Era il marzo 2002 quando il Ministero della Salute italiano fece partire con le istituzioni gemelle in Francia, Lussemburgo e Spagna una programma di cooperazione contro Hiv e Aids: al fine di rafforzare le capacità delle strutture sanitarie nei Paesi in via di sviluppo nel prendersi cura dei pazienti sieropositivi, in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Global Fund per Aids, tubercolosi e malaria, è stato allora – un mese dopo, nell’aprile dello stesso anno – che è partito il progetto Esther e il programma "Insieme per un’alleanza terapeutica di ospedali in rete". Da allora sono passati dieci anni, altri stati hanno ratificato il documento fondativo e partecipato al progetto: per festeggiare il traguardo l’Istituto Superiore di Sanità ha organizzato stamattina il meeting "European Esther Alliance 10th birthday celebration of activities: history and prospective" (leggi il
programma).
La giornata è stata aperta dal Ministro della Salute,
Renato Balduzzi e vedrà la partecipazione dei responsabili e dei coordinatori dei progetti dei 12 paesi europei che aderiscono all’alleanza. Un evento-occasione per discutere insieme delle attività svolte in questi anni e dei progetti futuri.
La giornata si concluderà con una cerimonia presso l’Ambasciata Francese a Palazzo Farnese.
L’ISS ha analizzato i progetti supervisionati dagli ospedali italiani e ha distribuito i fondi ai programmi selezionati. È stato raggiunto l’obiettivo di rafforzare le capacità delle strutture sanitarie nei paesi partner. Tutto ciò in linea con gli obiettivi del sesto millennio che puntavano all’accesso universale alla prevenzione, trattamento e cura dell’Hiv/Aids. Il progetto italiano dell’Alleanza Esther è un programma di ricerca operativo finanziato dal Ministero della Salute e basato su una rete di centri clinici gemellati italiani con un corrispondente numero di centri clinici africani.
Cos’è Esther?
Esther è un network di istituzioni nato dieci anni fa proprio tra gli operatori sanitari e le associazioni della zona Europea per dare sostegno ai paesi in via di sviluppo che vogliono combattere la terribile piaga dell’Hiv/Aids e delle sue disastrose conseguenze. In particolare, nel 2002 i primi quattro stati che istituirono il programma – tra cui appunto anche l’Italia – si erano dati una mission ben precisa, che non è mai stata cambiata: lo sviluppo di costruire iniziative di sostegno portate avanti tramite l’interazione tra strutture ospedaliere e cliniche del nord e del sud del mondo, in modo che ogni persona sieropositiva possa avere accesso allo stesso standard di cura.
Due anni dopo, nel marzo 2004 altri 4 paesi hanno ratificato la medesima dichiarazione (Austria, Belgio, Germania e Portogallo) seguiti dalla Grecia nel settembre 2006 , dalla Norvegia nel novembre 2008, dalla svizzera nel novembre 2011 e dall’Irlanda nel febbraio 2012. Ed è stato lanciato così un programma nazionale dal Ministro italiano della Salute che ha dato all’ISS la responsabilità di coordinare l’iniziativa.
L’alleanza oggi collabora con altre istituzioni internazionali, come le agenzie delle nazioni unite, Oms, Unaids, Unicef e il Fondo Globale. E come la Commissione Europea che l’ha definita nel 2009 il più innovativo approccio al problema, in grado di coinvolgere non solo un grande numero di centri di ricerca e strutture sanitarie, ma anche lintera società civile.