Sale il prezzo dei medicinali senza ricetta, con un aumento nel 2011 per tutti i canali di vendita del 4%. I rincari spalmati sulle tre tipologie distributive mostrano come gli effetti positivi della liberalizzazione introdotta nel 2006 e riservata ai farmaci senza obbligo di ricetta (Sop e Otc) si siano ormai esauriti. È quanto emerge dall'inchiesta di Altroconsumo condotta su 109 farmacie, 20 parafarmacie e 16 ipermercati di 10 diverse città. Sono stati visitati in totale 145 punti vendita di farmaci senza ricetta nelle seguenti metropoli: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Verona e Torino.
Come riportato nell’indagine, il consumatore, se correttamente informato, ha ancora margini di convenienza: scegliendo i corner salute nei supermercati il risparmio può arrivare sino al 17,9%; tra farmacie e parafarmacie in queste ultime è possibile pagare -2,4%. Se è attento in quale farmacia acquistare il consumatore spende meno: uno stesso sciroppo della tosse può costare da 7 euro sino a 11 euro. Scegliere dove entrare può far risparmiare sino al 65%.
Variabili meno ampie all'interno degli altri due canali: 38% tra le parafarmacie e 35% tra gli ipermercati.
Per Altroconsumo è dunque tempo di allargare la concorrenza anche ai farmaci di fascia C con ricetta. Oltre ad ampliare la rosa a prodotti il cui prezzo non può continuare ad essere unico, fissato a monte dalle case farmaceutiche, sarebbe opportuno dare una sferzata tra i diversi canali di vendita. Dato imprescindibile è la presenza di un farmacista professionista, garante della tutela della salute dei cittadini.
“Il vero rischio, qui, non è l'abuso di farmaci ma un ritorno al monopolio delle farmacie, delineato nella proposta di legge Tomassini-Gasparri – hanno concluso gli autori dell’indagine -. A tutto danno della concorrenza dei prezzi e delle possibilità di far risparmiare il cittadino”.