15 dicembre -
Dopo un tira e molla dai contenuti oscuri, il Governo ci riprova, ri-presentando il tanto atteso emendamento alla legge di stabilità 2016. Il quale però non risolve alcuna delle criticità già denunciate ed evidenziate dallo sciopero di 24 ore del 16 dicembre.
Insieme a disposizioni sul rischio clinico che si ritrovano in altre leggi, continuano, infatti, a mancare certezze per le migliaia di assunzioni di medici, ed infermieri, annunciate in pompa magna, ed i relativi finanziamenti. Il colpo ad effetto, necessario all’immagine ed al marketing del ceto politico, si esaurisce, infatti, nella possibilità per le Regioni, di procedere ad assunzioni di personale e stabilizzazione di precari, ma ad invarianza del tetto per la spesa del personale congelata al lontano 2004. Ed il superamento del DPCM in materia di precariato rimarrebbe l’unico dato positivo.
Non basta avere ridotto i tempi per fare dimenticare che si tratta di procedura, certo meno fumosa ma ancora costellata di troppi se, e rinchiusa in una cornice finanziaria a maglie strettissime. Che non viene nemmeno sospesa per le finalità esposte in premessa. Né si può sottacere il ricorso a nuove sacche di precariato, grazie all’autorizzazione a quel lavoro flessibile che troppo ricorda l’uso ed abuso di contratti atipici confinanti con il caporalato 2.0.
Ancora una volta è il costo del personale della sanità a concorrere alla tenuta dei bilanci e la rideterminazione al ribasso della dotazione organica diventa l’ obiettivo. Non a caso si passa dai livelli essenziali organizzativi del primo testo ad un generico piano di fabbisogno del personale. Come se servisse una legge per affermarne la necessità.
La sanità pubblica è così chiamata a pagare, da sola, il conto dei mille rivoli di spesa della legge di stabilità. Sia con il taglio delle prestazioni erogate ai cittadini, dai 22 milioni caduti sotto la mannaia del decreto enti locali a quelli che sono in cantiere, che con la decapitalizzazione del lavoro dei medici e degli altri professionisti, cui si continuano a scippare risorse certe con il famigerato comma 128, che mina quella contrattazione di secondo livello che serve a premiare merito e produttività.
Il gioco di prestigio consiste nel tirar fuori dal cilindro la parola magica assunzioni, per dimostrare di volere rispondere alle criticità aperte dalla fine di turni di lavoro in deroga alla legge. Ma, senza soldi aggiuntivi, e senza deroghe al tetto di spesa, le parole rischiano solo di essere una beffa, l’ennesima promessa scritta sull’acqua, affidata non più ai fantastiliardi derivanti dalla riduzione immediata della medicina difensiva ma ad improbabili risparmi, incerti nei tempi e nei numeri.
Ormai, però, il trucco è scoperto: nessuna posta in campo per il rinnovo di contratti e convenzioni, risorse solo virtuali per assunzioni, pure giudicate necessarie, ulteriore sottrazione al monte salari dei medici di circa 100 milioni all’anno. Nessuno si meravigli, quindi, della protesta della sanità che porta allo
Sciopero di 24 ore del 16 dicembre e alla successive 48 ore di gennaio. Andremo avanti, fino a quando il grido di dolore per le sorti della sanita pubblica e del nostro destino professionale non arriverà nelle torri di avorio della politica, sorde e cieche, al di là di un formale rispetto.
Costantino Troise
Segretario nazionale Anaao Assomed