21 marzo -
“Sia il Governo che le Regioni sono ora ben consapevoli di dover affrontare le nuove sfide del Servizio sanitario nazionale con un approccio necessariamente innovativo. Confido, allora, che non mancherà l'accordo su alcuni punti qualificanti”. È quanto ha affermato il Ministro della Salute,
Giulia Grillo durante la sua risposta al
Question time del M5S sullo stato delle trattative per la stipula del Patto per la Salute.
Qui di seguito la risposta integrale del Ministro.
Innanzitutto va detto che le Regioni hanno fornito negli ultimi anni numerose prove di collaborazione istituzionale, giungendo al miglioramento di molti indicatori di efficienza e contribuendo lealmente alle manovre di finanza pubblica. Tuttavia, il Servizio sanitario nazionale, pur avendo garantito un sostanziale universalismo, sembra avere tradito alcune aspettative, prima fra tutte quella della riduzione delle disparità geografiche.
Sia il Governo che le Regioni sono ora ben consapevoli di dover affrontare le nuove sfide del Servizio sanitario nazionale con un approccio necessariamente innovativo. Confido, allora, che non mancherà l'accordo su alcuni punti qualificanti che brevemente elenco.
In primo luogo il Patto, nella logica della valorizzazione dei rispettivi ruoli e responsabilità, dovrà prevedere una revisione dei meccanismi di controllo analitico dei processi e dei costi dei fattori produttivi, nonché l'individuazione di pochi, sintetici e significativi indicatori di risultato sotto il profilo economico, al fine di valutare lo stato di salute di ogni sistema regionale.
Di converso, il mancato rispetto di tali indicatori comporterà la piena responsabilità della Regione e dei suoi organi di Governo. Alle Regioni in difficoltà, in ogni caso, dovranno essere assicurate nuove forme di affiancamento e supporto.
In un rinnovato quadro di reciproca responsabilità sono assolutamente consapevole che da parte del Governo dovrà essere assicurato finalmente un quadro di risorse finanziarie non modificabili unilateralmente per il prossimo triennio-quinquennio. La certezza delle risorse rappresenta infatti indubbiamente un elemento indispensabile per programmare correttamente gli interventi sui territori regionali.
Concludo con quello che, per molti versi, ritengo il principale fattore qualificante del Patto. In esso, infatti, dovrà tornare al centro la formazione, la qualificazione e la valorizzazione del capitale umano, prevedendo nuove metodologie di definizione dei fabbisogni organizzativi e formativi, nonché la semplificazione dell'accesso dei professionisti e degli operatori al Servizio sanitario nazionale per ottenere un efficace e tempestiva copertura degli stessi fabbisogni che, come sappiamo, risultano essere in grave sofferenza.
Su tali ultimi aspetti, peraltro, mi sia consentito di affermare con orgoglio che il Governo, prima e indipendentemente dal prossimo Patto per la salute, come il Parlamento ben sa, tanto ha già fatto e tanto ancora si è impegnato a fare.
A conferma di ciò consentitemi di citare, fra le cose già fatte, il piano per l'abbattimento delle liste di attesa, con la destinazione finalmente di considerevoli risorse economiche e soprattutto - la notizia è di oggi - il via libera delle Regioni ad un'ipotesi normativa che superi l'anacronistico vincolo delle assunzioni con il conseguente sblocco del turnover: due azioni che, voglio dirlo, sono state realizzate grazie alla piena e leale collaborazione fra Stato e Regioni.