In occasione della Festa del Pd in corso a Reggio Emilia si è tenuto il dibattito “Per il diritto alla Salute” (
Guarda il video di youdem. tv) in cui il senatore Pd Ignazio Marino, il responsabile Sanità del Partito Paolo Fontanelli, il referente per la Sanità della segreteria Roberta Agostini e il presidente delle Regioni Vasco Errani si sono confrontati con il ministro della Salute Renato Balduzzi. Moderato dal nostro direttore Cesare Fassari, il tema caldo della ‘tavola rotonda’ non poteva che essere il recentissimo Decreto Sanità. E l’attesa era anche più alta in considerazione del fatto che vi era l'incontro tra ill Ministro e il presidente delle Regioni, le sconfitte di questo primo round. Gli esponenti del Pd hanno apprezzato l’intervento normativo sull’assistenza territoriale anche se lamentano una mancanza di risorse che rischia di far diventare il decreto solo uno spot. Giudizi negativi dal partito sulle norme per l’intramoenia. Mentre un ‘furioso’ Vasco Errani ha lamentato l’assenza di dialogo sulle scelte adottate e ha chiesto al ministro di stralciare le norme sul governo clinico. Balduzzi ha replicato che le risorse “arriveranno dai risparmi della spending review” e si è mostrato molto disponibile al dialogo specificando come “non vi sarà alcuna asticella agli emendamenti” e si è augurato di poter lavorare con le Regioni in maniera più proficua rispetto a quanto fatto nell’ultimo mese.
Ma ad aprire il dibattito è stata la referente per la Sanità della segreteria del Pd
Roberta Agostini che ha sottolineato come nel Decreto “vi siano delle criticità ma anche intenzioni positive come sull’assistenza territoriale. Ma sono necessarie le risorse. Altrimenti si rischia solo l’effetto annuncio”. “Noi pensiamo – ha concluso poi - che sia necessario recuperare un confronto con le Regioni che sono le protagoniste del governo della sanità, anche perché la sanità è un patto tra Governo, Regioni e cittadini e per questo bisogna investire sulla responsabilità di tutti gli attori coinvolti. Il nostro impegno sarà quello di cercare di apportare modifiche in Parlamento”.
A prendere la parola poi il Ministro della Salute
Renato Balduzzi che ha evidenziato come il fulcro del provvedimento è la norma sul territorio. “È una norma più chiara. È vero che già c’erano misure normative in questo senso ma la rete territoriale nonostante ciò non si è creata. Bisogna cominciare a costruire questo percorso, per cui ci vorrà tempo, con un quadro di legge più chiaro ed è in questo senso che abbiamo dato il nostro contributo”. Balduzzi ha poi toccato il tema caldo delle risorse per attuare la riforma. “Gli investimento saranno possibili con le risorse esistenti e con quelle che si otterranno con i provvedimenti della spending review”
In ogni caso, il Ministro si è mostrato disponibile al dialogo in vista dei prossimi passaggi del Dl in Parlamento e in Conferenza Stato-Regioni: “Non c’è un’asticella agli emendamenti. Anche sulla spending review, per la sanità, il Governo ha accolto emendamenti senza pregiudiziali. Bisognerà capirsi un po’ di più”.
A seguire, il Ministro che replicherà in seguito su alcuni temi, il senatore del Pd
Ignazio Marino: “Cerco sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno. Negli ultimi tre anni è il primo provvedimento che interviene sulla sanità senza tagliare risorse. E questo è un fatto positivo. Ma la norma è incoerente. Il provvedimento garantisce ai cittadini un’assistenza continua ma per realizzare questo principio servono risorse. È vero che ci sono realtà che stanno già sperimentando ciò che prevede il decreto, ma ci vuole tempo e serve un investimento”. Molto critico invece sull’intramoenia: “Ho già dichiarato che l’articolato non lo condivido anche perché rappresenta la prosecuzione di un fallimento del progetto nel ’99. Non è più possibile lavorare per il pubblico e per il privato”. Marino chiede invece un passo ancora più deciso sul governo clinico: “Bisogna fare un passo ancora in avanti. Politica deve programmare e valutare i risultati già un anno dopo e questo non c’è nel Decreto. Dobbiamo uscire dalla logica della nomina del direttore generale e del primario legato alla politica”.
Dopo Marino ha preso la parola il presidente dell’Emilia Romagna, nonché della Conferenza delle Regioni,
Vasco Errani. “Parto da due considerazioni – ha affermato - che credo siano oggettive. Primo. Questo paese ha un sistema tra i migliori del mondo ed è tra quello che spende meno. Secondo. Che la sanità è un sistema complesso che può essere governato solo attraverso una collaborazione leale tra Governo, Regioni e Comuni, altrimenti non si va da nessuna parte. Prendo atto con rammarico e disagio che il governo ha fatto un’altra scelta e di procedere unilateralmente attraverso un decreto”.
Errani ha attaccato poi a testa bassa le scelte del Governo. “Ha fatto un taglio lineare con la spending partendo da dati sbagliati, mettendo al centro l’elemento ragionieristico di riduzione della spesa. Ma nessuno ci racconti che la spending review ridurrà gli sprechi. Il nostro Paese ha ridotto le risorse per la sanità dal 2010 al 2014 di 21 miliardi di euro e questo comparto secondo Banca d’Italia e Corte dei Conti è l’unico dove si è ridotta la spesa”.
Ma poi il governatore emiliano è entrato sui temi ‘caldi’ del Decretone. “Sulla medicina generale – ha specificato – io condivido il principio e infatti noi abbiamo cominciato anni fa a costruire la sanità territoriale e ci è costato investimenti, lavoro e tempo. Prima di chiudere gli ospedali devi dare i servizi territoriali”. “Il problema dell’articolo – continua il presidente delle Regioni - è ciò che non c’è. Manca il procedimento. Noi vogliamo partire subito perché non ha senso aspettare ma le convenzioni non le possiamo toccare fino al 2015 e ci vogliono le risorse. Ecco perché chiedo al Ministro di riscrivere l’articolo 1 e di mettere questo tema nel Patto della Salute”.
Infine, Errani ha affrontato il tema del governo clinico: “Va bene la massima trasparenza ma non torniamo indietro di vent’anni con le graduatorie. In Emilia non collochiamo i primari ma l’estrazione a sorte e le vecchie filiere sono un passo indietro. Dobbiamo avere il coraggio di premiare la buona politica. La sanità non si governa senza la politica. Potrà suonare male ma è la verità più profonda”.
A questo punto è arrivata la replica di
Balduzzi che si è detto disposto a “riscrivere l’articolo 1. Ma lavoriamoci bene, perché è un mese che lavoriamo con le Regioni e ciò non si è verificato". E poi ha annunciato che "il decreto andrà nel Patto della salute”. E rivolgendosi a Errani che lo aveva criticato sul governo clinico risponde: “Tu sei bravo e la sanità emiliana funziona, ma non è la stessa cosa in altre parti d’Italia. L’articolato non va bene? Lavoriamoci ma l’obbiettivo è fuori la cattiva politica dalla sanità”. Infine il Ministro ha confermato la volontà del Governo di presentare ricorso alla Grande Chambre contro la sentenza della Corte Ue sulla Legge 40: “Servirà a fare chiarezza”.
A chiudere il dibattito è stato il responsabile Sanità del Pd,
Paolo Fontanelli che sul Dl ha specificato di non aver condiviso la scelta di prendere la strada del decreto. “Si doveva discuterne tutti insieme. Non si può procedere a pezzi bisogna in primis dialogare con le Regioni. Il Ministro ha dato la sua disponibilità a riscrivere l’articolo 1 ma bisognerà aiutarsi perché temo che in Parlamento la battaglia non sarà facile”. Infine Fontanelli ha ribadito come “il Partito democratico resta sempre a difesa dell’universalità del sistema sanitario. Me se vogliamo salvare il sistema pubblico dobbiamo ragionare insieme analizzando anche le differenze tra le Regioni in modo da definire un sistema più omogeneo”.