Medici Senza Frontiere (MSF) ha potuto confermare che due ospedali nell’area assediata di Aleppo Est sono stati colpiti da bombardamenti aerei il 16 novembre, un giorno dopo il rilancio degli attacchi contro la zona della città controllata dall’opposizione.
I due ospedali attaccati erano un ospedale pediatrico e un ospedale specializzato in chirurgia. Sembra che quella mattina la zona sia stata colpita più di 50 volte. L’ospedale pediatrico colpito è l’unico ospedale specializzato in pediatria nell’area assediata. Lo staff dell’ospedale è riuscito a trasferire i bambini, tra cui alcuni neonati prematuri, dai loro lettini e dalle incubatrici nel sotterraneo dell’edificio per proteggerli dal bombardamento.
Dall’inizio dell’assedio a luglio, gli ospedali in funzione ad Aleppo Est sono stati danneggiati in 29 diversi attacchi. Alcuni ospedali sono stati colpiti più volte e sono stati costretti a chiudere. Entrambi gli ospedali colpiti il 16 novembre erano supportati da MSF e da altre organizzazioni.
"Fino a lunedì scorso - racconta di un medico di uno dei pochi ospedali ancora funzionanti nella zona sotto assedio - la situazione ad Aleppo Est per alcune settimane è stata relativamente calma, c’era solo qualche bombardamento leggero. Invece martedì la situazione si è inasprita improvvisamente, con più di 100 raid e numeri spaventosi di persone ferite. In sole due ore, tra le 13 e le 15, sono arrivati in ospedale 55 feriti. Abbiamo ricoverato 13 pazienti e 3 persone sono morte; gli altri sono stati mandati a casa. I feriti avevano ogni tipo di ferite da quelle superficiali, a quelle articolari, a quelle neurologiche".
Lorenzo Proia
"Quando imperversano i massacri - prosegue il medico - e il numero di feriti è elevato, fermiamo ogni attività per concentrarci sull’assistenza ai feriti. Le operazioni non urgenti possono essere posticipate, fino a quando il bombardamento non termina o il chirurgo ha del tempo in più. Quando la situazione è più tranquilla, siamo in grado di monitorare i pazienti più a lungo, ma in situazioni come quella di adesso, siamo costretti a dimetterli un’ora o due dopo averli operati. I pazienti più vulnerabili sono quelli con ferite alla testa e con danni neurologici, il 70-80% di loro muore".
"Visitiamo - prosegue il medico - molte persone con ferite agli arti, ma spesso non possiamo fare niente per loro e siamo costretti ad amputare. C’è troppo poco tempo, e ci sono così pochi dottori, sale operatorie e medicine. Non abbiamo molte possibilità. Martedì una bomba è caduta a 20 metri di distanza dall’ospedale, ma per fortuna non ci ha colpito. Negli ultimi cinque mesi, siamo stati colpiti 5 volte: una a giugno, due a luglio e due a settembre. Ogni volta, chiudiamo per qualche giorno, per riparare le cose essenziali e pulire gli spazi ospedalieri, e poi riapriamo le porte".
"Francamente - afferma ancora il medico dell'ospedale di Aleppo - non si può fare granché per prepararsi a bombardamenti del genere. All’inizio della scorsa estate avevamo iniziato a scavare sotto l’ospedale, ma quando l’assedio è iniziato, non siamo più riusciti a reperire i materiali da costruzione e ci siamo dovuti fermare. Abbiamo iniziato a costruire un muro intorno all’ospedale, ma anche questo non siamo riusciti a finirlo".