Due maxi-operazioni dell’Ispettorato del lavoro di Bologna hanno permesso di fare emergere due sistemi di collocamento al lavoro irregolare nella sanità bolognese. A ricostruire l’operazione dell’Ispettorato è La Repubblica.
Il primo caso si riferisce agli infermieri. In pratica alcuni studi professionali con sede in città avrebbe gestito il lavoro di oltre 200 infermieri, che attraverso piattaforme online e gruppi Whatsapp rispondevano in diretta alle richieste delle strutture sanitarie.
L’ispettorato ha quindi chiesto l’assunzione diretta dei 200 lavoratori, contestato il mancato versamento di due milioni di euro di contributi e fatto multe agli studi da 40mila euro ciascuno, che possono raddoppiare nel corso del contenzioso. “Il problema non è lo stipendio, che è abbastanza alto – ha spiegato a Repubblica il direttore dell’Ispettorato di Bologna,
Alessandro Millo – ma il precariato estremo, con professionisti che sono in balìa di chi li chiama e si portano dietro irregolarità nei contributi”.
Il secondo caso riguarda invece una finta cooperativa con sede in città che gestisce 165 badanti, impiegate dalle famiglie per seguire anziani e malati in casa o in ospedale. Le badanti sarebbero socie sulla carta ma dipendenti nella realtà, tanto che anche in questo caso l’Ispettorato contesta il loro inquadramento scorretto per abbassare i costi, con tredicesime, Tfr e contributi non versati.