Il 7 settembre 2012 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge “recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute”. Il testo, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 214 del 13 settembre 2012, appare modificato rispetto al testo entrato in Consiglio dei Ministri.
Anche la Fnco, come l’Ipasvi, ha ritenuto opportuno attendere l’ufficialità del testo prima di assumere una posizione ufficiale. Nel frattempo è stato seguito con attenzione il dibattito prodromico e susseguente l’approvazione in Consiglio dei Ministri. La Fnco ha allertato sull’argomento tutte le Presidenti dei Collegi provinciali delle Ostetriche e, all’indomani del Consiglio dei Ministri del 7 settembre, la Fnco ha pubblicato sul sito istituzionale la consueta newsletter evidenziando, fin da subito, le criticità emergenti dal testo del Decreto ancora ufficioso.
Il provvedimento, noto come “decreto Balduzzi”, per il Governo ha superato i dubbi costituzionali circa la decretazione d’urgenza, sollevati soprattutto dalle Regioni che auspicavano un percorso legislativo ordinario così da concertare un vero “patto per la salute”. L’urgenza è stata giustificata, come rilevato dal Ministro, dalla necessità di compensare anche i recenti tagli (vedi spending review) nella spesa sanitaria che, se non compensati da misure riorganizzative, rischiavano di portare al collasso il SSN. Ed in tal senso il Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri ha specificato che “ha approvato un decreto legge che reca incisivi e rilevanti interventi per garantire un più alto livello di tutela della salute, tenendo conto tuttavia della necessità di contenere la spesa sanitaria e farmaceutica attraverso la riorganizzazione e l’efficientamento.”
Sono stati dunque i recenti tagli alla sanità che hanno reso urgente quello che da decenni era in realtà una necessità conclamata: un riassetto del sistema delle cure territoriali, di alcuni aspetti della governance del personale dipendente del Ssn (non solo dei medici), nonché il completamento della riqualificazione e razionalizzazione dell’assistenza farmaceutica. Il provvedimento dispone inoltre misure urgenti su alcune specifiche tematiche del settore sanitario (con particolare riferimento ad alcune allarmanti situazioni di dipendenza).
Il decreto-legge dovrà ora essere convertito in legge (entro 60 giorni dalla pubblicazione in G.U.) dal Parlamento e pertanto in tale sede sarà passibile di ulteriori modifiche.
Certamente il decreto si atteggia ad essere “medico-centrico”, stante l’insoddisfacente intervento sul mondo delle professioni sanitarie non mediche.
Ben venga una riorganizzazione delle cure primarie da implementare sul territorio e che soddisfi la necessità di rispondere a bisogni di salute multidisciplinari e “deospedalizzati”. In tal senso la Fnco ha sempre ribadito la necessità che il percorso nascita e la salute delle donne necessitassero di territorialità, di continuità delle cure, di approccio multidisciplinare, di integrazione ospedale/territorio e di appropriatezza del luogo di cura. Le ostetriche, e con esse le donne, hanno sofferto profondamente il processo di ospedalizzazione e di medicalizzazione delle loro aree di competenze.
Questo progetto però, come delineato nel decreto, pur demandando alle Regioni la concreta realizzazione e pur facendo un vago riferimento a concetti di multi-professionalità, appare prendere in considerazione solo il ruolo medico. Su questo punto sarebbe forse stato opportuno che la riorganizzazione della rete delle cure primarie avesse preso in considerazione anche l’apporto che ciascun professionista può fornire sia in autonomia (mono-professionale) sia in collaborazioni con altri professionisti (multidisciplinare).
Ciò detto la Fnco è consapevole che la partita si giocherà a livello regionale ed è in tale senso che i Collegi provinciali o i loro coordinamenti regionali saranno sollecitati ad intervenire con i loro contributi.
Ben vengano nuove regole per l’intramoenia che, superando l’annosa provvisorietà del sistema, hanno l’auspicio di tutelare i bisogni di salute dei cittadini, di garantire la necessaria trasparenza ed il contenimento delle liste di attesa. Anche in questo caso la Fnco ritiene mancata l’occasione di estendere l’intramoenia alle professioni sanitarie non mediche, pur con il maggior rigore proposto nel decreto, al fine di tutelare e garantire il diritto delle donne in merito alla scelta del professionista dedicato alla presa in carico loro nonché della coppia e del bambino, nel percorso nascita fisiologico.
L’art. 3 del decreto legge “Balduzzi” regola inoltre la responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie. La norma ha l’obiettivo di contenere il fenomeno della cosiddetta “medicina difensiva” che determina la prescrizione di esami diagnostici inappropriati al solo scopo di evitare responsabilità civili, con gravi conseguenze sia sulla salute dei cittadini, sia sull’aumento delle liste di attesa e dei costi a carico delle aziende sanitarie. Tale intervento del Ministro Balduzzi è naturalmente collegato anche al generale obbligo assicurativo previsto dalla concomitante riforma delle professioni come declinata con il DL 138/2011 e successivamente con il D.P.R. 7 agosto 2012, n. 137 . Come più volte detto, le ostetriche vivono il sistema della medicina difensiva in maniera drammatica.
Rimane pertanto la possibilità che nelle aule del Parlamento si apportino gli opportuni emendamenti che abbiano un ruolo strategico e significativo per incidere sulla tutela dei cittadini e delle famiglie a livello territoriale.
Rimane pertanto la possibilità che nelle aule del Parlamento si apportino gli opportuni emendamenti che includano la valorizzazione delle professioni sanitarie non mediche, anch'esse strategiche per un miglioramento della qualità delle cure primarie.
La presidente della Fnco
Miriam Guana
Presidente della Fnco