“Sbagliato ricorrere al strumento del decreto invece di cercare consenso in Parlamento. Da rivedere definitivamente il ruolo delle Regioni sulla sanità. Siamo di fronte al primo sciopero a favore di un Governo. Incredibile il collateralismo di alcuni sindacati e il corporativismo di altri. Assistiamo all’ennesimo pasticcio sulla sanità”
È quanto ha affermato
Salvo Calì, segretario nazionale del Sindacato dei medici italiani commentando le osservazioni delle regioni al Decreto Balduzzi e le dichiarazioni dei sindacati medici convenzionati.
“Le polemiche attorno al cosiddetto decreto sanità, presentato dal ministro Balduzzi – ha detto Calì – dimostrano la scarsa considerazione dei gravi problemi che colpiscono la nostra sanità pubblica nonché le criticità sulla tenuta stessa del welfare in Europa. Il settore socio assistenziale e sanitario necessita di chiari interventi di modernizzazione, non di guerre tra bande: da un lato i sindacati governativi, sempre in linea con il ministro e che addirittura fanno l’esegesi delle varie versioni di decreto che circolano da settimane, dall’altro le organizzazioni più corporative in difesa dello status quo e, infine, le Regioni sempre più protagoniste di un malinteso federalismo che tiene in ostaggio il nostro Ssn. L’ultimo colpo di scena è la demolizione dell’ultima bozza di decreto da parte dei “governatori” regionali e la conseguente dichiarazione del primo stato di agitazione filo governativo della storia del sindacalismo italiano. Uno scenario surreale che rischia di travolgere ogni prospettiva riformatrice”.
Per Calì è sbagliato “fare un decreto che contiene tutto per finire, poi, per non cambiare nulla. Con il rischio, inoltre, che venga affossato proprio il tipo di strumento normativo utilizzato: l’urgenza dove è nella campagna salutista sulle bibite gassate. Forse era più adeguato definire un percorso legislativo costruito sulla condivisione (soprattutto in Parlamento, dove questo decreto, se approvato, in fase di conversione verrà azzoppato) e partendo da una base solida, come le conclusioni dei tavoli tecnici sindacali dei mesi scorsi”.
Infine, secondo il sindacato è arrivato il momento di rimettere mano alla riforma del Titolo V. “Non si può rimanere ostaggi delle Regioni – ha concluso Calì – che in questi anni hanno disegnato un Ssn balcanizzato e non uniforme, a scapito dei cittadini e degli stessi medici e terreno di conquista clientelare dei partiti. Ora vedremo che fine farà questo decreto, noi rimaniamo scettici, ma pur sempre disponibili al dialogo e alla reale modernizzazione dei nostri servizi sanitari”.