Nove tappe, 183 km. Sta per iniziare, con la benedizione apostolica di Papa Francesco “In cammino lungo la Magna Via Francigena per i fibromialgici”, l’evento organizzato da AISF Onlus (Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica) in collaborazione con l’Associazione Amici dei Cammini Francigeni.
Al via, in programma sabato 27 aprile (partenza alle 7.30 dalla Cattedrale di Palermo e raduno ufficiale alle 9.30 dalla Cattedrale di Monreale), sono previsti centinaia di partecipanti, tra cui anche un gruppo di pazienti affetti da fibromialgia accompagnati da alcuni studenti della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico dell’Università degli Studi di Palermo, nonché del Motorcycle Club 59 di Palermo, che percorreranno a piedi l’antico cammino fino ad arrivare ad Agrigento il 5 maggio 2019.
L’obiettivo dell’iniziativa, coordinata da
Giusy Fabio, vice presidente di AISF ONLUS area Sud Italia, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di una sindrome ostica e complessa, e che ancora ad oggi divide il mondo della medicina. La Fibromialgia è una sindrome che porta ad un aumento della tensione muscolare, causando dolori cronici a muscoli, tendini e legamenti, oltre ad altri problemi che possono variare da soggetto a soggetto.
“Occorre – spiega Giusy Fabio – che in tutta Italia i pazienti possano essere aiutati e supportati. È anche necessario che ogni medico consideri questa sindrome come una patologia invalidante e soprattutto reale. Noi lotteremo sempre, e per questa ragione ci metteremo in cammino, per rompere il silenzio attorno alla vita di chi è affetto da Fibromialgia. La nostra speranza è che le istituzioni comincino ad affrontare seriamente il nostro problema, cercando soprattutto una soluzione per aiutarci concretamente”.
Dal punto di vista medico infatti, come sottolinea
Piercarlo Sarzi Puttini, presidente di AISF ONLUS ci sono diverse problematiche da affrontare: ”Nella fibromialgia non abbiamo dei marcatori di malattia per cui è difficile ragionare di diagnosi precoce e non c’è nemmeno un’uniformità di dati clinici, i pazienti sono molto eterogenei nella strutturazione dei loro sintomi ecco perché diagnosi e trattamento debbono essere molto orientati al paziente in maniera individuale. È difficile fare regole che valgono per tutti. Occorre anche pensare di fare formazione e informazione ai medici di base. Come associazione, anche attraverso l’organizzazione di eventi come questi che sensibilizzano l’opinione pubblica e che ci permettono di accendere i riflettori su una patologia ancora troppo poco conosciuta, ci stiamo battendo affinché questa malattia venga finalmente riconosciuta come tale. Sarebbe un significativo passo avanti”.