12 febbraio -
Un articolato e variegato confronto tra politici, studiosi e associazioni ha animato i lavori del convegno ‘Attacco alla Salute. Proposte per il sistema sanitario pubblico”, promosso dal gruppo parlamentare di Sinistra italiana e svoltosi oggi a Roma presso il Centro Congressi Frentani.
“Il Ssn vale soltanto per metà del Paese, in quanto il Mezzogiorno è tagliato fuori – osserva
Arturo Scotto, presidente del gruppo parlamentare SI/Sel - Allo stesso tempo l’invadenza del settore privato è sempre più forte ed è favorita dai crescenti ritardi che caratterizzano il pubblico. E’ in atto una robusta politica di tagli da parte di questo governo, dopo che negli ultimi mesi era stato promesso un incremento del Fsn. Le risorse sono, invece, diminuite”.
Dopo le parole di Bersani sul rischio di una privatizzazione del Ssn, Scotto auspica che “si allarghi un fronte democratico e repubblicano in difesa del welfare e di rilancio di una stagione nuova dei diritti. E’ sempre più marcata tra l’idea di Partito democratico portata avanti da Pierluigi Bersani e la trasformazione impressa da Renzi in un soggetto indistinto dove destra e sinistra si confondono. Credo che nei prossimi mesi altri seguiranno la scelta adottata da Fassina e D’Attorre”.
Per
Ivan Cavicchi, Docente presso l’Università di Tor Vergata, il nodo principale è legato al concetto di sostenibilità. “La prima opposizione contro questo governo deve essere formulata contro l’idea regressiva di sostenibilità. In questo senso occorre elaborare un approccio più avanzato, che consenta di riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta. servono infatti politiche efficaci che contrastino l’idea imperante di riduzione della spesa”. La Sinistra italiana non può però limitarsi a dissentire, “ma deve mettere in campo un’idea di riforma, perché non si può difendere questo sistema in termini apologetici. E l’asse portante di questa azione deve risiedere in un pensiero realmente riformatore che sappia declinare in modo nuovo il tema della sostenibilità all’insegna di quattro pilastri: ospedale, medicina di base, medicina specialistica e prevenzione”.
Per quanto riguarda il disagio percepito dai cittadini “è emblematico che una segnalazione su quattro riguardi la difficoltà di accesso alle prestazioni pubbliche – riferisce
Tonino Aceti, Coordinatore nazionale Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva – La questione delle liste d’attesa ha ormai assunto contorni drammatici e si configura con particolare gravità in relazione all’oncologia. In questo quadro, il servizio pubblico si riduce ormai a seconda scelta, anche perché il monitoraggio dei Lea non funziona come dovrebbe. Bisognerebbe quindi abolire il superticket e verificare come viene effettivamente utilizzata la spesa per il territorio, che assorbe oltre il 50% del Fsn. Il privato sta infatti attecchendo sempre di più, soprattutto per via delle politiche adottate a livello regionale. Questi sono i tasti su cui battere con insistenza, non si può ridurre ogni battaglia a una mera difesa del finanziamento per la sanità”.
Altra questione dirimente riguarda il rapporto tra le funzioni istituzionali. “Il Ministero della Salute non può essere così vincolato a quello dell’Economia – sottolinea
Monica Gregori, deputata di Sinistra italiana – Occorre che le rispettive competenze siano divise in maniera più netta. Anche perché l’attuale quadro sta declinando il concetto di razionalizzazione in termini di sottrazione di prestazioni e produzione di disservizi. E la mancanza di risorse si riverbera sul personale, che mostra carenze inaccettabili”.
Ed è proprio il lavoro “a costituire il perno dei determinanti sociali della salute – ragiona
Stefano Cecconi, sindacalista presso il dipartimento Welfare della Cgil – Per questo dobbiamo difendere strenuamente le conquiste ottenute negli anni, che hanno prodotto un avanzamento all’insegna del pubblico e dell’universale, tratti distintivi di un sistema che si rivela il più equo e vantaggioso. La questione delle risorse da destinare al Ssn è quindi nodale e rappresenta un terreno da presidiare con forza. Altro fattore imprescindibile è la cronicità, che tuttavia non può essere affrontata in chiave esclusivamente clinico-assistenziale, ma necessita di elementi di natura sociale”.
G.B.