che l’Ospedale funzioni bene, non che partito politico governa l’Ospedale”.
Il criterio del merito deve entrare nel Ssn. “Utilizzando il valore come parametro di valutazione promozione e retribuzione del merito di medici ed infermieri. Il merito va individuato, proposto come esempio e premiato a livello economico e di carriera”. Basta con “l’appiattimento delle carriere” sì alla “progressiva assunzione di maggiori responsabilità da parte dei migliori professionisti medici e del comparto”.
Valorizzare la rete dei Mmg “Vero fulcro della prevenzione e della gestione domiciliare della salute”, il Mmg “potrebbe assumere un ruolo importante anche nella misurazione e rilevazione degli
outcomes dei pazienti contribuendo in modo essenziale alla
governance del sistema”.
Razionalizzare l’offerta sanitaria “tramite modelli a rete regionali e inter-regionali che evitino le duplicazioni ed aumentino la sicurezza nella gestione di alcune patologie critiche”. “Questo approccio dovrebbe essere esteso anche a distretti, ospedali, e ASL”, strutture per le quali c’è necessità di una redistribuzione equa sul territorio”.
L’autonomia regionale in materia sanitaria dovrebbe essere concessa in modo progressivo sulla base dei risultati gestionali. Perché se “vi sono vantaggi nel federalismo sanitario e l’autonomia delle Regioni va tutelata, tuttavia la capacità di indirizzo e controllo del Ministero va ampliata, in modo da aumentare la governabilità del sistema”.
Informatizzazione della sanità per ridurre il gap con i paesi più avanzati, per la raccolta dei dati di esito clinico e dei costi”, ma anche per una maggior sicurezza clinica evitando “la duplicazione degli esami”. La cartella clinica
on line “riduce significativamente i tempi di presa in carico di un paziente ad es. al pronto soccorso e minimizza i rischi di errore per incompleta informazione”.
Spingere sulla prevenzione e sulle campagne per migliorare gli stili di vita. Questo è un approccio “sempre invocato, mai realmente perseguito”. Per evitare ciò l’applicazione regionale di specifiche campagne “dovrebbe essere attentamente monitorata”.
Valorizzare il rapporto con le Università ed i centri di ricerca biomedica. “Dietro ogni atto medico – spiega il programma di FiD – vi è una valore formativo e di ricerca. Una enorme massa di dati osservazionali vengono generati ogni giorno negli ospedali ed ambulatori pubblici italiani, ma il nostro sistema, per una serie di veti e gelosie ed arretratezza tecnologica rinuncia ad incassarne il valore aggiunto in termini di generazione e trasmissione di conoscenza. Vi sono grandi ospedali che non hanno alcuna valenza sul lato formativo e di ricerca. Questo è un enorme spreco, con una impatto negativo sia economico che sulla sicurezza e sostenibilità delle cure”.