27 ottobre -
La seconda parte di “Nutrire il pianeta, nutrire in salute” chiama in causa gli esperti che hanno valutato i comportamenti e gli stili di vita in relazione alle diverse fasi della crescita umana e ad alcune patologie di grande impatto sociale. Dagli adulti ai bambini, dalle donne in gravidanza a chi soffre di patologie croniche, in particolare il diabete, considerata una pandemia. Ma gli esperti mollano le briglie: il diabetico deve vivere e nutrirsi come gli altri. Il problema è che gli altri si nutrono male.
Punto chiave degli stili di vita, oggi, è l’attività fisica, elemento utile per tenere lontane le malattie. Ne ha parlato
Livio Luzzi, dell’università di Milano, che ha spiegato come l’essere umano è predisposto a fare sport per tenere a bada il peso e per mettere in moto tutto l’apparato metabolico che produce benessere. Per avvalorare questa tesi basta pensare a che cosa è successo in Cina. “Negli anni ottanta – ha spiegato l’esperto - la Cina registrava uno 0% di obesità, ma nel giro di 20 anni, l’evoluzione industriale nella provincia di Pechino, ha portato l’indice di obesità a livello dei paesi occidentali. L’Italia non è da meno e gli errori sono da imputare alle Istituzioni perché la prescrizione di dieta è rimborsata, mentre la prescrizione di attività fisica è a carico dell’individuo”.
Ma perché l’attività fisica faccia bene occorre che sia prescritta bene e che si tenga conto di tutte le componenti che producono efficacia e benessere. Lo ha spiegato
Giorgio Galanti dell’università di Firenze che ha posto l’accento sull’idratazione, una prassi quasi dimenticata. “I nostri muscoli sono fatti per il 75% di acqua – dice l’esperto - e quindi vanno idratati quando perdono questo elemento in seguito all’attività fisica. Ricordiamoci quindi di bere e di nutrirci con frutta e verdura. Ma nella dieta dello sportivo non devono mancare latte e cioccolata, magari alla sera prima di dormire per dare energia agli ormoni della crescita che lavorano di notte, oltre a ciliegie, barbabietole, vino e olio”.
Ma alimentazione vuole anche dire nutrizione e integratori. Con quali vantaggi salutistici?
Cristophe Didion della commissione europea, sottolinea che il messaggio salutistico è importante per l’industria e oggi, fortunatamente, i claim della salute sono sottoposti a regolamenti che verificano le evidenze scientifiche che possono essere descritte sulle etichette.
Per
Lorenzo Morelli, evidenziare le caratteristiche nutrizionali sulle etichette costituisce arricchimento per le aziende produttrici ma anche per i fruitori. “Stiamo vivendo un eccesso di info alimentare – ha detto il biologo - blog, internet, tv che insegnano a cucinare e a dimagrire. Ma avere indicazioni in etichetta, valutate a livello scientifico, è sicuramente importante quando coinvolge la salute. Purtroppo il consumatore non è sempre garantito perchè, alcuni prodotti merceologico che non solo alimenti (shampo e detersivi) hanno il permesso di usare termini come probiotico”.
Analogo discorso per gli estratti vegetali, che inizialmente dovevano essere sottoposti agli stessi controlli degli integratori, ma quando ci si è resi conto che una pianta conteneva migliaia di molecole, tutto si è fermato e ogni Paese si regola autonomamente. “L’Italia ha deciso alcune locuzioni che si possono riportare in etichetta – spiega
Maria Laura Colombo dell’università di Torino-, tenendo conto che molti integratori sono a base vegetale”. Ma quando si può ricorrere agli integratori? Risponde Mauro Picardo, dell’IFO di Roma: “Gli integratori servono per chi ha un deficit vitaminico o di minerali, per gli anziani, per dare una supplementazione di nutrienti specifici, che non interferiscono con le patologie e possono semplicemente integrare la dieta che deve essere corretta e bilanciata”.
Per finire, la sicurezza alimentare importante per la valutazione del rischio. “In Italia – dice
Alberto Mantovani, dell’Istituto Superiore di Sanità - è alta. Abbiamo un organismo robusto, ma servono più conoscenze, un patrimonio di dati per intervenire sui processi anomali e modificarli”. Questo ha un costo, ma se rapportato ai benefici è un passaggio importante. Per
Stefano Cinotti dell’Istituto zooprofilattico di Brescia, “in Italia si fanno 22 milioni di esami tra il settore alimentare e quello zooprofilattico, con 4.000 unità operative al costo di 290 milioni all’anno. Cinque euro per cittadino”.
L’Italia sembra quindi l’hub della sicurezza alimentare, della dieta per la salute e della qualità degli alimenti disponibili. Ma come sempre siamo anche il paese delle contraddizioni, abbiamo più coste di tutti i Paesi europei, produciamo più pesce, ma siamo quelli che ne consumano di meno. Abbiamo più terre coltivate, ma proprio al Sud i cittadini sono meno attenti alla dieta mediterranea.
Oggi nuovi modelli alimentari e proposte educazionali, con indicazioni delle priorità. Firma della Carta di Milano da parte dei Ministri della salute e dei capi delegazione.
Edoardo Stucchi