Tra il serio e il faceto, i chimici italiani celebrano a modo loro la festa degli innamorati e spiegano come l’amore sia tutta questione di chimica. I colpi di fulmine, riferisce il Consiglio nazionale dei chimici, sono associati ad alte quantità di ormoni in circolo. L’attrazione è solo una questione di ferormoni. La passione erotica in un uomo è legata alla sua produzione di testosterone. E fino a qui nulla di nuovo. Ma ora i chimici affermano che anche l’amore romantico non è frutto di un moto dell’anima, ma è un prodotto della chimica. Ci si trasforma negli innamorati di Peynet solo se salgono dopamina e norepinefrina, e scende la serotonina. E soprattutto se entra in scena a feniletilamina, una molecola che rilasciando dopamina è in grado di dare effetti simili a quelli delle anfetamenine. In sostanza, l’intenso desiderio che si prova per il tuo Lui o la tua Lei, il bisogno spasmodico di sentirsi incessantemente, incontrarsi continuamente, è tutto merito o colpa di questo neurotrasmettitore. Peccato che, secondo gli esperti, questa fase non duri per sempre. E la chimica mette il naso anche nella predisposizione all’essere più o meno fedeli: l’ossitocina favorisce nelle donne l’attaccamento al proprio partner, mentre la vasopressina svolge nell’uomo un ruolo di sereno appagamento.
“Il fatto che la chimica sia così importante in tutti gli aspetti della nostra vita, compresi quelli più intimi come l’amore e la fedeltà – ha detto Armando Zingales, Presidente del Consiglio nazionale dei Chimici – non deve stupirci né disorientarci. Perché non c’è vita senza chimica e la qualità della vita dipende dalla chimica stessa”.
Di fronte a tutto ciò resta quindi solo una questione sul tappeto: se la chimica ci ha donato la famosa “pillola blu” a quando la pillola per rimanere eternamente innamorati?

E.M.
 

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