Torna in primo piano lo scandalo che ha coinvolto la Novartis, accusata di aver corrotto decine di migliaia di medici in Grecia pur di fare prescrivere i propri prodotti a pazienti sani che sarebbero così stati sottoposti a cure del tutto inutili. Sarebbero coinvolti nello scandalo anche ministri e alti funzionari dello Stato per aver fatto omologare nuovi farmaci a prezzi proibitivi. A puntare il dito contro la multinazionale farmaceutica ora sono anche tre ex manager.
L’indagine era stata avviata dall’Fbi nel 2016 grazie alla collaborazione di informatori della sede greca. Nel febbraio 2018, poi, i procuratori anticorruzione di Atene avevano inviato al Parlamento della Grecia i documenti di un’inchiesta in cui si diceva che Novartis avrebbe pagato tangenti ad alcuni importanti politici greci per condizionare il mercato dei farmaci. Nel rapporto si parla di dieci persone coinvolte: tra loro ci sono due ex primi ministri e un alto funzionario dell’Unione Europea.
Arriviamo così alla scorsa settimana, quando la trasmissione televisiva
Falò, andata in onda il 17 ottobre su Rsi La1, nel documentario
“La strategia”, per la prima volta dà voce ai tre informatori, che ha incontrato prima in Grecia e poi a New York, dove si sono recati per gli interrogatori delle autorità statunitensi.
I tre ex manager, che si autoaccusano di corruzione nei confronti di medici e funzionari di Stato, hanno raccontato dettagliatamente le pratiche illecite a loro dire utilizzate da Novartis per conquistare nuove fette di mercato in Grecia ed avanzare nel giro di pochi anni dal quinto al primo posto in classifica.
Secondo i tre whistleblower esisterebbero dei veri e propri “programmi di corruzione” camuffati da normali progetti di marketing, in parte finanziati direttamente dalla sede centrale di Basilea in Svizzera. L’inchiesta delle autorità americane si è conclusa nell’estate 2019. Spetta ora a Novartis decidere se affrontare un processo o puntare ad un accordo.