Era il 1996 quando la pecora Dolly, il primo animale mai clonato nella storia, fece la sua comparsa sulla scena. Da allora uno dei temi più dibattuti è stato quello della sicurezza della carne di questi animali per la salute umana. Si può commercializzare senza legittime preoccupazioni? La risposta del Parlamento europeo è stato “NO” incondizionato. Che però ha visto opposti i governi Ue.
I negoziati sul regolamento che doveva stabilire le norme sui cosiddetti "nuovi alimenti” (cioè tutti quei prodotti ricavati da processi tecnologici di trasformazione dei cibi o che non hanno sono mai stati consumati prima in Europa) sono così naufragati nonostante il tentativo di arrivare a un compromesso. Il Parlamento Europeo, spiega infatti una
nota, era partito dalla posizione più estrema, considerando “necessario bandire in tutto il territorio europeo qualsiasi tipo di carne clonata, di suo derivato e di tecnologia utilizzata per il processo di clonazione”. Secondo quanto riferisce la nota dell’Europarlamento, il Consiglio e la Commissione europeo si trovano in gran parte d'accordo con queste posizioni, “ma avrebbero voluto autorizzare la circolazione dei prodotti derivati dalla prole di animali clonati”. Come ultimo compromesso, il Parlamento ha richiesto un'etichettatura obbligatoria di tali prodotti. Ma il Consiglio ha rifiutato anche questa opzione, sostenendo la necessità di etichette esplicative solo nel caso di carne fresca.
“È frustrante vedere che il Consiglio europeo non ascolta la voce dei cittadini”, hanno dichiarato il vice-presidente del Parlamento Gianni Pittella (PD, S&D) e la relatrice olandese Kartiga Liotard (Sinistra Unita) riferendosi a un sondaggio Eurobarometro del 2008 secondo il quale il 63% dei cittadini europei non comprerebbe prodotti derivati da bestiame clonato e il 61% ritiene che la clonazione sia moralmente inaccettabile. “Le misure che riguardano la prole degli animali clonati sono assolutamente indispensabili – hanno aggiunto i due europarlamentari - poiché i cloni hanno un valore commerciale solo per l'allevamento, non per la produzione alimentare. Nessun agricoltore spenderebbe mai 100.000 euro per un toro clonato solo per farne hamburger”.
Secondo l’Europarlamento, inoltre, occorrono anche studi più approfonditi sull'utilizzo di nanoingredienti e nanoadditivi negli alimenti. Secondo gli eurodeputati, tutto il cibo "micromodificato" dovrebbe essere adeguatamente etichettato.
Cosa succedere allora? Resterà in vigore il Regolamento adottato nel 1997, spiega la nota dell'Europarlamento, in cui si prevede l’'autorizzazione obbligatoria per la vendita di alimenti ottenuti da animali clonati, ma non per la loro prole. “Tuttavia, al momento – sottolinea l’Europarlamento - non c'è stata alcuna richiesta per la commercializzazione di questo tipo di carne”.