Smi: “Una legge che cancella il diritto universale alla salute”
“L’autonomia differenziata approvata oggi alla Camera dei Deputati diventerà legge e così si correrà il rischio che non sarà più certa l'esigibilità dei diritti e l'accesso alle prestazioni sanitarie, alla tutela della salute, in modo uniforme in tutto il Paese, a scapito di quanto prevede l’articolo 32 della nostra Costituzione” così Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI.
“Con questo provvedimento, il sistema sanitario sarà finanziato regionalmente: le entrate verranno raccolte e utilizzate solo all’interno della stessa regione, non più distribuite su tutto il paese. Ciò comporterà che le risorse necessarie per l’assistenza dipenderanno dalla capacità fiscale specifica di ogni territorio, non più dalle effettive esigenze sanitarie e di salute della popolazione. Quello che verrà a mancare è un vero e proprio meccanismo di solidarietà, uno strumento per mitigare, ridurre e prevenire le disuguaglianze sulla salute delle persone”.
“Senza criteri veramente solidali e centralizzati, tenuto conto di tutte le debolezze che le regioni hanno mostrato nella lotta al Covid , le risorse pubbliche per i LEA (ovvero le entrate regionali e le integrazioni dello stato) non saranno in grado di soddisfare i bisogni di salute differenziali della popolazione. Occorreva, inoltre, definire meglio alcuni Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) in modo da garantire stessi servizi e diritti in tutto il Paese”.
“Per quanto riguarda la contrattazione integrativa regionale per l’area della medicina convenzionata del SSN, si metterà in atto una concorrenza fra Regioni che provocherà un ulteriore trasferimento di personale nelle Regioni più ricche, determinando un aumento della mobilità interregionale, in particolare dal Sud al Nord con un incremento delle diseguaglianze; stessa situazione potrà realizzarsi per le professioni mediche e sanitarie dipendenti del SSN. L’autonomia differenziata reintrodurrebbe, di fatto, le gabbie salariali e metterebbe seriamente a rischio la contrattazione collettiva a livello centrale”.
“Facciamo appello, per queste ragioni, a tutti i colleghi, ai cittadini, all’associazione dei malati, ai sindacati della categoria medica, affinché si realizzano iniziative nel Paese che fermino l’autonomia differenziata e rilancino il Servizio Sanitario Nazionale equo, universale e pubblico”.