Governo e Parlamento
“Per frenare la fuga dei medici stipendi più alti ma differenziati per attività. E libera professione solo per chi non accumula liste d’attesa”. Intervista al Presidente Iss Bellantone
di Luciano FassariReintrodurre il triplice ruolo di primario-aiuto-assistente, aumentare le retribuzioni ma differenziarle a seconda del tipo di specialità o di attività che si fa perché “praticamente non ci sono differenze stipendiali tra inizio e fine carriera”. E ancora obiettivi e controlli perché “il merito va assolutamente reintrodotto nel Ssn”. E poi sull’intramoenia che va modificata. A tracciare la rotta per invertire il trend di medici che vanno all’estero a lavorare è il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone che in quest’intervista a Qs parla anche di liste d’attesa e del piano cui sta lavorando il Governo: “Sono convinto che un anno riusciremo a fornire le indicazioni prescrittive ma le Regioni dovranno farle rispettare”.
Presidente, si ripetono ormai con frequenza analisi e cronache che parlano di nostri professionisti sanitari emigrare all’estero allettati da condizioni di lavoro e stipendi migliori. Ma come siamo arrivati a tutto questo?
Vede, la situazione in cui ci troviamo oggi è figlia di riforme e controriforme del passato che de facto hanno appiattito la professione.
In che senso?
Prima di tutto l’abolizione del triplice ruolo di primario-aiuto-assistente che credo sia stato un errore clamoroso col risultato che praticamente non ci sono differenze stipendiali tra inizio e fine carriera. Ecco perché a mio avviso sarebbe giusto reintrodurre i tre ruoli. Ma non solo.
Mi dica…
Bisognerebbe riaumentare il numero dei primariati che sono stati incredibilmente falcidiati togliendo quindi possibilità di carriera ai medici.
Uno dei problemi denunciati da chi va all’estero sono anche gli stipendi bassi italiani però…
Infatti, le retribuzioni vanno aumentate, ma andrebbero differenziate. È assurdo che tutti prendano praticamente la stessa cifra. Un cardiochirurgo che effettua trapianti non può prendere lo stesso di un medico che svolge attività più di routine ad esempio. E poi servono i controlli.
E come dovrebbero funzionare?
I medici in sostanza non vengono mai valutati. Invece sarebbe fondamentale inserire obiettivi e conseguenti valutazioni sul loro raggiungimento cui dovrebbe essere legata la retribuzione. Si fa in tantissimi mestieri e non capisco perché in sanità non lo si possa fare. E poi andrebbe presa la decisione, molto difficile mi rendo conto, di pagare in maniera differente a seconda del tipo di specialità o di attività che si fa. In tutto questo si dovrebbero poi prevedere degli incentivi economici e di carriera per chi lavora in zone disagiate che sono le prime a soffrire dello spopolamento di professionisti sanitari.
Certo serve anche più personale dato che una delle critiche che vengono denunciate da chi si sposta all’estero è proprio la cronica carenza di forza lavoro nelle corsie ospedaliere che costringe a turni massacranti…
Anche in questo caso i risultati nefasti dei tagli indiscriminati al numero delle borse di specializzazione avvenuto nel passato li stiamo vedendo ora e ci vorrà del tempo prima di tornare ad una situazione di ricambio generazionale più sana.
Secondo lei l’intramoenia andrebbe modificata o va bene così com’è?
L’intramoenia non va bene, per me l’attività libero professionale dovrebbe essere aperta ma solo a chi raggiunge gli obiettivi.
Mi faccia un esempio…
Ogni trimestre bisognerebbe valutare chi lavora nel pubblico. Chi ha raggiunto gli obiettivi, come quello dello smaltimento delle liste d’attesa, è libero di esercitare tutta la libera professione che vuole, chi invece non ha raggiunto i target non dovrebbe poterla fare. È semplicemente un discorso di merito che va assolutamente reintrodotto nella sanità italiana.
Mi accennava alle liste d’attesa su cui il Ministero è al lavoro per una grande riforma e dalle prime anticipazioni all’Iss sarà affidato il delicato ruolo di stilare le indicazioni per l’appropriatezza prescrittiva. A che punto siamo?
L’Istituto in collaborazione strettissima con le società scientifiche sta conducendo un lavoro enorme per creare linee guida e buone pratiche. Il problema poi sarà quello cronico del nostro paese: far rispettare le regole. Sono convinto che in un anno riusciremo a fornire le indicazioni ma le Regioni dovranno farle rispettare.
Luciano Fassari