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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Gullotta (Parafarmacie): “Lorenzin difende la casta. Motivazioni strumentali”

6 febbraio - “Come era ampiamente prevedibile la crociata di chi, mascherandosi dietro la parola bene comune,  lavora da sempre esclusivamente nell’intento di preservare all’infinito i propri privilegi è già cominciata. Non ci stupisce dunque l’attacco mediatico che il ministro Lorenzin, insieme ad autorevoli esponenti del Nuovocentrodestra, ha sferrato apprendendo l’arrivo di un pacchetto di liberalizzazioni comprensivo dei farmaci, annunciato dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi”.
 
Replica così alle dichiarazioni del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e di alcuni politici di Ncd, il presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, Davide Gullotta.
 
“Come da copione le lobby dei farmacisti stanno già intervenendo con ogni mezzo, anche non convenzionale, affinché nulla muti – precisa Gullotta – le dichiarazioni rilasciate in questi giorni da parte di alcuni politici del Nuovocentrodestra oltre ad essere banalmente infondate e strumentali offendono un’intera categoria che lotta per il diritto di esercizio della professione. Il problema è uno solo e solo su questo piano accettiamo il confronto: è inammissibile che ad oggi, così come accadeva nelle corporazioni medioevali, la professione di farmacista ancora si eredita di padre in figlio”.
 
Nelle parafarmacie vigono gli stessi requisiti di sicurezza e controllo per i farmaci previsti nelle farmacie, ricorda il presidente della Federazione, oltre al fatto che nelle stesse parafarmacie lavorano farmacisti (abilitati e inscritti all’ordine professionale) molti dei quali in passato erano a loro volta dipendenti, direttori e in alcuni casi anche proprietari di Farmacia. “Con queste premesse bisogna leggere anche le recenti sentenze della Corte Costituzionale ed Europea che – conclude Gullotta – non escludono affatto la vendibilità della fascia C in parafarmacia: escludono bensì l’incostituzionalità della legge e rimandano la questione al legislatore italiano”.
6 febbraio 2015
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