Superato l’obiettivo dei 10.000 esami, prefissato in occasione della conferenza stampa di apertura dell’iniziativa a marzo 2010, sono stati presentati oggi a Roma, presso il Senato della Repubblica, i risultati della prima fase della campagna, in un incontro dal titolo “UN MINUTO CHE VALE UNA VITA: i risultati della campagna per lo screening dell’aneurisma dell’aorta addominale nella popolazione italiana”, promosso dalla SICVE (Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare) e dall’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, con il Patrocinio del Senato della Repubblica e il supporto non condizionante di Medtronic Italia.
All’incontro, cui hanno preso parte il Senatore Antonio Tomassini, Presidente XII Commissione Igiene e Sanità del Senato e Presidente dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, la Senatrice Franca Biondelli, Componente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, il Professor Maurizio Puttini, Past President della SICVE, il DottorFlavio Peinetti, Coordinatore della SICVE per la campagna, il Professor Carlo Setacci, Presidente della SICVE e Presidente ESVS (Società Europea di Chirurgia Vascolare), la dottoressa Sabrina Nardi, Responsabile campagne e progetti del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva e il dottor Francesco Conti, Direttore Relazioni Istituzionali di Medtronic Italia, ha partecipato anche Giuliano Gemma, testimonial della campagna.
L’aneurisma dell’aorta addominale è una dilatazione localizzata permanente dell’arteria che ne indebolisce la struttura. La rottura dell’aneurisma è un evento che causa 6000 morti ogni anno in Italia: in particolare, l’80% dei pazienti muore prima di giungere in ospedale, dove la mortalità degli interventi eseguiti in emergenza è del 50%. Un rischio che al contrario si riduce al 3%, quando il chirurgo vascolare può programmare l’intervento.
“Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo; la specialità vascolare è fondamentale – dichiara il SenatoreTomassini - e ha un campo di specializzazione estremamente vasto, per questo il chirurgo vascolare deve lavorare in team e non in concorrenza, e soprattutto con una virtuosa sinergia con altre specialità. Allo stesso modo, le istituzioni, di cui sono oggi rappresentante, devono lavorare di concerto con le società scientifiche per mettere il paziente al centro di ogni decisione clinica e politica e realizzare un efficiente “patient management", in cui la consulenza tecnica si unisca agli strumenti normativi migliori, per eliminare barriere e problematiche.”
La campagna, confluita poi nel progetto pilota OASIS (Observational Aneurysm Screening Italian Study), è nata con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla patologia e riuscire ad individuare la presenza dei fattori di rischio e l’incidenza dell’aneurisma nella popolazione target, individuata nei soggetti di sesso maschile tra i 65 e gli 80 anni. Tra il 2010 e il 2011, nei 23 centri coinvolti, i pazienti coinvolti hanno avuto la possibilità di effettuare una visita specialistica gratuita (che comprendeva un esame ecografico), e coloro che mostravano un diametro dell’aorta superiore ai 3 cm sono stati inseriti nel programma di follow up di 5 anni.
“I pazienti hanno ricevuto una lettera d’invito in cui venivano esortati a contattare il nostro call center centralizzato – ha dichiarato il dottorPeinetti - che comunicava loro un appuntamento prefissato presso il centro specialistico della propria città, per sottoporsi all’esame ecografico. Sulla base dei dati, sappiamo che, oltre ai 12.500 esami prenotati, il call center ha gestito le chiamate di circa altre 10.000 persone, che essendo venuti a conoscenza della campagna dai mezzi di comunicazione e dallo spot, desideravano essere informate sulla patologia, sui rischi e sui fattori di rischio più preoccupanti”.
Nel corso della conferenza stampa sono stati presentati i dati del progetto relativi ad un campione di circa 5.700 pazienti, parziale ma significativo, dell’intera popolazione sottoposta allo screening.
“Stiamo completando l’inserimento dei dati della campagna nel nostro database, ma dai risultati che abbiamo, possiamo già delineare un quadro chiaro della patologia – dichiara il Professor Puttini – Il progetto pilota ci ha consentito di individuare la correlazione tra i principali fattori di rischio (in particolare ipertensione e fumo, rispettivamente nel 60% e nel 18% della popolazione analizzata) e lo sviluppo della patologia. In generale, oltre all’età, il fattore prevalente è di carattere cardiovascolare (presente nel 77%). I pazienti in cui abbiamo riscontrato la presenza di un aneurisma (circa il 4% del totale) sono quasi sempre uomini di oltre 75 anni, fumatori, condislipidemie e ipertensione.”
In particolare, in caso di dilatazione dell’aorta superiore ai 5 cm sono state valutate diverse opzioni terapeutiche, tra cui l’intervento chirurgico, che ormai, grazie all’avvento di strumenti e dispositivi tecnologicamente sempre più avanzati e in continua evoluzione, può avvalersi di metodiche endovascolari e mininvasive.
“Fino a meno di 15 anni fa l’unica opzione terapeutica proponibile al paziente con aneurisma dell’aorta addominale era rappresentata dall’intervento chirurgico classico di aneurismectomia ed innesto protesico. – prosegue Peinetti – Oggi è possibile utilizzare una tecnica chirurgica endovascolare mininvasiva, anche in anestesia periferica, che comporta l’inserimento di una endoprotesi, costituita da un tubo in materiale sintetico, normalmente poliestere, con uno scheletro in metallo, attraverso piccole incisioni a livello dell’inguine. Il dispositivo viene posizionato, navigando all’interno dell’aneurisma, grazie a un catetere di rilascio che contiene al suo interno l’endoprotesi stessa, rimosso al termine dell’intervento. Questa procedura, – conclude Peinetti – che può essere attuata in una percentuale di casi variabile dal 30 al 50%, consente di personalizzare il trattamento sulla base delle caratteristiche della lesione aneurismatica e di estendere l’indicazione al trattamento chirurgico anche a quei pazienti con elevati fattori di rischio. Ricordiamo che, pur trattandosi di un’opzione che sta incontrando un favore sempre crescente, anche grazie al costante miglioramento dei materiali, va effettuata in centri vascolari dove vi sia assoluta padronanza anche della tecnica classica, per poter fornire ai pazienti il miglior trattamento possibile”.
“’Un minuto che vale una vita’ ha avuto il merito di confermare il positivo rapporto costo/efficacia dello screening - aggiunge Puttini - Le conclusioni a cui siamo giunti ci permettono di presentare, agli interlocutori politici, notevoli evidenze cliniche ed economiche per gettare le basi di una vasta campagna di prevenzione su scala nazionale gestita a livello istituzionale.”
“Le iniziative finalizzate a tutelare il diritto alla prevenzione sancito nella Carta europea dei diritti del malato e quindi l'accesso a servizi e prestazioni appropriate a prevenire malattie sono meritorie e vanno promosse e sostenute da istituzioni nazionali e regionali – dichiara la dottoressa Nardi - Se esiste la possibilità di diagnosticare tempestivamente per categorie di persone a rischio una condizione come l'aneurisma dell'aorta addominale, che in situazioni di urgenza non lascia molte speranze di sopravvivenza, è opportuno che professionisti sanitari, decisori politici e amministratori si impegnino su questo fronte.”
“L’aneurisma dell’aorta addominale è una patologia subdola che decorre, quasi sempre, in modo occulto fino alla diagnosi occasionale o alla manifestazione clinica delle complicazioni - dichiara il professor Setacci -Tuttavia, basta un semplice ecocolordoppler per evitare possibili esiti fatali della malattia. La Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare ritiene pertanto che sia indispensabile promuovere iniziative strutturate di monitoraggio come “Un minuto che vale una vita”, in particolar modo sulla popolazione a rischio, specie quando la prevenzione avviene con un esame rapido e non invasivo per il paziente e relativamente poco costoso per il Sistema Sanitario Nazionale.”
“Il percorso di prevenzione dell’aneurisma dell’aorta addominale, come altri già in passato, si è caratterizzato da un affiancamento attivo e coinvolto tra istituzioni e società scientifica, con un obbiettivo comune – dichiara la Senatrice Biondelli - Com'è naturale, la prevenzione, per tutta la popolazione, va sostenuta e garantita da tutti gli “attori” in campo. Per questo anche le regioni sono sin d'ora chiamate a dare risposte chiare in merito. I risultati che oggi auspichiamo passano attraverso l'impegno affinché l'intervento possa essere generalizzato: un obbiettivo sicuramente a portata di mano. La prevenzione della AAA passa attraverso un semplice ecoColorDoppler, un esame che può salvare una vita.”
In conclusione, la campagna ha messo in evidenza l’esigenza di realizzare un corretto progetto di prevenzione, per evitare interventi d’urgenza spesso pesanti e difficili da affrontare per il paziente e poco sostenibili per il sistema sanitario nazionale.
Cos’è l’Aneurisma Aortico Addominale
L’aneurisma dell’aorta addominale è una dilatazione localizzata permanente dell’arteria che colpisce oltre 700.000 persone in Europa (84.000 in Italia) con circa 220.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno (27.000 nel nostro Paese).
L’incidenza è stimata tra il 4% e l’8% negli uomini e tra lo 0,5% e l’1% nelle donne con più di 60 anni. L’appartenenza al sesso maschile costituisce, infatti, uno dei fattori di rischio, oltre al fumo, all’invecchiamento o a malattie come l’aterosclerosi, la broncopneumopatia cronica ostruttiva ed alcune malattie infettive. Questi dati, unitamente al continuo allungamento della vita media, prefigurano per il prossimo futuro una vera e propria “emergenza vascolare”.