20 ottobre -
La Camera dei Deputati ha approvato ieri, in via definitiva, il Ddl in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (in allegato, a fondo pagina, il testo integrale del ddl. Il testo definitivo è quello della colonna di destra).
Diventa quindi legge anche la possibilità di pensionamento a 70 anni dei medici dirigenti (art. 22 del ddl) e la possibilità per le amministrazioni pubbliche di sottoporre a nuova valutazione i provvedimenti di concessione della trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale già adottati prima del 2008.
Due possibilità contro le quali si erano duramente espressi i sindacati medici. “L’approvazione definitiva ieri sera alla Camera del Ddl Lavoro con la possibilità della pensione a 70 anni per i medici rappresenta un’altra picconata contro migliaia di precari che vedono allontanarsi ancora di più la stabilizzazione”, afferma il
segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza, spiegando che ad essere colpiti saranno anche “i medici giovani e con incarichi professionali che si vedono ulteriormente preclusa la carriera dagli apicali, a partire dai direttori di struttura complessa (ex primari), che avranno maggiore interesse a rimanere in servizio”. La legge prevede infatti che i medici pubblici possano andare in pensione, su propria istanza, con 40 anni di contributi effettivi, ma senza oltrepassare i 70 anni di età. “Ma poiché quasi tutti i medici sono assunti dopo i 30 anni, questa legge di fatto introduce il pensionamento a 70 anni”, osserva Cozza.
Una “iniquità che - secondo il leader della Fp Cgil Medici - si aggiunge alla possibilità di revoca del part time per le donne medico, scelta in primo luogo dettata da necessità familiari, e più in generale ad una legge sbagliata che colpisce i diritti di tutti i lavoratori”.
Della stessa opinione
Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed: “L’Anaao ha in ogni occasione e sede richiesto di risolvere la piaga del lavoro precario che nega i diritti contrattuali a migliaia di medici e riceviamo in risposta un ulteriore blocco alla loro stabilizzazione ed un prevedibile allargamento del fenomeno”. Il Ddl Lavoro “penalizza i diritti sociali ed il lavoro” e dà alle amministrazioni la possibilità “di revocare i contratti già stipulati, colpendo i medici donna che costituiscono quasi il 60% dell'universo professionale medico” e che secondo Troise saranno ancor più penalizzate ancor più di oggi da una organizzazione del lavoro che già oggi compromette la loro sfera familiare e professionale. “Dopo il blocco del turn-over, la riduzione dei contratti a tempo determinato, il blocco del rin-novo contrattuale 2010-2012, la possibilità discrezionale delle Amministrazioni di revocare gli incarichi dirigenziali anche dopo valutazione positiva, il taglio al finanziamento regionale di 8,5 mld di euro – osserva il segretario nazionale dell’Anaao -, continuano ad essere emanate norme che aggravano ulteriormente le condizioni di lavoro dei medici e dei sanitari del SSN, con pericolose ricadute sulla qualità e funzionalità dei servizi”.
Disappunto anche per l’Aaroi-Emac. “Abbiamo sperato fino alla fine – afferma
Vincenzo Carpino, Presidente dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica -, ma oggi dobbiamo prendere atto del fatto che è legge il provvedimento che dà la possibilità ai medici di prolungare l’attività fino a 70 anni, nel caso in cui non si raggiungano 40 anni di servizio effettivo”. “Il provvedimento – sottolinea Vincenzo Carpino -, rendendo indisponibili i posti dei medici che restano in servizio fino a 70 anni, favorisce il blocco del ricambio generazionale della dirigenza medica e di conseguenza un inesorabile aumento del precariato. L’Aaroi-Emac ribadisce ancora una volta la netta contraddizione tra due provvedimenti: da un lato la prematura “rottamazione” dei medici con quarant’anni di contribuzione, compresi gli anni riscattati, voluta dal Ministro Brunetta e dall’altro la permanenza in servizio, a discrezione, fino al compimento dei 70 anni. “Con la rottamazione – spiega Carpino -, si mandano a casa colleghi non ancora sessantenni, che offriranno la loro professionalità all’ospedalità privata. Con il recente provvedimento, invece, altri colleghi resteranno in ospedale fino a 70 anni. Un prolungamento dell’età pensionabile contro cui continueremo a batterci perché palesemente in conflitto con le battaglie e l’impegno di tanti anni che l’Associazione ha profuso per il riconoscimento di attività usurante a favore degli anestesisti e rianimatori”. Secondo l’Associazione, infine, queste norme si scontrano con il buon governo della Sanità: anticipare o ritardare forzatamente la pensione crea più problemi alla Sanità di quanti non ne risolva alle casse della previdenza.
E' “il trionfo della gerontocrazia nella dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Sistema sanitario nazionale, che crea ostacoli al rinnovo delle intelligenze senza alcun risparmio nelle aziende”, .secondo il sindacato dei veterinari di medicina pubblica. “L’ennesima norma discrezionale – afferma la Sivemp - messa a disposizione delle aziende per la gestione del personale dirigente: si dà la possibilità da una parte di rottamare i dirigenti sgraditi ancorché di età inferiore a 65 anni, dall’altra di consentire la permanenza in servizio dei dirigenti graditi fino a 70 anni”.