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QS Edizioni - domenica 30 giugno 2024

Governo e Parlamento

Ddl Schlein. La maggioranza boccia la proposta alla Camera: “Assenza di coperture”. Le opposizioni: “Grave il rifiuto di un rinvio del testo in commissione”

di Giovanni Rodriquez
immagine 27 giugno - Le avvisaglie per il mancato lieto fine c'erano già tutte con l'invio in aula da parte della commissione competente Affari sociali senza il mandato al relatore a riferire favorevolmente. La pietra tombale è poi arrivata ieri con il parere contrario espresso dalla Commissione bilancio e, conseguentemente, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, la richiesta la soppressione di tutti gli articoli del testo. La causa della bocciatura è stata quindi a mancanza di coperture economiche adeguate. Dure proteste dall'opposizione

Niente da fare per la proposta di legge Schlein. Dopo due giorni di dibattito serrato in commissione Bilancio, nella serata di ieri l'assemblea di Montecitorio ha bocciato la misura che puntava nei prossimi anni ad agganciare il Fondo sanitario nazionale al 7,5% del Pil adeguandolo alla media europea.

Le avvisaglie per il mancato lieto fine c'erano già tutte con l'invio in aula da parte della commissione competente Affari sociali senza il mandato al relatore a riferire favorevolmente. La pietra tombale è poi arrivata ieri con il parere contrario espresso dalla Commissione bilancio e, conseguentemente, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, la richiesta la soppressione di tutti gli articoli del testo. La causa della bocciatura è stata quindi a mancanza di coperture economiche adeguate.

Colta ormai da tempo la natura del problema, le opposizioni avevano provato ad aggiustare il tiro con la presentazione di alcuni emendamenti. Gli emendamenti Braga 1.100 e 1.101, prevedevano che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard fosse almeno pari al 6,7 per cento del prodotto interno lordo nominale per l'anno 2025, al 7 per cento per l'anno 2026, al 7,3 per cento per l'anno 2027 e al 7,5 per cento a decorrere dall'anno 2028. Quanto alle modalità di copertura finanziaria, queste venivano individuate mediante riduzione lineare delle spese fiscali, elencate nel Rapporto annuale sulle spese fiscali di cui all'articolo 21, comma 11-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

Secondo la relatrice in commissione Bilancio, Vanessa Cattoi (Lega), però, gli effetti finanziari delle misure vigenti richiamate dalla legge 196/2009, con la quale l'emendamento Braga puntava a trovare coperture finanziarie adeguate, "sono quantificati complessivamente in circa 96 miliardi di euro nell'anno 2026. Tuttavia, considerando tutte le fattispecie escluse dall'emendamento, quali quelle relative alla composizione del nucleo familiare, ai costi sostenuti per la crescita dei figli, alla tutela del bene casa e della salute, dell'istruzione e della previdenza complementare, tali risorse non sembrano idonee a garantire, a regime, una copertura adeguata agli oneri recati dalla proposta".

In tal senso, Maria Cecilia Guerra (Pd), provava a chiedere al Governo di chiarire in modo univoco quale fosse l'entità delle spese fiscali ridotte dagli emendamenti, tenendo conto delle esclusioni previste dai medesimi emendamenti. Un punto sul quale non è però arrivata risposta.

Un ulteriore proposta per trovare adeguate coperture è stata presentata da Italia Viva con l'emendamento Faraone 4.100. L'emendamento puntava a modificare la norma di copertura finanziaria riferita al provvedimento stesso, prevedendo che agli oneri derivanti dalla sua attuazione si provvedesse attraverso interventi di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi, rinviando la definizione delle modalità tecniche per l'attuazione della medesima disposizione ad uno o più regolamenti adottati con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, previo parere della Conferenza unificata. Proposta anche questa bocciata in quanto "non suscettibile di superare i profili problematici già rilevati dal punto di vista finanziario in relazione al testo del provvedimento, con particolare riferimento alla quantificazione degli oneri dallo stesso derivanti".

Il testo approva così in aula, con il parere della commissione Bilancio di "sopprimere" gli articoli 1, 2, 3 e 4 dl provvedimento per mancanza di coperture economiche. A nulla sono valsi i diversi tentativi, da parte di tutte le opposizioni, di richiedere il rinvio in commissione del provvedimento al fine di trovare modalità di coperture condivise con la maggioranza.

Si arriva così allo scontro con le opposizioni che accusano la maggioranza di non voler affrontare il problema legato al finanziamento della sanità pubblica nascondendosi dietro "motivazioni burocratiche". Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, così facendo il governo ha "definitivamente gettato la maschera. Sono mesi che vi diciamo che state smantellando la sanità pubblica; con i vostri tagli, con il definanziamento e, con questo voto, oggi voi lo certificate. State anteponendo questioni tecniche e regolamentari a una richiesta semplice che vi abbiamo fatto. Abbiamo fatto una proposta che dice due cose banali. La prima è di mettere più risorse sulla sanità pubblica, la seconda è di sbloccare il tetto alle assunzioni che, nel 2009, mise il Governo Berlusconi, di cui Giorgia Meloni era già Ministra. Sono richieste semplici. Ci avete detto: non vanno bene le coperture. Vi abbiamo fatto delle controproposte per trovare insieme altre coperture, ma niente, avete affossato quegli emendamenti".

"Abbiamo semplicemente chiesto che, insieme, provassimo a tornare in Commissione per cercare delle coperture alternative. Davvero vi state trincerando dietro un parere, dietro una questione tecnica per cui non abbiamo individuato ancora insieme le coperture? Ma davvero? Io pensavo, invece, mi illudevo che fosse una priorità condivisa. Ecco, questo dimostra la vostra coerenza nell'avversione al diritto alle cure, che sono un diritto, sì un diritto, non un privilegio per chi può permettersele. Se non andava bene questa copertura, davvero, io mi chiedo se non potevamo insieme cercarne un'altra. Noi insisteremo, ve lo dico, noi insisteremo ad andare avanti in tutto il Paese su questa grande battaglia".

A votare "sì" al ritorno in commissione c'è stata anche Italia Viva. "Noi ci stiamo, ci saremmo stati a fare una discussione libera dagli slogan populisti. Il problema è che, anche su questa materia, stiamo mettendo in onda sempre lo stesso spartito. Lo state facendo voi sulla sanità quando sono sei mesi che andate a dire agli italiani che avete investito 136 miliardi in sanità. In realtà, quello è il monte complessivo delle risorse, non avete scelto voi di mettere 136 miliardi in sanità. Ma, se mi posso permettere, Segretaria Schlein, anche l'intervento che ho appena sentito e anche questa proposta di legge è un populismo di segno opposto", ha commentato Luigi Marattin.

Duro contro la bocciatura di maggioranza anche Andrea Quartini, Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali: "Dopo aver visto il comportamento della maggioranza su altre proposte dell’opposizione, sul Servizio sanitario nazionale riconosciamo l’ennesimo blitz, l’ennesimo furto alla minoranza. Così si disprezza e si umilia il lavoro del Parlamento. Non che la cosa ci meravigli particolarmente. Prima delle elezioni la maggioranza ha presentato il decreto elettorale sulle liste d’attesa per intestarsi l’iniziativa legislativa sulla sanità e lo ha usato in Commissione come pretesto per cancellare ogni altra proposta sull’argomento. Una maggioranza che non agisce sulle cause di cattiva salute come ad esempio la povertà - e in questo senso il Reddito di Cittadinanza era una misura che rivendichiamo con orgoglio anche per il ruolo sulla salvaguardia della salute - e l’ambiente, sul quale questa maggioranza dimostra un atteggiamento da terrapiattismo, non ultima la premier Meloni oggi in Aula”.

“Non mi soffermo sui tagli alla sanità - prosegue Quartini - perché riguardano tutti i governi degli ultimi decenni meno due, quelli guidati dal Presidente Conte e dal Movimento 5 Stelle. E tutti sappiamo che i record sventolati dal governo sono farlocchi perché le risorse stanziate sono meno della metà di quello che serve solo al mantenimento dello status quo. E non basta parlare di fondi, bisogna intervenire sulle storture del nostro Ssn, che ne favoriscono la privatizzazione sempre più spinta: dall’intramoenia agli accreditamenti, fino alle nomine dei dirigenti sanitari che vanno tolte dalle grinfie della politica. E dobbiamo uscire dalla logica del profitto sulla sofferenza, che questo governo sta portando avanti anche spaccando l’Italia con la follia dell’autonomia differenziata, che darà il colpo di grazia al Sud ma finirà per penalizzare anche il Nord”, conclude Quartini.

A spiegare le ragioni della bocciatura è stato Tommaso Foti (FdI): "Mi limito soltanto a dire, per chi vuol capire, che l'articolo 81, comma 3, della Costituzione, al pari di tutti gli altri articoli dove legittimamente si danno dei diritti, dà al legislatore un dovere che è un obbligo invalicabile. Non è un'invenzione, non è la burocrazia, a meno che l'onorevole Schlein non intenda la Costituzione non una delle leggi fondamentali o la legge fondamentale di uno Stato, ma un prodotto della burocrazia, ma questo sarebbe grave, viste le celebrazioni, che abitualmente si fanno, delle date in cui ricorrono gli anniversari anche rispetto alla Costituzione e alla sua approvazione. Ripresentate un testo con la copertura, basta cambiare alcuni elementi e siamo qui a parlarne appena dopo le vacanze. Ma una cosa non si può dire, ossia che se un giorno chiediamo il rinvio in Commissione su una proposta dell'opposizione, allora impediamo all'opposizione di portare avanti le proprie proposte di legge".

Se ne riparlerà dunque dopo l'estate, con una nuova proposta che dovrà ricominciare il suo iter parlamentare da zero.

Giovanni Rodriquez

27 giugno 2024
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