Esiste una forma di dolore "ancora inspiegabilmente trascurata" dalle istituzioni, dai professionisti e dalle campagne informative: il dolore causato al bambino dalle procedure invasive minori, come ad esempio il prelievo ematico e l'incannulamento venoso, l'iniezione intramuscolare, la medicazione di piccole ferite o ustioni. In poche parole, il dolore da procedura, quello che associa il dolore all'ansia e alla paura e che si verifica in alcuni pazienti sottoposti a procedure diagnostico/terapeutiche.
A denunciare questa situazione è stata la Società italiana di scienze infermieristiche pediatriche (Sisip).
La letteratura scientifica, ha spiegato il presidente Sisip,
Filippo Festini, “ha ormai dimostrato ampiamente gli effetti negativi che il dolore da procedura ha sul piccolo paziente; infatti, seppur di breve durata, il dolore da procedura è caratterizzato oltre che dalla nocicezione in senso stretto anche da altissimi livelli di ansia e paura, elementi che nel bambino innescano un meccanismo di potenziamento della sensibilità dolorosa stessa, rendendo l’esperienza dolore estremamente traumatica”. Il risultato di questa gestione inefficace del dolore da procedura è rappresentato da un aumento dell’oppositività del bambino e della sua ansia anticipatoria, fino all’aumento stabile della percezione dolorosa se la procedura è ripetuta più volte, come accade ad esempio nei bambini affetti da patologia cronica.
Inoltre, secondo Festini, il dolore da procedura ripetuto e non trattato può determinare nel bambino regressione e l'insorgere di sensi di colpa, oltre che un ritardo nel processo di guarigione. Nel neonato, spiega poi il presidente Sisip, la mancata gestione del dolore da procedura ha conseguenze molto gravi: è infatti associata ad un aumento di increzione degli ormoni dello stress, ad instabilità dei parametri vitali e ad aumento della mortalità.
Eppure la letteratura scientifica, ha osservato Festini, ha dimostrato anche come il dolore da procedura possa essere facilmente abolito mediante l’uso sia di tecniche farmacologiche che di tecniche non farmacologiche, le quali devono essere sempre usate in combinazione per dispiegare a pieno la loro efficacia. “Le tecniche non farmacologiche sono spesso a costo zero - ha spiegato - e consistono in sistemi di distrazione e desensibilizzazione che aiutano il bambino a non focalizzare la sua attenzione sullo stimolo doloroso. Esse sono largamente utilizzate dagli Infermieri pediatrici e richiedono solo un semplice addestramento”.
Le tecniche farmacologiche, invece, “prevedono l’impiego di farmaci analgesici locali e gas sedo-analgesici, sicuri e di provata efficacia usati in tutto il mondo – ha proseguito il presidente Sisip - o forse sarebbe meglio dire: in tutto il mondo, tranne che in Italia”.
I farmaci contro il dolore da procedura nei bambini autorizzati all'uso in Italia sono pochissimi e con importanti limiti per l'uso da parte degli infermieri. Eppure, come denunciato dalla Società italiana di sceinze infermieristiche pediatriche, “fuori dal nostro Paese sono disponibili molti altri farmaci egualmente efficaci ma molto più rapidi e senza l'effettosecondario (ma decisivo per il buon successo della procedura) della vasocostrizione”.
Un'altra opzione largamente utilizzata in tutto il mondo per il dolore da procedura è il protossido di azoto premiscelato al 50% con ossigeno. Si tratta del cosiddetto "gas esilarante" ad una concentrazione fissa e non modificabile del 50%: a tale concentrazione il gas provoca un'ottima analgesia, ansiolisi e sedazione senza perdita di coscienza. “Con semplici precauzioni d'uso – ha precisato Festini - è sicuro e viene largamente usato in piena autonomia dagli infermieri in molte nazioni d'Europa per le procedure invasive minori come la venipuntura. In Italia, invece, la normativa classifica il protossido d'azoto come gas anestetico e quindi richiede che la somministrazione venga effettuata esclusivamente da medici specialisti in anestesiologia o in loro presenza”.
Sono dunque tutte queste difficoltà finora descritte, oltre agli ostacoli burocratici presenti che, secondo la Sisip, a rendere lettera morta il diritto del bambino a non provare dolore.