27 novembre -
Condivido la preoccupazione del Primo Ministro sulla sostenibilità del Ssn. E anche sulla posta in palio: proprio in un Servizio pubblico che tutela la salute, di cui giustamente si deve andar fieri, la Nazione dà prova della sua civiltà. Il tema è come noi, che lo abbiamo fin qui utilizzato, questo Servizio lo consegneremo a chi verrà dopo.
La prima soluzione è istituzionale e riguarda l'utilizzo corretto delle risorse disponibili. E' sotto gli occhi di tutti come la deriva regionalistica, per cui ciascuna regione si è trasformata in una sorta di Azienda sanitaria che legifera in modo concorrente e con il Parlamento e con le altre Regioni, comporti un non sopportabile costo per il Servizio, sia in termini economici, giacché nessun sistema può tollerare un'articolazione in 21 centri di spesa autonomi, sia in termini umani, dal momento che, in forza di questa bislacca autonomia, ci sono luoghi del Paese dove il diritto non è più esigibile. Bisogna riportare il Sistema a un unico livello di legislazione, che individui, secondo criteri basati sull'evidenza scientifica, il chi, il dove, il come e il quando, evitando il pericoloso, anche per i cittadini, tutti fanno tutto.
La seconda soluzione è culturale e riguarda lo sviluppo della medicina dei sani, che modifichi i fattori di produzione della malattia. Nessun sistema potrà sopportare una demografia di anziani malati e soli, a fronte di un sempre più scarso numero di nuovi nati. Occorre, soprattutto da parte dei medici di medicina generale, che hanno, singolarmente, una precisa popolazione assegnata, una sanità d'iniziativa, che promuova stili di vita e comportamenti finalizzati al mantenimento della salute: quei medici vanno aiutati ad appassionarsi a questo mestiere e non vessati da inutili consegne burocratiche.
Come si vede, si tratta di sfide tutte politiche, che la politica non può non raccogliere, affidandosi esclusivamente a conti ragionieristici che, alla fine, non salveranno neppure i conti.
Claudio Gustavino
27 novembre 2012
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