Sanzioni per i medici che rilasciano il certificato di verginità. La misura dovrebbe figurare nel futuro disegno di legge sul separatismo che dovrebbe essere presentato entro la fine dell'anno dal governo francese. L'annuncio, fatto dal ministro dell'Interno,
Gérald Darmanin, e dal ministro della cittadinanza,
Marlène Schiappa, in un'intervista a Le Parisien il 6 settembre, ha colto però di sorpresa gli operatori sanitari, direttamente interessati.
La pratica, già giudicata dall’Oms come una forma di discriminazione di genere già nel 2003, era già finita nell’orbita del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Medici che aveva raccomandato di "rifiutare l'esame e la redazione di tale certificato (...) privo di giustificazione medica e costituente violazione del rispetto della personalità e della privacy della giovane donna (soprattutto minorenne) costretta da chi le sta intorno a sottomettersi”. Da allora non è stata effettuata alcuna valutazione che consenta di qualificare e quantificare il fenomeno che in ogni caso non sembra molto diffuso.
Nello specifico per il rilascio del certificato, il medico deve esaminare i genitali esterni e l’ingresso della vagina per controllare se l’imene è intatto. In alcune religioni, questo è un requisito importante prima del matrimonio, anche se, come precisato dall’OMS, non c’è alcun legame tra l’imene e la verginità. Nonostante possa rompersi durante il primo rapporto sessuale, può anche accadere in modo naturale o durante l’attività sportiva, ad esempio.
"Questi sono casi estremamente rari ma esistono, con più o meno richieste a seconda del luogo di pratica, e soprattutto richieste religiose", ha detto
Joëlle Belaisch-Allart, presidente eletto del Collegio nazionale dei ginecologi e ostetrici francesi, a favore alla pena proposta dal governo. Non c'è motivo di richiedere che la donna sia vergine al matrimonio, è una pratica d'altri tempi, una violenza contro le donne che non dovrebbe più esistere”.
Ma altri medici sono meno ‘tranchant’ e pur bocciano il certificato di verginità in se evidenziano come nella vita reale le cose siano ben diverse.
“Siamo decisamente contrari ai test di verginità. È una pratica barbara, arretrata e totalmente sessista”, ma capita di dover fornire a una giovane donna questo documento “per salvarle la vita e per proteggerla perché è indebolita, vulnerabile o minacciata”. E’ parte dell’appello pubblicato sul quotidiano
Libération da alcuni medici e ginecologi francesi, rivolto al governo.
“La legge – precisa l’appello - prevede già un anno di reclusione e una multa di 15.000 euro per attestati di convenienza, e la pena può essere raddoppiata se il medico beneficia di qualche vantaggio in cambio. Una nuova legge non è quindi necessaria e, inoltre, non è applicabile perché questi certificati sono utilizzati all'interno della sfera privata. Per punire un reato o un delitto, è comunque necessario avere la capacità di osservarlo. Penalizzarsi è attaccare la conseguenza trascurando la causa, che è radicata nell'ignoranza e nella paura. Solo l'istruzione consentirà l'emancipazione di queste giovani donne. Non rilasciare un certificato non è un atto di protezione della Repubblica o di promozione della laicità. Sanzionare i medici che accompagnano ancora meno i loro pazienti”.