Dopo tanti slittamenti, è finalmente approdato in Aula al Senato il Ddl Stabilità. Alla 15 l'Assemblea dei senatori ha così potuto dare inizio alla discussione generale sul provvedimento, dopo che per tutta la mattina la seduta era stata sospesa, poi riconvocata e poi sospesa di nuovo, in attesa che la commissione Bilancio licenziasse il testo e lo trasmettesse all'Aula.
La commissione si era già presa ieri un giorno di lavoro in più (l'inizio della discussione in Aula era infatti previsto per ieri mattina), ma neanche la seduta nottura era stata sufficiente a concludere l'esame degli emendamenti e a dare il via libera al testo. La commissione si è quindi riunita di nuovo stamani, arrivando, dopo alcune ore, all'approvazione del testo.
Il primo a prendere la parola, in Aula, è stato il relatore Pd al disegno di legge, Giovani Legnini, che ha sottolineato come la legge di stabilità per il 2013 che il Parlamento si appresta a varare “sconta necessariamente l'eredità di una stagione politica e di Governo dal percorso travagliato, segnata prima da una drammatica crisi di credibilità e competitività del nostro sistema economico e finanziario e poi, quindi, da uno straordinario sforzo di risanamento, che è valso all'Italia il recupero del credito e della fiducia internazionale”.
Ma, ha sottolineato Legnini, “è anche la prima legge di stabilità di una fase nuova. La prima in cui si approva un bilancio in equilibrio strutturale, secondo il dettato del novellato articolo 81 della Costituzione; la prima a dare attuazione all'unica riforma costituzionale della legislatura; quella, che in linea con gli impegni assunti in Europa, ha portato al rango di vincolo costituzionale il principio del pareggio o dell'equilibrio di bilancio e dell'equità intergenerazionale nella gestione delle risorse pubbliche. In questo senso la legge di stabilità finanziaria per il 2013 suggella una tappa cruciale nel nostro percorso di risanamento. Sia pure attraverso enormi difficoltà congiunturali e una crisi dei debiti sovrani che ha spinto a livelli talora elevatissimi il nostro spread, il Paese ha comunque imboccato la strada del risanamento con serietà e credibilità riconosciute da tutti gli organismi internazionali”.
È attraverso una correzione netta pari a circa 2,5 miliardi di euro in termini di indebitamento netto che la legge di stabilità si pone l’obiettivo di onorare gli impegni assunti in sede europea e confermare per il 2013 il raggiungimento dell'obiettivo programmatico del pareggio strutturale di bilancio.
Quanto ai contenuti del provvedimento, Legnini ha spiegato che “il testo che sta per uscire dalle Aule parlamentari è molto diverso nel contenuto e nella composizione da quello licenziato dal Governo, non certo sotto i profili dei saldi e finanziario ma della composizione del provvedimento, e non solo per l'effetto dell'innesto di norme già contenute in decreti-legge in via di conversione, ma anche e soprattutto per le modifiche e integrazioni maturate sia nella lettura alla Camera dei deputati che in questo ramo del Parlamento”, e in particolare in commissione Bilancio, a cui era stato affidato il primo esame del testo.
Tuttavia, ha sottolineato il relatore, “nulla si è potuto per far fronte alla richiesta delle Regioni di ridurre i tagli alla spesa sanitaria (che ammontano, voglio ricordarlo, a 26 miliardi di euro nel quinquennio 2010-2015), anche se in favore delle Regioni sono stati disposti taluni correttivi, per esempio in materia di ammortamenti degli investimenti nel settore sanitario e di trattamento tributario delle aliquote IRPEF, non in aumento ma a consolidamento delle misure adottate fino a questo anno”.
Per Legnini, la legge di stabilità in via di approvazione resta comunque “l'ultimo, positivo tassello di un percorso di risanamento e di consolidamento economico e finanziario del Paese”, che però “è ancora lungo e che deve necessariamente proseguire nei prossimi anni”. In particolare, “la questione sociale, sempre più acuta nel nostro Paese, e la necessità di dare impulso a politiche di stimolo dell'economia e dell'occupazione ci impongono di individuare nuovi spazi finanziari senza tuttavia compromettere gli obiettivi di equilibrio del bilancio pubblico e di riduzione del debito”.