29 giugno -
In Fnomceo già al lavoro alcune ‘task-force’ che approfondiranno diverse tematiche: ospedale, territorio, formazione, libera professione. “Sul territorio, è il momento di entrare nell’era del post distretto: non abbiamo bisogno di nuovi dirigenti ma di team di professionisti che si siedano al letto del malato”.
“Ringraziamo il Presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, per le belle e significative parole pronunciate ieri sera a Bergamo. Abbiamo certamente apprezzato il riconoscimento ai medici e al personale sanitario, per la loro disponibilità e umanità. Soprattutto, dobbiamo prendere atto della sua esortazione ad ‘assumere piena consapevolezza di ciò che è accaduto’, senza voler scotomizzare questi mesi drammatici per riprendere tutto come prima. Ha ragione il Presidente, quando afferma che ‘ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere. Significa allo stesso modo rammentare il valore di quanto di positivo si è manifestato’. Siamo d’accordo: dobbiamo ragionare su questo per non tradire la memoria dei nostri morti e le speranze di chi è rimasto”.
Questo il commento del Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici,
Filippo Anelli, al discorso pronunciato ieri sera a Bergamo dal Capo dello Stato.
“E allora, che cosa ha funzionato? – si chiede Anelli -. Sicuramente si è evidenziato in tutto il suo valore il ‘capitale umano’ del Servizio Sanitario nazionale, i nostri medici, i nostri infermieri, il personale sanitario. La loro abnegazione, la loro aderenza ai principi dei Codici di Deontologia, la loro professionalità hanno permesso al sistema di non collassare travolto dall’emergenza. E ha funzionato la resilienza degli italiani, il loro affidarsi alle politiche di prevenzione e di prudenza concordate dal Governo con le task force di medici e di esperti”.
“Che cosa, invece, ha mostrato tutta la sua fragilità? – continua Anelli -. Questo deve essere oggetto di una riflessione ineludibile e approfondita, cui il Presidente Mattarella ha dato ieri ufficialmente il La ma che la Professione, al suo interno, ha già avviato: il Comitato Centrale, l’organo di Governo della Fnomceo, ha prodotto alcuni Documenti, presentati al Ministro della Salute Roberto Speranza, alle Regioni, e in ultimo al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione degli Stati Generali”.
“La linea della Fnomceo è unitaria, e si svolge lungo diverse direttrici: la costruzione di ospedali in grado di dare tutte le risposte necessarie ai cittadini, con grandi bacini d’utenza e separazione tra i percorsi di cura “Covid” e “Non Covid”; l’azzeramento, subito, dell’imbuto formativo, lo sblocco del turnover, la ripresa delle assunzioni; il sostegno ai liberi professionisti; la valorizzazione del territorio, con sistemi di cura integrati e lavoro in team – aggiunge -. Lungo queste direttrici stanno sviluppando progetti organici alcuni Gruppi di lavoro interni al Comitato”.
“Quello che non possiamo non sottolineare che, in questa fase, è sul territorio che si gioca la partita forse più importante, in termini di prevenzione, di individuazione e spegnimento di nuovi focolai, per cercare di arginare sul nascere un’eventuale seconda ondata e anche per essere pronti a gestirla – spiega -. E questa partita può essere giocata solo in squadra: occorre superare le logiche a silos verticale per introdurre anche sul territorio il lavoro in team multi-professionali, con una condivisione orizzontale di competenze. È il momento di entrare nell’era del ‘post distretto’, eliminando, una volta per tutte, le gerarchie verticali che, sul territorio, hanno portato a una moltiplicazione di figure apicali senza un miglioramento reale nelle organizzazioni. Ora non abbiamo bisogno di nuovi dirigenti: abbiamo bisogno di professionisti che si siedano al letto del malato mettendogli a disposizione tutte le migliori competenze”.
“Il territorio ha logiche diverse dall’ospedale – ragiona Anelli -. Innanzitutto, quella della prossimità al paziente, vicino al quale – con le cure domiciliari o sul territorio - bisogna portare tutta l’assistenza di cui ha bisogno, senza costringerlo a spostamenti inutili e stressanti. Il medico di medicina generale deve poter lavorare in team con l’infermiere, con l’assistente sanitario, con i tecnici, con i fisioterapisti, con gli ostetrici, con gli psicologi e poter avviare consulti con gli specialisti ambulatoriali, interni ed esterni. E questo team deve avere accesso alla strumentazione necessaria per la diagnostica di primo livello, alla possibilità di fare medicazioni, di somministrare terapie iniettive, di vaccinare e di erogare tutte le prestazioni necessarie sia ai malati Covid sia ai malati cronici”.
“È questa la sanità del futuro, la sanità che serve e che fa bene al cittadino – conclude -. E, a disegnarla, devono poter essere gli stessi professionisti, che, insieme appunto ai cittadini, devono avere un ruolo di governo nelle politiche di salute. Non può esserci una vera rivoluzione nel sistema di cure se si insiste col riproporre modelli obsoleti e burocratizzati, lasciando, ancora una volta, il medico di famiglia a lavorare da solo, come è accaduto, con i risultati che tutti purtroppo conosciamo, nella prima fase dell’epidemia di Covid-19”.