La salute della propria pelle è una priorità per gli italiani. Non solo per questioni estetiche, ma perché cresce la consapevolezza che una bella pelle è indice di salute. Così come cresce il timore degli effetti che possono avere fattori esterni come stress e inquinamento. Una sensibilità emersa soprattutto a seguito dell’introduzione dei cosiddetti “cerotti terapeutici” (quelli per gli strappi muscolari, quelli contro il fumo, quelli contraccettivi…) che hanno fatto crescere nelle persone la percezione di quanto la pelle non sia solo un organo esterno, ma in costante “dialogo” con il resto del nostro corpo.
Le pelli, però, non sono tutte uguali. Cambiano da persona a persona e nelle fasce di età. Cambiano come struttura, come composizione e anche come funzionalità. Per questo è importante usare i prodotti giusti. E per questo è importante che i professionisti che si occupano della pelle degli italiani (dermatologi, pediatri, farmacisti, medici di famiglia, ma anche le aziende produttrici e i media) interagiscano sempre più costantemente per orientare e offrire al cittadino la soluzione più giusta per ogni specifico bisogno.
A questo scopo la Johnson&Johnson, multinazionale farmaceutica celebre nel settore dell’igiene e dei prodotti per la pelle, con 220 aziende nel mondo e 114 mila dipendenti, ha riunito a Roma queste classi di professionisti per una serata di confronto sul tema della pelle.
“Crediamo che, per il bene dei consumatori/pazienti, l’iterazione tra i professionisti sia essenziale e che le aziende debbano farne parte a tutti gli effetti”, ha affermato
Luciana Zanghi, direttore scientifico della Johnson&Johnson, sottolineando come, “per quanto riguarda le aziende, tale impegno deve manifestarsi anzitutto con l’etica che deve guidare lo sviluppo di ogni prodotto, affinché sia sicuro e il più personalizzato possibile rispetto ai tanti, diversi bisogni dei consumatori e, nel caso specifico, della pelle”.
Quando si parla di pelle, infatti, sono molti i falsi miti, ha spiegato l’esperta. Ad esempio quello che un prodotto per neonati sia indicato anche per gli adulti. Così non è. Perché, ha spiegato Zanghi, “la pelle di un bambino ha caratteristiche molto diverse da quella di un adulto”. Ad esempio, la pelle di un adulto è una barriera molto più forte di quella di un bambino in età infantile, ma è meno idratata. Ha una capacità inferiore di assorbire acqua, ma la rilascia più lentamente rispetto a quanto avvenga nei bambini.
Per questo la Johnson&Johnson ha realizzato una gamma di prodotti suddivisi per fasce di età e parti del corpo, e una linea, la Aveeno, ad alta tollerabilità, che utilizza soltanto ingredienti di origine vegetale di prima qualità. “Per noi ‘elevata tollerabilità’ non sono solo due parole”, ha precisato Zanghi. “Su ogni prodotto vengono effettuati seri e precisi test”.
Cresce, quindi, l’attenzione delle imprese verso i prodotti per la pelle. Perché, d’altra parte, cresce l’attenzione per la pelle da parte degli italiani. Come dimostra una indagine di Astra Ricerche, che rileva come questo sia anche una conseguenza della crisi e del malessere che sta attraversando il Paese e i suoi cittadini. “Oggi ci sono 15,8 milioni di italiani che dichiarano di essere gravemente stressati, che soffrono di mal di vivere”, ha spiegato
Enrico Finzi, presidente Astra Ricerche. A stare così male, nel 2000, erano circa 7 milioni di italiani. Il disagio, quindi, è più che raddoppiato in 10 anni.
E per la maggior parte delle persone, soprattutto donne, la pelle è l’organo più connesso allo stress. Cresce così anche il numero di persone che dichiara di avere disturbi o problemi correlati alla pelle. Al primo posto, tra le segnalazioni, le reazioni derivanti dalle allergie. Al secondo posto tra i problemi degli italiani legati alla pelle, il suo invecchiamento, seguito da sensibilità e irritabilità, da problemi in caso di esposizione al sole e problemi del cuoio capelluto e dei capelli. Ancora, dermatiti ed eczemi, pelle secca o grassa, infezioni specifiche, fastidio post depilazione. In fondo alla lista, nei e nevi, igiene e deodorazione, cosmesi (corpo e viso, make up e barba), alimentazione.
Ma chi è che per la prima volta ha consigliato agli italiani di rivolgersi al dermatologo? Sono stati soprattutto i medici di famiglia, nel 57% dei casi, seguiti da familiari, amici e conoscenti nel 26%, da altri specialisti nel 20% e dai farmacisti nell’8% dei casi.
Un suggerimento accolto con favore, considerato anche che il 72% degli intervistati da Astra Ricerche ha affermato di essere soddisfatto del proprio dermatologo. In particolare, il 44% si è dichiarato “molto soddisfatto”, attribuendo al dermatologo un voto tra 8 e 10. Ad essere apprezzata soprattutto la competenza aggiornata e personalizzata. “Tuttavia – ha spiegato Finzi – nell’ultimo decennio il voto medio degli italiani dato dal proprio dermatologo è sceso da 8, nel 2004, all’attuale 7,5. Questo però – ha precisato il presidente di Astra Ricerche – deriva solo dalla maggiore ‘severità’ degli italiani e dall’accresciuto disagio collettivo, che ha inciso negativamente su tutte le valutazioni tramite voto”.
A confermarlo sarebbe anche il fatto che l’area di maggiore insoddisfazione riguarda la disponibilità di dare consigli sui problemi di ogni giorno (segnalato dal 19% degli intervistati), mentre un’ulteriore quota pari al 12% degli intervistati vorrebbe da parte del dermatologo più disponibilità all’ascolto e al dialogo (sempre il 12%). Il 10% chiede “più capacità di rassicurarmi”.
Tuttavia, dall’indagine emerge anche un po’ di confusione da parte degli italiani sui professionisti, tanto che il 37% degli intervistati sovrappone la figura del dermatologo con quella dei medici estetici, ritenendoli di fatto identiche.
E mentre lamentano la poca capacità di ascolto da parte dei dermatologi, gli italiani si dichiarano sempre più soddisfatti di quanto invece ne abbianoo i farmacisti. La farmacia, infatti, è in assoluto il canale privilegiato per l’acquisto di prodotti dermocosmetici. A sceglierlo è il 69% degli italiani. “La farmacia ha un ruolo estremamente importante nel settore, in cui non ha perso terreno nonostante la vendita di questi prodotti sia prevista anche in altri canali”. Anzi, il ruolo della farmacia come punto di riferimento per la dermocosmesi è addirittura in crescita. Perché i cittadini, ha spiegato Finzi, considerano la farmacia un canale “serio e affidabile” e, come accennato, apprezzano fortemente la preparazione scientifica dei farmacisti e la loro disponibilità all’ascolto e al dialogo.
L’auspicio, ora, è la creazione di una vera e propria “rete” tra dermatologi, farmacisti, aziende, altri specialisti e anche giornalisti, perché, ha sottolineato Zanghi, “al centro dell’attività di tutti questi professionisti c’è sempre la stessa persona, che la si voglia chiamare paziente, consumatore o lettore”. Una sinergia, quindi, a tutto vantaggio dei servizi e della salute del cittadino.