17 ottobre -
“Il Ministro Schillaci, dopo una giornata conclusa all’insegna del “morale sotto i tacchi” per tutti gli attori della sanità italiana, ha voluto rassicurare che le risorse ci sono e che verranno equamente divise tra il 2025 e il 2026. E qualcosa deve essere successo, nella notte, tra il numero uno del Ministero della Salute e i vertici del MEF. Un incontro risolutore deve esserci stato se, rispetto ai miseri 900 milioni in iniziali previsti dal DpB, a cui si aggiunge il miliardo della precedente Manovra, si è passati a circa un 1 miliardo e 200 milioni. Lo conferma, alla fine, il numero uno del MEF, Giorgetti, che almeno per il 2025 ha evidenziato come l’aumento per la sanità, in totale, sarà in linea con quanto era stato preventivato, ovvero circa 2 miliardi e 300 milioni. Una magra consolazione? Forse, ma non certo il disastro iniziale che era stato immaginato nelle prime ore del pomeriggio di ieri e che aveva fatto gridare allo scandalo”. Questo il commento, in una nota, del sindacato degli infermieri Nursing Up.
“Non c’è dubbio che nel balletto delle cifre, noi pretendiamo chiarezza: non possono essere nuovamente gli infermieri e gli altri professionisti dell’assistenza a pagare sulla propria pelle queste incertezze”, precisa però
Antonio De Palma, presidente Nazionale del Nursing Up. “Inizialmente, secondo il Documento Programmatico di Bilancio (DpB), per il 2025 erano stati prevista una cifra davvero esigua, ovvero 900 milioni in più, a cui si aggiunge il miliardo già previsto. Tuttavia, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha chiarito che l’aumento sarà invece di circa 1 miliardo e 200 milioni, per una cifra totale, che per l’anno a venire, supererà i 2 miliardi, mantenendosi quindi in linea con il Pil”, ricostruisce il sindacato.
“Gli incrementi per la sanità – commenta De Palma -, inutile nascondersi, sono nettamente inferiori rispetto alle aspettative e alle necessità. Questa cifra sarebbe ben lontana dai 4,7 miliardi suggeriti dai primi rumors governativi. Tuttavia, a quanto apprendiamo, qualcosa è stato leggermente rivisto, anche se non siamo di fronte a rivoluzioni. Regna sovrana, comunque, la grande incertezza. La frammentazione degli interventi rimane alla fine inadeguata alle necessità urgenti del personale sanitario. Non possiamo permetterci di attendere ulteriori anni per vedere risultati concreti nelle buste paga. La sanità pubblica ha bisogno di fondi strutturali e non di misure provvisorie”.
Inoltre, secondo il leader del Nursing Up, “una concreta integrazione delle risorse contrattuali, dovrebbe essere immediata, e quindi impattare sul CCNL 2022/2024 attualmente in discussione, e non legata a quello successivo, così come non possono essere rinviati di un ulteriore anno capitoli chiave come le assunzioni e la valorizzazione dei professionisti dell'assistenza, l’abbattimento delle liste di attesa, e la cancellazione dei tetti di spesa per le assunzioni”.
“Gli infermieri e le professioni sanitarie ex legge 43/2006 sono stanchi di aspettare e meritano risposte rapide e concrete. Si abbia, per una volta, il coraggio di spostare una parte delle risorse che ci dicono impegnate per gli anni futuri, direttamente sul CCNL 2022/24 in fase di rinnovo, prevedendone la specifica destinazione al personale infermieristico e delle professioni sanitarie. La nostra manifestazione di protesta del 20 novembre, accanto ai medici, assume, alla luce di quanto sta accadendo, ancora più senso”, conclude De Palma.