Fantasie di grandiosità e bisogno di ammirazione che convivono con una fragile autostima e scarsa empatia. Sono i tratti distintivi del narcisismo, che lungi dall’essere un semplice atteggiamento può diventare una vera e propria patologia a rischio di suicidio.
A fare il punto la
XIX edizione del Convegno Internazionale di Suicidologia e Salute pubblica 2021 (digital edition) dal titolo “Agire per costruire speranza” organizzato nei giorni scorsi con il patrocinio di Università ‘Sapienza’ di Roma e con il contributo non condizionante di Fondazione Internazionale Menarini.
“I social media rappresentano un terreno fertile per il narcisismo, perché contribuiscono a isolare l’individuo in un mondo che pone l’accento sull’individuo, su uno spazio interno, piuttosto che su relazioni umane, e allo stesso tempo a metterlo continuamente alla ricerca di consenso attraverso i like. La pandemia, a causa di una maggiore distanza fisica, le relazioni che viaggiano sui social media, ha sicuramente fornito un fertilizzante per questi comportamenti”, commenta
Maurizio Pompili, Ordinario di Psichiatria di Sapienza Università di Roma e Direttore UOC di Psichiatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea. Ma attenzione, se il narcisismo può apparentemente sembrare un tratto innocuo, e semmai solo un po’ fastidioso della personalità, e può essere considerato entro certi limiti fisiologico, in altri casi può assumere le proporzioni di un vero e proprio disturbo della personalità.
Ci sono tre sottotipi di narcisismo: un sottotipo incosapevole o grandioso, uno ad alto funzionamento e uno vulnerabile o ipervigile, spiega
Glen O. Gabbar, uno dei più autorevoli psichiatri contemporanei, professore di Psichiatria e Scienze comportamentali presso il Baylor College, in Texas (Usa). “Il primo – precisa – è presuntuoso e arrogante, ama essere al centro dell’attenzione, tende a manipolare gli altri. Quello ad alto funzionamento, convincente, egocentrico e anche molto capace negli scambi interpersonali, avente una rappresentazione di sé come persone esageratamente importante utilizza il narcisismo come motivazione per raggiungere il successo. Infine, quello ipervigile schivo e fragile, pervaso da un senso di inadeguatezza, tende a isolarsi per proteggersi dalle umiliazioni; è ossessionato dalla vergogna di un pubblico immaginario e rincorrendo il mito della perfezione rischia di cadere in una rappresentazione fasulla di sé, che diviene terreno fertile per l’insorgenza di uno stato perturbato che diventa apripista per il suicidio”.
“Il concetto di narcisismo – precisa Pompili – riporta alla comprensione di ciò che possiamo definire le sinapsi sociali. Le relazioni con gli altri nutrono le connessioni sinaptiche, mentre la distanza nei rapporti sociali, la solitudine non sono favorevoli. Questo è ancora più determinante quando la capacità di regolazione affettiva, a volte venuta a mancare sin dalla tenera età, impedisce di creare legami relazionali efficaci, appaganti. La pandemia potrebbe aver incentivato questi tratti della personalità in chi è a rischio, perché per molti ha significato isolamento, mancanza di confronto con gli altri. È nel legame tra l’io (psichiatra o paziente) e il noi (relazione tra psichiatra e paziente) che bisogna trovare uno spazio di intervento da costruire attraverso un avvicinamento alla sofferenza mentale, un ingrediente base del rischio di suicidio”.
Il suicidio rappresenta ancora oggi un gravoso problema di salute ed è responsabile di oltre 800mila morti ogni anno, vale a dire uno ogni 40 secondi. La prevenzione del suicidio si impone quindi come sfida universale. Da questa premessa è scaturita, da parte dell’International Association for Suicide Prevention (IASP), la proposta “Agire per costruire speranza”, come rinnovato impegno per il triennio 2021-2023 di trasmettere ottimismo e creare un movimento di azione multilivello e coeso per la prevenzione del suicidio. Questa la sfida che ha orientato gli sforzi della XIX edizione del Convegno Internazionale di Suicidologia e Salute pubblica.