Un emendamento al disegno di legge di stabilità o altro provvedimento per prorogare i contratti a tempo determinato dei lavoratori in servizio presso le amministrazioni pubbliche. E un’accelerazione per la definizione del contratto nazionale quadro necessario a ridisegnare il complesso delle regole che disciplinano la flessibilità, soprattutto in entrata, e ad armonizzare le norme della riforma Fornero con la legislazione sul pubblico impiego. E’ quanto il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, si è impegnato a fare nell’incontro svolto lunedì con le sigle sindacali, puntualizzando il parere favorevole del Consiglio dei ministri.
A darne notizia è una nota della Cisl Fp, spiegando che, in particolare, la proposta di Palazzo Vidoni dovrebbe riguardare la possibilità per le amministrazioni pubbliche di rinnovare i contratti a termine in scadenza dal 30 novembre per tutti i lavoratori che abbiano maturato almeno 36 mesi di servizio. Così come dovrebbero essere confermati i contratti a tempo determinato scaduti in precedenza e prorogati attraverso circolari interpretative, accordi locali o decisioni delle amministrazioni.
“Una norma attesa, che deve andare di pari passo con l’approvazione di un Ccnq sulla flessibilità in entrata. Cioè di un accordo che, per via contrattuale, ridefinisca il quadro delle regole in modo da assicurare la tenuta dei livelli occupazionali, la sostenibilità dei bilanci dei singoli enti e la qualità dei servizi ai cittadini”, sottolinea la Cisl Fp.
“I lavoratori a tempo determinato – prosegue il sindacato - sono una risorsa imprescindibile per tanti enti e tante amministrazioni. Si tratta in gran parte dei casi di profili altamente qualificati, spesso giovani e donne, senza i quali molti servizi pubblici andrebbero incontro al collasso. Il provvedimento presentato oggi dal ministro è primo passo importante che risponde ad un’esigenza immediata”.
Per la Cisl Fp, infatti, la ricerca di soluzioni deve però andare oltre l’immediato: “Serve una riorganizzazione dei servizi e degli enti. E poi uno strumento per il ridisegno degli organici che possa dare futuro ai lavoratori flessibili tirandoli fuori dal circolo vizioso scadenza-rinnovo. E dalla continua attesa di provvedimenti legislativi dall’alto, che rischiano di scatenare ricorsi e querelle giudiziarie che non giovano a nessuno”.
La questione insomma va rovesciata: “E’ solo la contrattazione territoriale o di ente che permette di tenere insieme posti di lavoro e standard di qualità dei servizi. Per questo chiediamo al ministro di procedere speditamente verso la sottoscrizione del ccnq. Vale a dire verso regole di metodo che consentano poi ad amministrazioni, sindacati e lavoratori di trovare insieme, ente per ente, le soluzioni più idonee. Senza lungaggini, senza perdite di tempo e nell’interesse dei lavoratori che vogliono giustamente garanzie sul posto di lavoro e dei cittadini che chiedono servizi sempre più efficienti e moderni”.