E’ ormai ufficiale: Annalisa Silvestro, presidente della Federazione dei Collegi Ipasvi (infermieri), sarà tra le candidate del Pd al Senato alle prossime elezioni. Una candidatura non casuale, spiega Silvestro, ricordando che per il Pd sarà candidato anche Amedeo Bianco, presidente della Federazione dell’Ordine dei Medici. Due chiamate che, secondo Silvestro, dimostrano l’attenzione del Partito Democratico nei confronti della sanità e la volontà di fare squadra con chi vi opera con l'obiettivo di salvare il Ssn.
Presidente Silvestro, inizia per lei una nuova avventura da candidata parlamentare. Nelle sue prime dichiarazioni, rilasciate attraverso il sito dell’Ipasvi, sottolineava che è la prima volta che un infermiere entra in Parlamento...
In realtà c’è già stato un infermiere in parlamento, ma è la prima volta che viene chiamata a candidarsi una infermiera proprio in qualità di rappresentante della categoria. Lo stesso è avvenuto con la proposta di candidatura avanzata dal Pd ad Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici.
Questo significa che il Pd guarda con particolare attenzione alla sanità?
Esattamente. Per questo ha cercato di avere tra le sue fila i rappresentanti delle categorie professionali che hanno il ruolo più rilevante per il buon andamento del sistema sanitario, cioè medici e infermieri. Il Pd alla sanità ci pensa e in maniera molto puntuale, e le sintetiche indicazioni che ho fornito ieri nelle dichiarazioni diffuse attraverso il sito dell’Ipasvi rappresentano le priorità su cui il Partito intende focalizzare il suo impegno in materia sanitaria, cioè il mantenimento di un Servizio sanitario pubblico, equo, solidale, universale e proiettato verso l'innovazione e la valorizzazione, anche attraverso il giusto riconoscimento occupazionale e professionale, di coloro che vi operano.
C’è una condivisione profonda tra l’orientamento del Partito Democratico e l’orientamento dell’Ipasvi. Gli infermieri, come abbiamo avuto modo di dichiarare sulla pagina del Corriere della Sera acquistata in occasione della manifestazione indetta dai sindacati medici il 27 ottobre 2012, condividono pienamente i valori fondanti del sistema salute italiano e sostengono con forza il mantenimento di un Ssn pubblico, universale e solidaristico. A questo aggiungiamo l’impegno per lo sviluppo dell’assistenza infermieristica sul territorio, per il sostegno alle persone più deboli e fragili come gli anziani. È un’area su cui pensiamo di poter rappresentare un forte valore aggiunto. Certamente non da soli, ma insieme ai medici e agli altri professionisti sanitari.
Lascerà il suo incarico di presidente dell’Ipasvi?
Non c’è incompatibilità tra le due cariche. Una volta eletta, valuterò le eventuali dimissioni. In questo momento, però, il mio impegno è rivolto a raggiungere il risultato elettorale. Un impegno che porto avanti insieme a tutto il gruppo professionale e i vertici Ipasvi, da cui ho ricevuto un forte sostegno e dichiarazioni di soddisfazione.
Che bilancio fa della politica sanitaria del Governo Monti?
Un bilancio con poche luci e molte ombre. Sicuramente il momento era particolarmente critico dal punto di vista economico e per l’impatto sociale che ne derivava. Le difficoltà del Governo Tecnico, dunque, sono state in parte comprensibili, ma non tutte le scelte sono state condivisibili. Tagli e blocchi del turn over hanno inciso gravemente sul sistema sanitario e hanno avuto conseguenze pesanti sugli infermieri, categoria formata prevalente da donne e per la quale, quindi, occorre tenere conto delle necessità di sostituzione derivanti dai congedi per maternità, dalle aspettative per malattia dei figli e assistenza ai familiari non autosufficienti. Per non parlare dell’impatto negativo che questi interventi hanno avuto sui servizi prestati ai pazienti.
Il fatto è che il Governo Monti ha scelto di muoversi esclusivamente sul terreno dei tagli, senza procedere contestualmente a una revisione del sistema e a un cambiamento dei paradigmi organizzativi-assistenziali. Così facendo non si risolvono veramente i problemi della sanità, ma anzi, se ne peggiorano le condizioni.
L’organizzazione degli ospedali va cambiata, così come l’organizzazione dei settings assistenziali sul territorio.
Sicuramente bisogna intervenire anche sui conti e rivedere con forza le sacche di inefficienza, ma la parola chiave se davvero si vuole salvare il Ssn è “cambiamento”. Bisogna avere il coraggio di rivedere il sistema organizzativo che, nonostante i grandi sviluppi scientifici, è rimasto statico e non è più in grado di corrispondere in maniera appropriata, esigente e razionale alle esigenze dei cittadini e del Paese.
Gli infermieri si sono resi disponibili a mettersi in gioco per raggiungere questo obiettivo, con i nostri progetti e le nostre idee, perché riteniamo che un’assistenza infermieristica impostata in maniera innovativa e che riconosca le competenze evolute acquisite nel corso degli anni potrà dare un valore aggiunto al sistema. Ribadisco, non da soli, bensì insieme ai medici e alle altre professioni sanitarie, ma bisogna iniziare a cambiare e ad innovare, altrimenti per il Ssn non c’è futuro.
Gli infermieri sono stati anche protagonisti del tavolo tecnico ministero-regioni per ridefinirne le competenze. Documento però non condiviso dall’Ipasvi. Che succederà adesso?
Nonostante i miglioramenti apportati, il documento di revisione proposto dal tavolo ministero-regioni manteneva per noi elementi di rilevanti criticità. Non riuscendo a trovare una soluzione, si è preferito interrompere il lavoro e procedere con la revisione dei profili di altre professioni sanitarie.
Speriamo di riprendere presto il confronto, probabilmente subito dopo la campagna elettorale, e di raggiungere una soluzione. Noi ci contiamo.
Insomma, il 2012 è stato un anno difficile…
Sì, ed è anche sulla base di queste vicende e delle riflessioni derivanti che io e i vertici Ipasvi, con cui ho ragionato, abbiamo deciso di accettare la richiesta avanzata dal Pd per la mia candidatura. Il Comitato centrale ha infatti ritenuto che l’accettazione della richiesta del Pd possa essere anche un modo per avanzare proposte che tengano conto di tutte le problematiche finora elencate e introdurre elementi importanti nel dibattito sulla sanità e la professione.
Ha qualche timore sul futuro della sanità nel 2013?
Certamente. Il più grande è che, nonostante le volontà dichiarate, non si abbia veramente il coraggio di mettere mano al cambiamento. Anche perché questo produrrebbe inevitabilmente una ridefinizione di poteri e perimetri professionali, e sappiamo bene quanto siano forti le resistenze.
Il protrarsi delle difficoltà economiche del Paese potrebbero sicuramente rappresentare un ulteriore ostacolo, ma ribadisco: tagliare e basta non serve a niente. Senza un cambiamento di sistema, il Ssn non ha futuro né possibilità di diventare sostenibile.
Lucia Conti