Lo scorso mercoledì un giudice federale degli Stati Uniti ha annullato la "conscience rule" dell'amministrazione Trump che avrebbe consentito agli operatori sanitari di rifiutare di partecipare ad aborti, sterilizzazioni, suicidio assistito, cambiamenti di sesso o altri tipi di cure per motivi religiosi o morali. Il giudice federale
Paul Engelmayer di Manhattan ha dichiarato incostituzionale tali norme in una decisione di 147 pagine nelle quali spiega la bocciatura per "evidenti difetti legali".
Il giudice ha affermato che la giustificazione dell'amministrazione centrale di un "aumento significativo" delle denunce relative alle violazioni riguardanti l'obiezione di coscienza "è totalmente falsa. Questo da solo rende la decisione dell'agenzia di promulgare tali regole arbitraria e capricciosa".
La decisione è scaturita da una causa intentata questa primavera da New York e da quasi due dozzine di Stati - quasi tutti a guida democratica -, oltre che da gruppi di difesa della salute. Oltre alla città di New York gli Stati schieratisi contro la "conscience rule" sono: Colorado, Connecticut, Delaware, Hawaii, Illinois, Maryland, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Nevada, New Jersey, New Mexico, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, Vermont, Virginia e Wisconsin. A questi si sono aggiunte anche la città di Chicago e la Contea di Cook. Per tutti questi ricorrenti le nuove norme favorivano illegalmente le opinioni personali degli operatori sanitari rispetto alle esigenze di cura dei pazienti e minacciavano di ostacolare la possibilità da parte delle strutture sanitarie statali di erogare cure efficaci.
Molti gruppi di medici avevano inoltre sostenuto che queste norme sull'obiezione di coscenza avrebbero danneggiato in modo sproporzionato alcuni gruppi di pazienti, come ad esempio quelli LGBTQ.
G.R.