Da un lato una popolazione sempre più vecchia, bisognosa di cure maggiori ed efficaci; dall’altro i costi crescenti del sistema sanitario che ormai pesano per più del 70% sui bilanci regionali. Una situazione che potrebbe, alla lunga, diventare davvero esplosiva e per uscire dalla quale il modello federalista italiano non ha saputo proporre finora soluzioni davvero efficaci. Lo ha affermato Paolo Tagliavini, presidente della Federfarma Servizi nell’aprire l’incontro che la stessa Associazione delle Società di servizio per la farmacia ha promosso oggi a Roma. E lo stesso Tagliavini ha anche rilevato come i meccanismi attraverso i quali si cerca di introdurre forme di controllo della spesa sanitaria delle Regioni – primo tra tutti quello dei “costi standard”, senza trascurare quanto disposto dalla legge 405/2001 sulla distribuzione diretta dei farmaci – minaccino di scatenare forze “centripete” che potrebbero ancora acuire le differenze già esistenti tra Regione e Regione.
Gli ha fatto eco Annarosa Racca, presidente della Federfarma, che si è richiamata al ruolo critico che le Regioni hanno finora svolto relativamente a una serie di provvedimenti governativi: un esempio è quello delle osservazioni che sono state rivolte al disegno di legge di riordino del servizio farmaceutico verso il quale le Regioni hanno assunto posizioni di sfavore. Soprattutto per quanto riguarda le norme che propongono un concorso unico nazionale a sedi farmaceutiche e una modifica delle disposizioni della legge 405/2001 su distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture del Ssn. “Occorre cercare soluzioni equilibrate” ha sostenuto Racca: “la stessa Assemblea della Federfarma ha individuato alcuni punti sui quali cercare di trovare un accordo con le Regioni”. Tra questi il prezzo di rimborso dei generici, la distribuzione in farmacia per conto delle Asl, una nuova forma di remunerazione delle farmacie, i servizi in farmacia, il sostegno alle piccole farmacie rurali, il più generale assetto del servizio e, infine, la stipula della nuova Convenzione tra Stato e farmacie nella quale le Regioni hanno un ruolo determinante.
Si tratta però di obiettivi che devono confrontarsi con le generali difficoltà del Paese a cui si è richiamato Nicola Salerno, economista del Cerm che, al termine di una dettagliata analisi delle profonde differenze in termini di efficienza, efficacia e qualità dei servizi tra le varie Regioni, ha concluso auspicando profondi cambiamenti del sistema, con maggiori aperture al capitale privato – che potrebbe anche favorire una più rapida attivazione delle farmacie dei servizi – e con la rimozione di norme – quelle sulla pianta organica su tutte – per aprire il servizio farmaceutico a forme di concorrenza virtuosa. Senza però prescindere da un dato generale: il passaggio dall’attuale universalismo delle cure a un “universalismo selettivo” più adeguato alle reali condizioni economiche del Paese.
Meno pessimista Fabrizio Gianfrate, docente di Economia sanitarie e farmaceutica dell’Università di Ferrara. Che, pur confermando le pecche del sistema federalista italiano che ha reso ancor più accentuate le diversità tra le regioni più ricche e quelle più disagiate, ha sottolineato la particolare efficienza del servizio farmaceutico che, sia sul versante del gradimento della popolazione, sia su quello del controllo della spesa farmaceutica territoriale, ha finora dimostrato grande efficienza. Anche rispetto agli analoghi sistemi dei partner comunitari.
Non poteva mancare, infine, l’intervento del mondo politico. E dal senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Ssn, sono giunte importanti indicazioni. Anche lui si è richiamato alle difformità del servizio sanitario nelle varie Regioni, dalla quale derivano poi anche i pesanti deficit economici che gravano su alcune di esse. Una chiara dimostrazione, secondo Marino, di come sia necessario apportare correzioni. È inaccettabile, ha affermato che un paziente con una rottura del femore, a Bolzano venga operato nel 92% dei casi sei ore dopo l’infortunio, mentre a Catanzaro, sempre nel 92% dei casi questo tempo arrivi fino a 72 ore. Ed è solo un esempio di come la ricerca di una maggiore efficienza possa rappresentare una soluzione concreta ai mali economici delle Regioni, garantendo al contempo l’universalità del servizio. Anche sul fronte della farmaceutica, settore sul quale si è abbattuto un vero e proprio diluvio di interventi, mentre restano ancora tutte da risolvere questioni quali quelle dei ricoveri inutili o impropri. Che pure potrebbero consentire risparmi rilevanti. A quella di Marino si è aggiunta la voce di Luigi D’Ambrosio Lettieri, segretario della XII commissione Igiene e sanità, che, nel condividerne l’analisi ha lanciato la proposta di attivare – sempre nell’ambito della Commissione d’inchiesta parlamentare sul Ssn – un monitoraggio dell’efficienza del’assistenza farmaceutica nelle varie Regioni per verificarne l’omogeneità e l’efficacia. Ma sempre con l’obiettivo di garantire i principi di equità e solidarietà sui quali si basa il nostro Ssn.
In conclusione è intervenuto anche il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, Andrea Mandelli, che nel sottolineare ancora la particolare “funzionalità” dell’attuale sistema farmaceutico, ha anche ricordato l’impegno con il quale l’intera categoria intende procedere a un suo “ammodernamento”. Un impegno del quale il mondo politico deve saper tener conto comprendendo la necessità di modificarne gli elementi che non rispondono più alle esigenze della popolazione, senza però stravolgerne la struttura.