Governo e Parlamento
Decreto liste d’attesa. Abolizione obbligo vaccinale? Proposta estranea alla logica oltre che alla materia trattata
di Giovanni RodriquezL’emendamento Borghi (Lega) al Decreto liste d’attesa sembra una proposta estranea alla logica prima ancora che alla materia. Il testo, ricordiamo, punta a modificare la legge Lorenzin facendo decadere l'obbligo, previsto per i minori tra i zero e i sedici anni, delle vaccinazioni anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Già oggi la norma statale prevede che l'obbligatorietà per queste quattro vaccinazioni sia soggetta a revisione ogni tre anni in base ai dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte.
Alla luce di questo, l’emendamento è estraneo alla logica per diversi motivi. Innanzitutto sotto il profilo epidemiologico oggi ci troviamo ad un incremento dei casi di morbillo a livello europeo. Come riportato dall’Ecdc, al 1 aprile 2023 al 31 marzo 2024, 30 Stati membri dell’UE/SEE hanno segnalato un totale di 6.319 casi di morbillo. Nello scorso mese di marzo il numero più alto di casi è stato segnalato da Romania (174), Austria (150), Italia (109), Francia (56) e Belgio (44). In particolare, in Italia, negli ultimi 12 mesi si sono verificati casi in continua crescita (14 a dicembre, 34 a gennaio, 95 a febbraio e a109 a marzo), 254 in totale a marzo 2024. L’efficacia del vaccino è nota, soffermandoci all’Italia, in base al bollettino dell’Istituto superiore di sanità nel 2023 il 93% di casi totali era non vaccinato.
Resta poi l’assurdo logico di inserire questa misura all’interno del Decreto liste d’attesa, vediamo perché. L’obbligo fu introdotto a luglio del 2017 a seguito di un’epidemia di morbillo. Da inizio 2017 a fine 2018 sono stati segnalati in Italia 8.078 casi di morbillo, di cui 5.397 nel 2017 e 2.681 nel 2018 con un’incidenza pari a 89,1 e 44,3 casi per milione di abitanti, rispettivamente. Lo stato vaccinale era riportato per il 90,4% dei casi. Di questi, l’88,8% non era vaccinato, il 6,7% aveva ricevuto una dose di vaccino, l'1,5% due dosi e il restante 3,0% non sapeva riferire il numero di dosi ricevute.
Per il 49,5% (n. 3.998) dei casi di morbillo è stato necessario ricorrere a un ricovero ospedaliero (44,9% nel 2017 e 58,7% nel 2018), mentre per il 19,8% (n. 1.601) ad un un accesso in pronto soccorso. Nel periodo in studio, il 37,9% dei casi (n. 3.060) ha riportato almeno una complicanza (n. 1.841, 34,1% nel 2017; n. 1219, 45,5% nel 2018).
Come si pensa quindi di abbattere le liste d’attesa abbassando la guardia su malattie che, negli anni passati, hanno portato a migliaia di ricoveri e accessi al pronto soccorso evitabili con un vaccino? Sotto questo profilo, infatti, l’obbligo ha funzionato: le copertura vaccinali contro il morbillo sono passate dal 87,26% del 2016 al 94,40% del 2022, arrivando alla soglia del target del 95% indicato dall’Oms. L'incremento dei casi che si riscontra oggi riguarda prevalentemente fasce d'età diverse: l'età mediana dei casi è in fatti di 31 anni.
Si possono raggiungere gli stessi dati senza il ricorso all’obbligo? Sì, lo dimostrano i dati di altri Paesi europei. Ma la storia recente dell’Italia ci dice il contrario visto il netto incremento delle coperture arrivato solo dopo l’inserimento dell’obbligo. Viene poi da sorridere se a proporre l’abolizione di questo obbligo è lo stesso senatore che definisce “troppi” gli attuali vaccini inseriti nel Piano nazionale. Viene da sé che raggiunge gli obiettivi target delle coperture vaccinali Oms risulterebbe quantomeno complicato senza obbligo e con una propaganda che pone dubbi sul loro numero e sulla loro sicurezza.
Insomma, dati alla mano, una proposta priva di logica prima ancora che estranea alla materia in base all’obiettivo trattato dal decreto all'esame del Senato.
Giovanni Rodriquez