15 maggio -
Chissà se all’interno della Commissione Affari Sociali, dove i deputati sono impegnati sul lavoro di esame e presentazione degli emendamenti al decreto Balduzzi, arriva l’eco della manifestazione che le associazioni delle famiglie di malati e i vari coordinamenti regionali a favore delle cure con staminali hanno inscenato all’esterno di Montecitorio.
I toni della protesta certo non sono dei più concilianti visto che gli slogan che si leggono sui manifesti sono del tenore “Avrete i nostri figli sulla coscienza”, “Assassini, vergognatevi”, “Sì alla vita, sì a Stamina”, ma anche “Lasciateci curare, i bambini non si toccano”, piuttosto che “Non è la malattia ad ucciderci, siete voi a condannarci a morte”.
Il perché di questa manifestazione è dovuto al fatto che la Commissione Affari Sociali della Camera sta pensando di modificare in senso maggiormente restrittivo il decreto che il Senato ha già approvato in prima lettura stabilendo che le terapie a base di staminali sono trapianti e non farmaci. Definizione questa che aveva fatto ricadere sul nostro Paese una serie di critiche dal mondo scientifico e accademico (premi Nobel e ricercatori) con annessi editoriali di fuoco da parte della rivista Nature.
Il decreto, infatti, dovrebbe essere cambiato e reso più rigoroso sotto il profilo delle sperimentazioni in modo da proteggere i pazienti. Quello a cui i deputati, dopo una serie di audizioni ad Aifa, Iss, Cnt, tra gli altri, stanno pensando è di emendare il testo in modo da avviare una sperimentazione sul metodo stamina (tuttora privo di brevetti e in quanto tale sottratto, poichè classificato trapianto e non farmaco, all’autorizzazione dell’Agenzie nazionale del farmaco) centralizzata coordinata dal Ministero di concerto con l'Aifa.
Insomma quello che le famiglie e il presidente di Stamina, Davide Vannoni, temono è una stretta sulle terapie che, qualora passasse questa linea, dovrebbero essere sottoposte a regole più stringenti rispetto a quelle previste per i trapianti.