Per il medico del Cotugno di Napoli finito nel mirino di Arcigay e sottoposto a un’indagine interna non c’è stata “alcuna offesa da parte mia e non ho mai definito, in alcun modo, l’omosessualità”.
La testimonianza del sanitario è stata raccolta e pubblicata online dal sito web
Internapoli.
“Quando avevo consigliato al paziente in cura di astenersi per un periodo dalle pratiche sessuali vista l’operazione appena subita, e peraltro riuscita perfettamente – dice ancora il sanitario - lui mi ha chiesto ‘
ma perché è cattolico?’’, a quel punto io ho risposto, forse un po’ stizzito per la domanda postami ma senza voler dare giudizi: ‘
Che c’azzecca?’”.
“Nel corso degli anni, per problemi simili a quelli al paziente ho operato molte persone sieropositive, immigrati e anche omosessuali per problemi simili. Non c’era alcun motivo di fare una distinzione proprio in questo caso. A quale scopo avrei dovuto farlo?”, aggiunge il medico.
“In riferimento all’astinenza sessuale del paziente, il sottoscritto ha fornito soltanto il parere di un medico esperto di operazioni come quelle subite dal paziente in cura. Mi dispiace per l’accaduto, anche perché con questa persona si era creato un rapporto di fiducia, tanto che la madre è sempre stata affezionata a me. Comunque, non avrei difficoltà ad incontrarlo. Ma, ripeto, non ho mai giudicato l’orientamento sessuale né suo né di altri. Io mi sono formato al Moscati e ho lavorato per anni all’ospedale
Gli Incurabili dove una lapide del 1870 ricorda come bisogna accogliere e curare tutti. E, parlando dell’omosessualità, da cattolico, faccio mia la frase di Papa Francesco:
Chi sono io per giudicare?”, conclude il chirurgo del Cotugno.