13 marzo -
“Quella del ministero della Salute è un’iniziativa importante perché troppo spesso veniamo a conoscenza di atti di violenza nei confronti di colleghe e colleghi mentre offrono assistenza e questo è veramente inaccettabile”. A dichiararlo è
Antonio Magi, segretario generale del Sumai Assoprof, commentando l’iniziativa del ministero della Salute. Per Magi però oltre all’osservatorio a questo punto è necessario che “cambino le condizioni di lavoro, in modo da offrire maggior tutela sia alle colleghe ma anche ai colleghi anche loro spesso vittime di violenza”.
“Bene l’iniziativa della ministra della Salute
Beatrice Lorenzin perché appena una settimana fa a Lecce si è ripetuta ancora una volta la stessa storia, la stessa notizia: donne medico molestate sul lavoro. È sempre disturbante - e nel 2018 lo è ancor di più - venire a conoscenza di molestie accadute sul luogo di lavoro; nel caso questo avvenga ai danni di professioniste in campo medico-sanitario, poi, il fatto assume un rilievo ancor diverso. Un rilievo più grave, se possibile. Perché a ricevere violenza è chi lavora per fornire assistenza, supporto, cure”. A dichiararlo è la Rete Donne-Commissione di Genere SUMAI.
“Dai meri apprezzamenti verbali fino a ciò che si configura come violenza sessuale vera e propria, purtroppo, occasioni che favoriscono simili occorrenze non mancano: molto, troppo spesso le donne lavorano da sole. Effettuano visite in poliambulatori privi di un servizio di vigilanza e/o guardiania e sono di fatto in ogni momento suscettibili di aggressione. Si recano a casa dei pazienti per effettuare visite domiciliari da sole, spesso in quartieri difficili, in realtà di disagio sociale.
“Ciascuna di noi potrebbe raccontare episodi di violenza subiti o un vissuto professionale costellato di situazioni di profondo imbarazzo. Solo le più eclatanti arrivano sui giornali: come se fosse lecito per un uomo, anche nella veste di paziente, non solo esternare commenti ben poco opportuni, ma anche usare toni violenti o intimidatori nei confronti di chi si reca a svolgere la propria professione, e questo solo perché si tratta di una donna.
“Non vogliamo più trovarci in queste situazioni - conclude la Rete Donne-Commissione di Genere Sumai che nel rivolgersi ai Direttori e Commissari Straordinari ASL, ai Direttori Presidi Ospedalieri, ai Responsabili Personale a Convenzione chiede: “condizioni di lavoro che consentano di esercitare con la massima serenità possibile. Chiediamo pertanto che ogni presidio ambulatoriale e ospedaliero sia dotato di un servizio di vigilanza e guardiania presente fino all’orario di chiusura, che le visite domiciliari non vengano effettuate da una singola unità, ma sia obbligatorio recarsi sempre in due, e che non si resti da sole in pronto soccorso né all'interno di alcuna struttura sanitaria”.