Per i rifugiati in arrivo dall’Ucraina è scattata una misura cautelare molto rigida per prevenire il contagio da Covid. L’ha confermata oggi pomeriggio alla Camera il presidente del Consiglio Mario Draghi durante il question time: “Tutti i rifugiati che arrivano o accettano di farsi un tampone ogni 48 ore, oppure accettano di vaccinarsi. Le mascherine sono distribuite sistematicamente nei posti dove queste vaccinazioni avvengono”.
Il premier ha anche sottolineato che la Protezione civile e gli enti territoriali “sono impegnati a fornire assistenza sanitaria e ad accogliere i cittadini ucraini, con particolari esigenze sanitarie, presenti in Polonia, Romania, Slovacchia e Moldavia”.
Draghi ha poi spiegato che il Dipartimento della Protezione civile “ha attivato la Centrale remota operazioni soccorso sanitario che, nell'ambito del meccanismo europeo di Protezione civile, provvederà alla ricognizione dei posti letto disponibili e all'organizzazione del trasferimento dei pazienti”.
“Inoltre – ha aggiunto - i cittadini ucraini ospitati nei centri di prima accoglienza dispongono di servizi di assistenza sanitaria, sociale, psicologica, orientamento legale, orientamento al territorio e corsi di lingua italiana”.
Draghi ha anche reso noti i dati sugli arrivi di profughi dall'Ucraina sottolineando il rapido incremento giornaliero: “All'8 marzo - ho anche i dati odierni e il paragone dei dati dà un'idea non solo della dimensione, ma anche della velocità del fenomeno dell'arrivo - i dati sugli arrivi mostravano 21.095 cittadini ucraini; oggi i dati sono pari a 23.872. Principalmente, la frontiera attraverso cui passano è quella al confine italo-sloveno. Oltre il 90 per cento è costituito da donne e bambini. Di nuovo: all'8 marzo i dati mostravano 10.500 donne, oggi, 12.000; gli uomini erano 2.000, ora sono 2.200; i bambini erano all'8 marzo 8.500, oggi sono 9.700. E il flusso è certamente destinato ad aumentare”.