Ripensamento del Titolo V della Costituzione per restituire autorevolezza e autonomia al ministero della Salute. Inserimento della pediatria a pieno titolo nei nuovi Lea quale priorità del Servizio sanitario nazionale per costruire un tessuto sociale diverso, più sano, meno esposto alla cronicità. Conferma, nel confronto istituzionale, della presenza del sindacato come soggetto autorevole e propositivo nelle politiche della salute e nella tutela dei diritti della categoria medica.
È quanto chiede Giuseppe Mele, presidente della Federazione nazionale medici pediatri (Fimp) alle prossime politiche di Governo. Il 2012, per Mele è stato un anno con luci e ombre. Le risposte alla crisi date dall’Esecutivo tecnico hanno tartassato l’assistenza sanitaria mettendola a dura prova. Mentre il decreto Balduzzi ha avuto il pregio di assegnare alle cure primarie un ruolo certo come punto di riferimento prioritario sotto il profilo organizzativo.
Dottor Mele, il 2012 ha sicuramente portato molti cambiamenti per le cure primarie che vi vedono in prima linea. Tirando le somme qual è il suo bilancio sulle politiche sanitarie attuate dal Governo Monti?
È stato sicuramente un anno particolarmente difficile per la sanità. Un anno complesso e contrastato nel quale l’assistenza sanitaria è stata tra le più tartassate dalla crisi economica e dalle risposte messe in atto dal governo Monti e dalle Regioni sottoposte a piani di rientro. In questo contesto abbiamo dovuto rivedere le nostre posizioni e ridisegnare una riorganizzazione dell’assistenza primaria, tenendo però ben presente che il Paese ha bisogno di una pediatria sempre più forte. Ce lo chiedono le famiglie, sempre meno disponibili a rinunciare alle competenze della pediatria e la mancata realizzazione della continuità dell’assistenza nei percorsi di dimissione ospedale-territorio. E ancora, i peculiari bisogni della popolazione immigrata, e anche una disomogeneità tra Asl nell’organizzazione della Pediatria di Libera Scelta sulla quale stiamo lavorando per offrire nuovi modelli organizzativi e risposte concrete, pur nel rispetto delle proprie autonomie.
Il decreto Balduzzi vi ha offerto una sponda importante su questo fronte
Da tempo si proclama la necessità di una seria rivalutazione del territorio quale secondo pilastro dell’assistenza ai cittadini. Ma di fatto tutto questo non è mai stato realizzato, in quanto non si è mai investito con determinazione sulla continuità assistenziale. Il decreto Balduzzi ha avuto il pregio di mettere ordine riguardo a una serie di progetti, assegnando alle cure primarie un ruolo certo come punto di riferimento prioritario sotto il profilo organizzativo. Un passaggio essenziale che offre una differente impostazione rispetto al passato.
Cosa chiedete all’Esecutivo che verrà?
Di restituire centralità alla sanità. Mi spiego meglio. La modifica del Titolo V della Costituzione non ha prodotto gli effetti sperati che inizialmente erano attesi, in quanto non ha creato equità territoriale e non ha sviluppato nuovi servizi di qualità. A partire da questa considerazione, credo sia arrivato il momento di riportare a livello centrale le funzioni della sanità: ne guadagnerebbe l’architettura di sistema, la compatibilità finanziaria e si arriverebbe a un’omogeneità dei servizi. In sostanza il ministero della Salute deve tornare ad avere una maggiore autorevolezza. Sicuramente I’Economia deve controllare i conti, ma l’autonomia e la decisionalità devono ritornare al Ministero della Salute. Ovviamente dovranno esserci dei “bracci operativi”, penso all’Aifa, all’Agenas, penso all’Iss. Preziosi strumenti al servizio della politica a livello centrale, con un’unica cabina di regia. Questo è per me un nodo fondamentale,
Obiettivi futuri?
Ci batteremo per l’inserimento della pediatria nei nuovi Lea: vogliamo che sia indicata in maniera chiara e inequivocabile come una delle priorità del Servizio sanitario nazionale. I motivi sono semplici. Siamo in presenza di un continuo aumento delle malattie coniche e delle disabilità che riguardano le fasce di popolazione più anziana, ed anche di un costo della sanità sempre meno sostenibile che non accenna a dare segnali di contenimento. In questo contesto si inserisce la pediatria di famiglia la quale ha gli strumenti per offrire un sostanziale contributo al risanamento del sistema, in termini di salute ed economici. Noi puntiamo infatti con forza sulla prevenzione, sui nuovi stili di vita, sui vaccini, sulla lotta all’obesità. In sostanza riteniamo di poter essere interpreti di una “lotta a monte” per costruire un tessuto sociale diverso, più sano, meno esposto alla cronicità contribuendo appunto anche a un risparmio. E per ottenere questo risultato, la pediatria deve appunto trovare un inserimento a pieno titolo nei nuovi Lea. E ancora, punteremo sullo sviluppo di azioni territoriali-regionali per sostenere il valore della pediatria, coinvolgendo livelli sociali, politici e istituzionali per evitare che in un futuro prossimo si presentino progetti di svilimento e decapitazione della pediatria stessa. Infine, intendiamo coinvolgere la Conferenza Stato-Regioni in un dialogo programmatico per chiarire quale deve essere il futuro della pediatria nei futuri modelli di Ssn.
Quali sono invece timori per il futuro?
Che il potere contrattuale del sindacato venga sempre di più “mortificato”. Stiamo assistendo ad un preoccupante allentamento del ruolo sindacale, al punto che la Sisac impone norme senza confrontarsi con la controparte. Questo è inaccettabile: il sindacato non può essere relegato a una posizione meramente consultiva, ma deve essere messo nelle condizioni di poter esplicare funzioni decisionali per il bene della categoria.
Quindi, quali saranno le prossime mosse della Fimp?
Come sindacato stiamo approntando un piano di lavoro per tutto il 2013-2014 che si basa sui punti che ho già precedentemente citato. Un piano che presenteremo al prossimo Governo, in veste di soggetto sindacale autorevole e propositivo sulle politiche della salute, proprio in un momento in cui la salute è spesso “usata” per agire sulle prime pagine dei giornali e sulla pancia dell’opinione pubblica, ma poi all’atto pratico è spesso lasciata nel dimenticatoio della programmazione politica importante. Nei prossimi giorni si riunirà il Consiglio nazionale della Fimp e daremo il via ad una stagione nuova di presenza autorevole per confrontarci con tutti coloro che avranno voce in capitolo e rifiutano di pensare che l’art.32 della Costituzione sia un giocattolo da manomettere a proprio piacimento.