Governo e Parlamento
La sanità secondo Giorgia Meloni. Basta vaccini obbligatori per il Covid, Authority contro la “malasanità” e corsia preferenziale di accesso alle cure per chi fa gli screening con regolarità
di C.F.Il Centro Destra ha vinto le elezioni. E tra le tre principali componenti dello schieramento a prevalere nettamente è Fratelli d’Italia, guidata da Giorgia Meloni ora candidata a diventare la prima donna premier in Italia nonchè la prima leader di un partito decisamente di destra a Governare il Paese dal dopoguerra.
Per questo, per cercare di capire se e come cambierà qualcosa nelle politiche nazionali della sanità, penso sia corretto andarsi a rileggere non solo lo stringatissimo programma unitario della coalizione ma soprattutto quello più ampio di Fratelli d’Italia, primo partito italiano ed espressione del prossimo presidente del Consiglio.
Partiamo comunque dai sette punti del programma unitario:
• Sviluppo della sanità di prossimità e della medicina territoriale, rafforzamento della medicina predittiva e incremento dell'organico di medici e operatori sanitari.
• Aggiornamento dei piani pandemici e di emergenza e revisione del Piano sanitario nazionale.
• Oltre la pandemia: ripristino delle prestazioni ordinarie e delle procedure di screening, abbattimento dei tempi delle liste di attesa.
• Estensione prestazioni medico sanitarie esenti da ticket.
• Contrasto alla pandemia da Covid-19 attraverso la promozione di comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali - come la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti - senza compressione delle libertà individuali.
• Riordino delle scuole di specializzazione dell'area medica.
• Revisione del piano oncologico nazionale.
Cosa dedurre da questi sette punti? Prima di tutto una conferma delle politiche sin qui auspicate un po’ da tutti i governi degli ultimi anni e cioè la necessità di dare un nuovo assetto alla medicina territoriale alla quale, non dimentichiamolo, il Pnrr dedica circa la metà dei fondi per la sanità.
Poi la voglia esplicita di voltare pagina sulla pandemia sia ripristinando l’ordinarietà nelle modalità assistenziali e recuperando le liste d’attesa ma anche, questo lo si intuisce chiaramente, abbandonando definitivamente qualsiasi ipotesi di nuove limitazione delle libertà personali che, del resto, nessuno ha auspicato, neanche dalla parte opposta.
C’è poi un punto che, stranamente, non mi sembra sia stato mai ripreso in campagna elettorale nonostante il suo potenziale appeal, che è quello dell’ampliamento delle prestazioni medico sanitarie esenti da ticket.
E infine alcuni grandi annunci: revisione del piano oncologico nazionale e del piano pandemico e riordino delle scuole di specializzazione dell'area medica.
Insomma, se vogliamo attenerci alle parole e non alle supposizioni, da questi sette punti, abbiamo impegni e parole d’ordine molto generici per i quali bisognerà attendere le prime reali mosse del governo che verrà per capire se per la sanità cambierà o meno qualcosa.
Passiamo quindi al programma del partito della futura premier Giorgia Meloni.
L’incipit scelto da Meloni per introdurre la parte sanità del suo programma elettorale ci rimanda all’Oms e alla ormai ecumenica sua definizione di salute: “Secondo l’Oms, la salute è “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “l’assenza di malattie o infermità”.
“È tempo – si legge nel programma di FdI - che la sanità pubblica torni ad occuparsi del benessere del cittadino nella sua totalità, offrendo soluzioni di prossimità, in tempi ragionevoli, e di qualità”.
“Bisogna superare l’emergenza pandemica, avendo ben chiara l’importanza della sanità per la nostra Nazione, attraverso una nuova visione di benessere che derivi dalla prevenzione, da un efficiente sistema di cura territoriale e dall’attenzione a tutte le malattie”, conclude la breve introduzione al capitolo sanità di FdI.
E che “Superare lo stallo della pandemia” sia uno dei punti forti del programma lo conferma il fatto che passando alla lettura del capitolo dedicato, esso figura al primo posto.
Ma come superarlo? Prima di tutto ripristinando “le prestazioni ordinarie e le procedure di screening”, poi, rafforzando “la medicina predittiva con un meccanismo di premialità nell’accesso al sistema sanitario per chi segue un regolare e concordato percorso di monitoraggio dello stato di salute”.
E qui scopriamo una prima vera novità del programma di Meloni con l’idea di premiare con modalità di accesso alle cure più veloci chi è più attento alla propria salute. Idea suggestiva ma ovviamente tutta da declinare sia negli aspetti pratici che in quelli etici sui quali già nel passato ci furono accesi dibattiti a proposito del cosiddetto “stato etico”.
Sempre in tema di ripresa dopo la pandemia, FdI promette “l’abbattimento dei tempi delle liste di attesa” e, un’altra novità, la “creazione di un’autorità Garante della Salute, indipendente a livello amministrativo, con poteri ispettivi e di segnalazione alle autorità competenti, a cui ogni cittadino possa rivolgersi per carenze di qualità o mancato accesso ai servizi”.
Se capiamo bene si tratterebbe quindi di una nuova Authority, tipo quelle già operative sulla concorrenza o sulla privacy, alla quale spetterebbe di vigilare e verificare sulla “malasanità”.
Andando poi avanti con il programma troviamo l’impegno a “Promuovere la sinergia tra medici di base e sistema ospedaliero del territorio anche attraverso una piattaforma centralizzata e informatica regionale di prenotazione per la diagnostica e l’ospedalizzazione, con la possibilità per i medici di base di effettuare un certo numero di prenotazioni urgenti in ospedale e centri diagnostici”.
In sostanza una sorta di “super Cup” con un ruolo attivo dei medici di base.
E poi la “possibilità per il cittadino di consentire l’accesso al proprio Fascicolo sanitario elettronico anche a medici di medicina generale, infermieri e farmacisti” e la promessa di “incentivare la diffusione e lo sviluppo della telemedicina, delle cure domiciliari e dei presidi territoriali nelle aree interne a scarsa densità abitativa”.
FdI mette poi nero su bianco l’impegno a “ridurre le disuguaglianze tra le Regioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie e dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)” ma senza spiegare bene come e senza toccare il tema dell’autonomia differenziata molto caro alla Lega.
Meloni promette poi di “estendere i Lea alle cure odontoiatriche essenziali” ovviamente da definire e di superare “il sistema di accesso alle facoltà a numero programmato e chiuso”, tramite “accesso per tutti al primo anno e selezione per il passaggio al secondo anno”, in sostanza il cosiddetto “modello francese”.
Impegno anche per il “potenziamento della figura dello psicologo scolastico”, per “l’incremento e l’utilizzo del Fondo per la cura dei soggetti con disturbi dello spettro autistico” e “l’aggiornamento del piano oncologico nazionale”.
Poi un’idea slogan suggestiva quella della creazione di “città cardioprotette”, favorendo “la dotazione, manutenzione e ricarica dei defibrillatori nei Comuni italiani”.
E poi l’impegno “all’aggiornamento costante dei piani pandemici e dei piani di emergenza”.
E arriviamo al capitolo Covid. Per FdI il “contrasto al Covid-19 e alle nuove minacce” deve avvenire attraverso “misure strutturali”, come la “ventilazione meccanica controllata nelle scuole e negli uffici, e il potenziamento dei trasporti”.
Ma non ci dovrà più essere alcun “obbligo di vaccinazione contro il Covid-19”, che andrà sostituito con “informazione, promozione e raccomandazione alla vaccinazione”, in particolare per “fasce d’età a rischio e situazioni di fragilità”.
Inoltre bisognerà garantire “piena libertà di scelta tra i vaccini autorizzati dall’Ema e dall’Aifa e richiami”.
E ancora “nessuna reintroduzione del green pass” mentre si prevede la “possibilità di screening negli ambienti a rischio, a tutela dei soggetti fragili”.
E poi l’impegno all’istituzione di “una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia da Covid-19 nonché sulle reazioni avverse da vaccino”.
Un paragrafo a parte è poi dedicato al “benessere psicologico” definito la “cenerentola del Ssn”. “L’attenzione alle cure del benessere psicologico – si legge nel programma - è fondamentale per garantire la salute delle persone ma, altresì, per migliorare la qualità delle relazioni, della convivenza e della vita, incidendo sui percorsi di affermazione e realizzazione nel contesto lavorativo”.
Per FdI è quindi importante “a oltre 40 anni dalla legge istitutiva del SSN”, “innovare e potenziare i servizi di salute mentale, la neuropsichiatria infantile e i servizi per le dipendenze patologiche, oltre che creare una rete per la prevenzione e promozione del benessere psicologico, in grado di fare perno sulla scuola, nelle cure primarie e sui servizi del welfare”.
“Il bonus psicologico, che abbiamo sostenuto in Parlamento – si legge ancora nel programma - è un primo passo per dare attenzione al bisogno insoddisfatto di cura del benessere psichico ma, evidentemente, non è né sufficiente né esaustivo. Le nostre proposte prevedono l’introduzione dello Psicologo Scolastico nell’organico della scuola, così come il potenziamento delle cure primarie, mediante l’affiancamento, ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di libera scelta, del cosiddetto Psicologo di Base, oltre alla proposta di legge sulla convenzionabilità della psicoterapia”.
“Vogliamo costruire uno Stato che garantisca i servizi socio-sanitari per aiutare effettivamente le persone a superare le difficoltà psicologiche e, così facendo, prevenire anche manifestazioni psichiatriche più gravi. È in gioco la salute degli italiani, la possibilità di stare meglio con se stessi e con gli altri, di vivere una vita piena e soddisfacente, per far sentire realizzate le persone che, attivamente, dovranno contribuire a risollevare l’Italia”, conclude il programma sanità del partito che ha vinto le elezioni.
C.F.