29 gennaio -
“Ieri il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al ddl delega per introdurre norme relative al contrasto alla povertà. Un fatto che considero molto positivo” lo ha dichiarato il Presidente della Conferenza delle Regioni,
Stefano Bonaccini.
“Fra l’altro ho inviato al Ministro G
iuliano Poletti le proposte della Conferenza delle Regioni sullo stesso tema. Credo sia davvero importante che Governo e Regioni agiscano in maniera fortemente coordinata per dare una risposta che la società civile e i territori attendono da tempo. Credo proprio – ha aggiunto Bonaccini – sia necessario lavorare sodo per questa sinergia”.
Secondo le Regioni è necessario arrivare anche in Italia – si legge nel documento inviato al Ministro - alla introduzione di un reddito di inclusione attiva che progressivamente vada a coprire una platea crescente di beneficiari, fino a diventare una misura di carattere universale. Sicuramente è apprezzabile lo stanziamento di 800 milioni ed è opportuno che sia considerano un investimento iniziale da rendere strutturale e crescente, tenendo distinto il finanziamento di 600 milioni per l’assegno di disoccupazione (ASDI), che deve restare un intervento a favore di lavoratori fuoriusciti dal mercato del lavoro. Bisogna poi rendere strutturale la misura nazionale di contrasto alla povertà e quindi prevedere un incremento progressivo dello stanziamento negli anni 2017, 2018 e 2019.
“La cosa che mi piace sottolineare di questo documento, di cui ringrazio per il lavoro svolto le Commissioni coinvolte e in particolar modo la commissione politiche sociali, coordinata dalla Regione Molise e la Commissione lavoro, coordinata dalla Regione Toscana, – ha aggiunto il Presidente Bonaccini - è che non siamo di fronte ad un elenco di richieste, ma ad una serie di impegni che le Regioni per prime intendono assumersi”.
Nel documento delle Regioni si fa riferimento alla necessità di accompagnare gli interventi nazionali con proprie misure di politiche attive come i “lavori di pubblica utilità” e i tirocini di inclusione sociale, attraverso il contributo del Fondo Sociale Europeo.
Potrebbero anche essere coinvolte sul territorio le imprese profit con una sorta di “clausola sociale” negli appalti, delineando una domanda di lavoro adeguata per i soggetti fragili.
Le Regioni vogliono lavorare costruttivamente per accompagnare il percorso di avvio del Programma Operativo Nazionale (PON) Inclusione 2014-2020 e intendono finalizzare gli sforzi di attuazione dei rispettivi Programmi Operativi Regionali 2014-2020, con specifico riferimento ai fondi FSE (e FESR ove previsto).
Con il documento le Regioni si impegnano anche a rafforzare la qualità dei servizi sociali e socio sanitari, particolarmente per la prima infanzia e per i minori, incrementando i servizi ed i programmi di supporto alla genitorialità. Infine si punta sul rafforzamento della economia sociale, attraverso la collaborazione tra le imprese, le organizzazioni del terzo settore e le amministrazioni pubbliche.
Tutti motivi che spingono a chiedere al Governo di rendere stabile un tavolo di confronto e concertazione con le Regioni, Commissioni competenti Politiche Sociali e Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca, anche in raccordo con la Commissione Affari Europei su tre filoni di lavoro: il sostegno economico all’inclusione sociale, organizzazione sinergica dei servizi e attuazione di politiche del lavoro finalizzate all’inserimento (tirocini, lavori di pubblica utilità e altri strumenti come borse o voucher di lavoro).