25 maggio -
“Donare un rene ad uno sconosciuto senza chiedere nulla in cambio è oggi possibile in Italia. Ma quanto inciderà questa opportunità sul numero di trapianti e donatori, in flessione del 3,4% nel primo trimestre 2010 rispetto all’analogo periodo 2009? Probabilmente meno dello 0,1%. Per di più con un meccanismo a mio modo di vedere eticamente rischioso”. Questo il commento del Senatore Ignazio Marino, chirurgo e Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Ssn, all’autorizzazione giunta dal Consiglio Superiore di Sanità delle donazioni cosiddette “samaritane”.
“Il punto – ha affermato Marino – è incentivare le donazioni da viventi legati da vincoli d’amore o d’affetto,da noi drammaticamente basse e invece largamente diffuse in altri paesi. Bisognerebbe approntare una massiccia campagna di informazione e sensibilizzazione sulle donazioni da viventi mossi da sentimenti di amicizia e affetto, in particolare per il trapianto di rene. Se le persone sapessero da giornali, tv, radio e internet,che si può donare un rene ad una persona cara condannata alla dialisi, i trapianti di rene potrebbero aumentare del 30-50%. Non dimentichiamo che le persone disperatamente in lista d’attesa oggi sono circa novemila”.
“L’informazione per un familiare sulla possibilità di donare un rene dovrebbe avvenire come procedura ordinaria in tutti i centri trapianti – ha sottolineato Marino – dobbiamo renderci conto che in Italia su circa 1700 trapianti di rene eseguiti nel 2009 sono solo alcune decine quelli da donatori viventi. In altri paesi, a partire dagli Stati Uniti, il numero di trapianti di rene da donatore vivente ha invece superato da diversi anni il numero di trapianti da donatore cadavere”.
“Nella mia lunga esperienza americana – ha ricordato Marino – mi sono sempre rifiutato di eseguire trapianti da donatori samaritani, che comunque venivano effettuati, pur di rado, negli istituti che ho diretto. Ho invece sempre sostenuto, eseguito ed incentivato i trapianti da donatori viventi legati da vincoli di affetto. Non sono convinto che sia giusto sottoporre una persona non legata da vincoli affettivi al rischio di un intervento chirurgico. Non arriverei a proibirli ma non mi convincono né come percorso etico né come soluzione alla drammatica lunghezza delle lista d’attesa,soprattutto nel caso del trapianto di rene”.
25 maggio 2010
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