Il primo giorno di Shutdown è trascorso tra polemiche ed uno scambio di reciproche accuse durante una sessione straordinaria del Senato. Apparentemente Repubblicani e Democratici, invece di provare a raggiungere un accordo bipartisan, hanno alzato ulteriormente il livello di contrapposizione.
Allo scontro ha partecipato lo stesso presidente
Donald Trump, sempre molto attivo sul suo profilo Twitter, tra un richiamo allo slogan che lo ha portato a sedere alla Casa Bianca, "America First!", ed accuse più dirette: "I democratici tengono in ostaggio i nostri militari per il loro desiderio di avere un'immigrazione clandestina incontrollata. Non posso permettere che questo accada!".
O ancora: "Questo è il primo anniversario della mia presidenza e i democratici volevano farmi un bel regalo. #DemocratShutdown".
Al momento non è ancora chiaro quali servizi debbano chiudere, dal momento che questo viene stabilito di volta in volta dai dirigenti delle varie agenzie federali statunitensi. E, proprio su questo punto, non sono mancate critiche all'amministrazione Trump rea di non aver ancora notificato alle agenzie cosa fare. A regnare è l'incertezza. Servizi sanitari come il
Centers for Disease Control, alle prese con una grave epidemia di influenza, hanno fatto sapere che proveranno a rimanere aperti ricorrendo a quei fondi inutilizzati ancora a loro disposizione.
In questo clima, le ali più moderate del GOP e dei Democratici sono da ieri al lavoro per provare a raggiungere un accordo a breve termine che permetterebbe di far terminare da subito - possibilmente prima dell'inizio della prossima settimana - la chiusura di tutti quei servizi che verranno ritenuti "non essenziali".
L'accordo dovrebbe includere finanziamenti per gli Stati devastati dalle tempeste, e soprattutto il rifinanziamento del programma di assicurazione sanitaria per bambini delle famiglie a basso reddito. Ricordiamo che al momento è a rischio la salute di 9 milioni di minori.
Resta invece ancora lontano da una possibile soluzione il nodo legato all'immigrazione e, più in particolare, al Deferred Action for Childhood Arrivals program (DACA). In gioco il destino di migliaia di giovani immigrati arrivati da bambini negli Stati Uniti e che ora rischiano di dover lasciare il Paese. La deadline per salvare il programma voluto da
Barack Obama, e formalmente cancellato da Trump lo scorso settembre, è fissata al prossimo marzo.
In giornata Trump ha minacciato, sempre su Twitter, il possibile ricorso alla
'nuclear option' per sbloccare l'impasse e far approvare una manovra a lungo termine con una maggioranza semplice. Si tratta di una procedura straordinaria che modifica le regole del Senato senza porre in essere una revisione sostanziale dello stesso Regolamento del Senato (Standing Rules). In pratica si riuscrebbe così ad eludere la necessità di trovare 60 voti al Senato, laddove la maggioranza repubblicana si ferma a quota 52.
Il ricorso alla 'nuclear option' si è avuto per la seconda volta nell’aprile del 2017 proprio da parte della maggioranza repubblicana in Senato, quella volta in relazione alla nomina di
Neil Gorsuch quale nuovo giudice della Corte Suprema. I senatori repubblicani avevano così promosso un nuovo “precedente” grazie al quale si era superata la necessità di una 'supermaggioranza' per la nomina dei giudici supremi. Il Senato aveva dunque, dapprima votato a maggioranza semplice la reinterpretazione della Rule XXII del regolamento del Senato, riuscendo poi così il 7 aprile a confermare la nomina di Gorsuch con una maggioranza semplice 54-45.
G.R.