4 marzo -
"Il traffico d'organi per trapianti rappresenta una grave violazione dei diritti umani come stabilito dalla Convenzione d'Oviedo per la protezione dei Diritti dell'Uomo e della Dignità dell'Essere Umano del 1997. Un principio che purtroppo viene spesso trascurato in nome del mero profitto economico. Quindi è importante che la condotta di chi esercita il traffico di organi sia perseguita penalmente come reato". Lo afferma la senatrice
Nerina Dirindin, capogruppo Pd in commissione Sanità, intervenendo nel dibattito sul Disegno di legge sul Traffico d'organi.
"A quanto risulta, il fenomeno del traffico d'organi - sottolinea Dirindin - non è attualmente un problema italiano; secondo il Centro Nazionale Trapianti non si conoscono casi di richiesta di autorizzazioni o di rimborso per prestazioni effettuate all'estero né esistono casi di pazienti usciti dalle liste di attesa per motivi diversi dal trapianto o da variazioni delle loro condizioni cliniche. Non si può tuttavia escludere situazioni che sfuggono ai controlli, da cui l'importanza della regolamentazione. Va ribadito che alla base del traffico d'organi c'è il grave problema della povertà e delle diseguaglianze tra persone e tra Paesi. Sono le fasce più povere della popolazione e i paesi più poveri le vittime consapevoli e inconsapevoli del traffico illecito.
"L'unica garanzia di contrasto - concludee Dirindin - può e deve essere rappresentata dai sistemi sanitari pubblici che devono garantire la prevenzione e il trattamento delle disfunzioni d'organo in modo tempestivo ed appropriato e devono assicurare un sistema di trapianti assolutamente trasparente e tracciabile. Così come deve diffondersi sempre più nella popolazione quella cultura della donazione, raccomandata nella Convenzione di Istanbul, che ancora trova tanti ostacoli nel nostro Paese".