"Il messaggio che sempre più va diffondendosi nella cosiddetta 'società civile' è che gli anziani non servono più, i malati 'terminali' ancora meno, c'è sempre meno denaro e prima o poi tutti gli operatori della sanità pubblica si convertiranno all'idea che l'eutanasia sia un bene necessario per l'umanità”. Con queste parole Franco Pannuti, padre della Fondazione Ant - che dal 1985 offre assistenza socio-sanitaria gratuita a domicilio ai pazienti in fase avanzata o terminale - critica e replica alla recente pubblicazione su
Lancet Oncology di un gruppo di 37 esperti guidati dal professor Richard Sullivan, del King's College di Londra, che invitava la medicina moderna a non dare “false speranze” ai malati terminali prescrivendo loro costosissime medicine quando non ci sono più i presupposti. Anche considerato che una “cultura dell'eccesso” nei reparti oncologici ha reso i costi delle terapie anti-cancro insostenibili soprattutto alla luce di un progressivo aumento dei nuovi casi della malattia.
Una posizione fortemente criticata dal’Ant, che manifesta il suo “no all'accanimento terapeutico” ma anche “no all'abbandono”. L’Ant, afferma Pannuti, è “per la difesa della vita in dignità, sino all'ultimo respiro, con la forza delle nostre parole, dei nostri convincimenti, e soprattutto con l'esempio che il nostro personale sanitario porta ogni giorno all'interno delle case di oltre 3.500 malati oncologici. E se i ‘tecnici della sanità’, inglese o italiana che sia, intendono riportare il discorso su un piano meramente economico – conclude Pannuti -, ricordo che il concetto di sussidiarietà e l'integrazione di risorse tra pubblico e privato a volte portano frutti straordinari, come l'esempio di Ant è in grado di ben testimoniare".