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QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Governo e Parlamento

Sciopero medici e infermieri. Scoppia di nuovo la bagarre sui numeri. Ministero: “Ha aderito solo l’1%”. I sindacati replicano: “Da Schillaci le solite fake news”

immagine 21 novembre - Anche quest’anno come già accaduto l’anno passato sullo sciopero si accende la polemica sull’adesione alla protesta. Il Ministero attacca le cifre diffuse dai sindacati che parlavano di punte di adesione all’85%. Schillaci e Gemmato: “Adesione esigua all’1%”. La replica: “Da Ministero fake news. Speriamo che a questa inutile e sterile querelle sui numeri segua un approccio serio”.
Da che mondo è mondo è sempre bagarre sulle adesioni alle proteste. E ora che anche la sanità ha iniziato a scioperare con costanza (è il secondo anno di fila) si ripropone il confronto sui numeri. Era già infatti accaduto l'anno scorso che Ministero e sindacati si confrontassero sui numeri della protesta e il copione si è ripetuto oggi con l'attacco del Ministero della Salute e della maggioranza ai numeri forniti ieri dai sindacati (punte di adesione fino all'85%).

“I numeri pubblicati sul sito del Dipartimento della funzione pubblica indicano un’adesione esigua, poco al di sopra dell’1%, allo sciopero di ieri proclamato da alcuni sindacati. Percentuale lontana da quella dichiarata dalle organizzazioni e che peraltro è in linea con quella dello sciopero indetto lo scorso anno, dalle stesse sigle, che si è fermato a un’adesione del 3%. Medici e infermieri sono consapevoli del lavoro che stiamo portando avanti, nonostante le tante difficoltà, e a loro va il mio ringraziamento per la professionalità e l’abnegazione con cui si dedicano alla cura dei cittadini. Continueremo a fare tutto il possibile per ripagare questo impegno”. È quanto dichiara il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispetto allo sciopero di ieri.

"La percentuale di adesione allo sciopero di ieri da parte di medici e infermieri, pari a poco più dell’1% secondo i dati del Dipartimento della funzione pubblica, testimonia il senso di responsabilità e l’impegno indefesso dei professionisti sanitari che evidentemente riconoscono la determinazione di questo Governo a migliorare le loro condizioni di lavoro e che hanno quindi scelto di continuare ad essere al servizio della salute dei cittadini italiani. Scioperare è giusto ed è un diritto sacrosanto, che serve a noi tutti da stimolo per fare meglio", ha aggiunto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato.
"Probabilmente, però, la stragrande maggioranza dei sanitari che non hanno aderito si saranno chiesti perché questi stessi scioperi non siano stati proclamati nei dieci anni precedenti, quando realmente si è definanziata la sanità pubblica in modo miope e senza programmazione. La stessa che invece noi intendiamo applicare per un rilancio sistematico e davvero strutturale del nostro Servizio Sanitario Nazionale e della sanità italiana tutta, che senza il cuore pulsante dei suoi professionisti non potrebbe esistere, conclude il sottosegretario.

A rincarare la dose ci ha pensato anche Franco Zaffini (FdI), presidente della Commissione Sanità e Lavoro a Palazzo Madama. “Il diritto di sciopero è sacrosanto, sancito dall’articolo 40 della Costituzione, che va sempre rispettato, ma, proprio per questo, è scorretto diffondere notizie false, come hanno fatto i sindacati, secondo cui avrebbero aderito l’80% dei medici. La verità è che secondo i numeri pubblicati sul sito del Dipartimento della funzione pubblica, l’adesione si attesterebbe poco al di sopra dell1%, un ben magro risultato più o meno gemello dello sciopero dello scorso anno, indetto dalle medesime sigle sindacali. Dire che ha aderito l’80 per cento del personale significa semplicemente mistificare la realtà e prendere in giro gli italiani, perché lo sciopero di ieri ha avuto un carattere decisamente politico, in linea con le posizioni e le indicazioni del Partito democratico. Una protesta strumentale che vuole creare disagio ai cittadini fragili, quelli bisognosi di cure, per poi infarcito di bugie, riversane la responsabilità sul Governo. Parenti è’ però evidente che il personale sanitario non ha condiviso, perché come ci dicono i numeri, appunto, molti medici e infermieri non hanno aderito, tantomeno i cittadini ai quali comunque del disagio gratuito e’ stato arrecato, questi comunque hanno dimostrato di comprendere lo sforzo del Governo che sta lavorando per andare incontro alle loro esigenze, e che punta a ridare dignità e il giusto riconoscimento anche economico a tutti i professionisti e gli operatori sanitari, mortificati per tanto, troppo tempo, dalla politica dei tagli alla sanità adottata dai governi di centrosinistra”.




La replica dei sindacati
“Lo sciopero dei medici, dirigenti sanitari e infermieri anche quest’anno per qualcuno ha avuto come unico effetto il solito teatrino dei numeri, con calcoli probabilmente fatti con la stessa calcolatrice che ha già dimostrato di non funzionare”. È questo il commento di Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente della federazione Cimo-Fesmed e Antonio De Palma Segretario Nazionale alle percentuali di adesione allo sciopero del 20 novembre rese note dal Ministro della salute.

“Non intendiamo cadere, come lo scorso anno, nel solito balletto dei numeri perché anche questa volta non si è tenuto conto che solo 3 sigle sindacali, 2 mediche e 1 infermieristica, hanno dichiarato lo sciopero, che il conteggio del numero di scioperanti è stata fatta su tutto il
comparto e non sulle distinte professionalità interessate, che il 25% delle aziende non ha applicato il contingentamento minimo dello sciopero, e che la maggior parte di quelle che lo hanno applicato, hanno esonerato d’autorità gran parte degli infermieri e ostetriche in turno, esonerando dallo sciopero 3 infermieri su 4. Per non parlare delle aziende che hanno avuto il coraggio di esonerare anche il personale degli ambulatori, inoltre, il Ministro non dice che la grave carenza di medici e infermieri, ha costretto tantissimi a lavorare si, ma nonostante volessero partecipare allo sciopero e solo per la grave esigenza di coprire le eterne emergenze sanitarie del nostro Paese. La tabella del Ministero parte, infatti, dal presupposto che i medici negli ospedali sarebbero 259.000. Magari, aggiungiamo noi, non saremmo in queste condizioni disastrose! Inoltre, il dato rilevato dal Ministero è relativo solo al 30% delle aziende”.

“Per rispondere con dati veri a un’altra fake news, alleghiamo la tabella degli scioperi indetti dai medici dal 2010 a oggi da cui si evince che non ci svegliamo certo oggi e che si protestava anche con altri governi di altro colore, anzi soprattutto”.

“La nostra maggiore preoccupazione, però – sottolineano Di Silverio, Quici e De Palma - deriva dal fatto che si preferisce mistificare i numeri ragionando solo su questi e nascondendo invece il dato politico di una piazza stracolma di partecipanti (oltre 2000), e di un disagio crescente che il personale sanitario vive oggi. La nostra maggiore preoccupazione deriva dalla scarsa considerazione che il Ministro della salute e il Sottosegretario hanno delle azioni sindacali che dovrebbero invece essere un monito per migliorare. In altri Paesi i medici e gli infermieri in sciopero vengono ascoltati e le dichiarazioni della politica hanno ben altro tono, questione non solo di stile”.

“Certo non è semplice ammettere l’elevato risalto mediatico dell’iniziativa anche nell’opinione pubblica. Ancora una volta non si comprende che il Covid ha cambiato il mondo sanitario perché l’esasperazione di sanitari e cittadini ha raggiunto i massimi livelli. Non si è voluto riconoscere che dal palco è emersa chiaramente una condanna non solo verso il Governo attuale ma anche verso chi ci ha ridotto in queste condizioni precedenti con gravi responsabilità anche delle Regioni. Quindi basta arrampicarsi sugli specchi, lavorate, non con
proclami, sulla reale valorizzazione delle risorse umane della sanità perché, in quest’ultimo anno, abbiamo assistito solo a proclami di fatto smentiti da una finanziaria che ancora una volta incita alla fuga dagli ospedali”.

“Ci auguriamo – concludono Di Silverio, Quici e De Palma - che a questa inutile e sterile querelle sui numeri segua un approccio serio ai problemi che tormentano oggi il nostro sistema di cure”.

21 novembre 2024
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