16 settembre -
La pediculosi è un'infestazione causata dalla presenza di pidocchi, piccoli insetti grigio-biancastri senza ali, con il corpo appiattito e le zampe fornite di uncini particolari, che permettono loro di attaccarsi fortemente a capelli e peli in genere; sono forniti, inoltre, di un apparato buccale adatto a perforare la cute e a succhiarne il sangue.
I pidocchi agiscono come parassiti (organismi che vivono "a carico" di altri organismi) e si nutrono pungendo la parte del corpo colpita (cuoio capelluto, corpo o pube), depositando un liquido che causa intenso prurito. Caratteristica fondamentale dei pidocchi è quella di vivere, quasi esclusivamente, sul corpo umano, poiché non possono vivere a lungo lontani dall'ospite.
Il pidocchio, infatti, è un ospite specifico. Gli animali domestici non rappresentano una fonte di trasmissione per l'uomo, così come i pidocchi umani non vengono trasmessi agli animali.
Contrariamente a quanto si tende a credere, i pidocchi "non saltano" da una testa all'altra. Il contagio avviene fra persona e persona, sia per contatto diretto, che attraverso lo scambio di effetti personali quali: pettini, spazzole, fermagli, sciarpe, cappelli, asciugamani, cuscini, biancheria da letto ecc.
Altro pregiudizio è credere che i pidocchi infestino solo le persone sporche. Qualsiasi individuo può essere infestato, indipendentemente dalla sua igiene. Quando c’è un caso in famiglia tutti si dovrebbero controllare a vicenda.
L'infestazione è più frequente nelle scuole, nelle colonie, negli oratori, nelle palestre, in cui vi sono molte occasioni di contatto.
Tra le numerose specie di pidocchi esistenti in natura, quelle che diventano parassiti dell'uomo sono:
- Il pidocchio del capo (Pediculus humanus capitis) che causa la maggior parte delle infestazioni.
Di colore grigiastro, spesso si mimetizza con il colore dei capelli dell'ospite.
Di solito si ritrova sulla testa dei bambini e in particolare nelle zone della nuca e dietro le orecchie.
L'insetto è munito di zampette uncinate, che si ancorano ai capelli; il passaggio da un ospite all'altro avviene per contatto diretto del capo o, indirettamente, attraverso lo scambio di effetti personali: cappelli, pettini, sciarpe, cuscini ecc.
- Il pidocchio del corpo (Pediculus humanus corporis)
Non si distingue, per la forma, da quello del capo, e la diagnosi differenziale si effettua in base alla localizzazione.
Lo si ritrova spesso negli indumenti usati da persone infestate e in questi può sopravvivere anche per un mese.
Anche questo pidocchio si trasmette per contatto diretto, oppure attraverso indumenti e biancheria da letto.
- Il pidocchio del pube (Phthirus pubis).
Detto anche piattola, per la sua forma schiacciata, è fornito di arti e uncini molto robusti, capaci di ancorarsi a peli più corposi del capello. Si trasmette per contatto intimo, soprattutto negli adulti.
Le tre specie sono molto simili tra loro: succhiano il sangue del soggetto che parassitano, vivono su un solo ospite e si sviluppano in stadi successivi:
1. uova (lendini)
2. ninfa (forma immatura del pidocchio)
3. pidocchio adulto (in grado di riprodursi).
Le uova sono attaccate alla radice del capello con una loro colla naturale, difficilissima da sciogliere, sono opalescenti, lunghe circa 1 mm e di forma allungata. Le uova vengono deposte 24 o 48 ore dopo l'accoppiamento, a seconda della temperatura più o meno favorevole.
La ninfa rappresenta la forma immatura del parassita adulto; si nutre di sangue da 2 a 5 volte al giorno e diventa adulta, attraverso 3 mute, dopo 7-13 giorni
L'insetto adulto femmina è più grande del maschio; la femmina del pidocchio del capo depone circa 5 uova al giorno, che maturano e si schiudono in 7 giorni, alla temperatura ottimale di 32° C.
Gli unici pidocchi in grado di diventare possibili vettori di microrganismi patogeni per l'uomo sono i pidocchi del corpo, che presentano problemi di sanità pubblica nei periodi caratterizzati da calamità naturali o da guerre, in cui sono frequenti situazioni di promiscuità e di disagio sociale.
Quelli del capo, pur rappresentando un problema di sanità pubblica per la rapidità con cui si propaga l'infestazione, coinvolgendo spesso intere classi di alunni, presentano il vantaggio di non poter sopravvivere più di due o tre giorni al di fuori del corpo umano e di essere facilmente attaccati dai vari sistemi di disinfestazione.
Come si manifesta
Le prime punture del pidocchio non si sentono perché nella saliva c’è una sostanza che toglie la sensibilità.
Dopo qualche settimana, la persona inizia a provare prurito locale, avvertendo così la presenza del parassita.
Il prurito è, dapprima, localizzato alle zone di deposizione delle lendini e, in seguito alla nuca e alla parte alta del tronco.
E' causato da una reazione allergica alla saliva dell'insetto e, pertanto, tra l’infestazione e la comparsa dei sintomi trascorre un periodo di latenza, durante il quale è facile la trasmissione della malattia.
Il grattamento può essere causa di lesioni escoriative, impetiginizzazione e ingrossamento locale dei linfonodi.
La diagnosi si basa sull'intensa sintomatologia pruriginosa al capo e sul ritrovamento dell'insetto adulto e delle lendini, specialmente all’altezza della nuca o dietro le orecchie, che appaiono come puntini bianchi o marrone chiaro, di forma allungata, traslucidi, poco più piccoli di una capocchia di spillo.
Si differenziano dalla forfora in quanto le lendini non si staccano dal capello quando lo si fa scorrere tra le dita, essendo tenacemente attaccate ad esso da una particolare sostanza adesiva. La forfora, al contrario, è facilmente asportabile.
Ecco in breve cosa fare:
- effettuare un'accurata ispezione del capo, magari con l'aiuto di una lente d'ingrandimento in un ambiente intensamente illuminato, per individuare e rimuovere manualmente pidocchi e uova
- trattare i capelli con un prodotto antiparassitario specifico
- dopo il trattamento, usare un pettine possibilmente in acciaio a denti molto fitti (i pettini in plastica tendono facilmente a deformarsi), per rimuovere le uova, pettinando accuratamente ciocca per ciocca partendo dalla radice del capello, oppure cercare di sfilarle manualmente; l'eliminazione delle uova è facilitata se si bagna il pettine o meglio la capigliatura con una soluzione al 50% in acqua di aceto, in grado di diminuire l'adesione delle uova al capello
- disinfettare le lenzuola e gli abiti, che vanno lavati in acqua a 60°C o a secco (in particolare i cappelli), oppure lasciare gli abiti all'aria aperta per 48 ore (i pidocchi non sopravvivono a lungo lontani dal cuoio capelluto)
- lasciare all'aria aperta o conservare in un sacchetto di plastica ben chiuso per 2 settimane gli oggetti o i giocattoli venuti a contatto con la persona infestata
- lavare e disinfettare accuratamente pettini, spazzole e fermagli, immergendoli in acqua molto calda per 10-20 minuti (il parassita è sensibile al calore)
- non utilizzare in comune pettini, spazzole, fermagli o cappelli
- in caso di infestazione delle ciglia si può usare un unguento all'ossido di zinco o vaselina; è possibile rimuovere i parassiti e le uova con l'uso di pinzette.
La riammissione a scuola
La circolare del Ministero della sanità n. 4 del 13 marzo 1998 prevede “restrizioni della frequenza di collettività fino all’avvio di idoneo trattamento di disinfestazione, certificato dal medico curante”.
Se si seguono scrupolosamente le indicazioni per eliminare i pidocchi, il bambino può tornare a scuola il giorno successivo al primo trattamento.
Qualora il bambino non venga adeguatamente sottoposto a trattamento antiparassitario, dovrà essere disposto l’allontanamento dalla scuola, in modo da interrompere la catena di trasmissione e verrà richiesto un certificato medico di riammissione.
Nel caso in cui il mancato controllo del bambino da parte dei genitori possa legittimamente configurare una carenza della funzione genitoriale, può essere prevista una segnalazione al servizio socio-assistenziale, per i provvedimenti del caso.